Progettazione

Prevenzione incendi, dal 7 luglio cambiano le regole per facciate e coperture: ecco come scegliere i materiali

Applicazione su ristrutturazioni e nuovi edifici. Attenzione focalizzata su isolanti e cappotti termici

di Mariagrazia Barletta

Dal prossimo 7 luglio saranno in vigore le nuove norme che detteranno i requisiti di sicurezza antincendio delle facciate e delle coperture degli edifici civili (ospedali, scuole, residenze, alberghi, uffici, attività commerciali, etc…). Tante le innovazioni rispetto alle disposizioni attuali, che necessariamente influenzeranno la scelta dei materiali, soprattutto di isolanti e "cappotti" termici. La nuova norma si applicherà sia in attività esistenti che di nuova realizzazione ogniqualvolta la progettazione sarà eseguita utilizzando il Codice di prevenzione incendi (Dm 3 agosto 2015). E, non appena sarà in vigore la regola tecnica del Codice sugli edifici di civile abitazione (sarà a breve pubblicata in Gazzetta ufficiale), la nuova norma sarà estesa anche ai condomìni progettati con il Codice. Le misure contenute nella Regola tecnica verticale (Rtv) sulle chiusure d'ambito è bene considerarle da subito, in quanto l'altro riferimento per la sicurezza antincendio delle facciate, ossia la guida tecnica redatta dai Vigili del Fuoco nel 2013, sarà aggiornata e allineata alle indicazioni della nuova Rtv. Eseguita la revisione, la guida tecnica diventerà anch'essa cogente e si potrà utilizzare per le attività sottosoglia e in abbinamento alle regole tecniche tradizionali. Dunque, si avranno due riferimenti cogenti e alternativi per progettare la sicurezza di facciate e coperture, da rispettare obbligatoriamente anche in caso di interventi di efficientamento sull'esistente, compresi quelli agevolati attraverso i cosiddetti ecobonus e superbonus. Dalla nuova norma derivano prescrizioni più severe anche per gli isolanti e i cosiddetti "cappotti", per i quali si richiede una scelta ponderata da inquadrare all'interno di una progettazione antincendio per niente semplice.

Reazione al fuoco degli isolanti, cosa richiede la nuova normativa
La prima innovazione apportata dalla Rtv è l'introduzione di misure calibrate in funzione dell'altezza antincendio dell'edificio, del numero di occupanti e dell'eventuale presenza di persone riceventi cure mediche. Semplificando, le prescrizioni per la sicurezza di facciate e coperture diventano più severe con la crescita del numero dei piani. Inoltre, anche in presenza di altezze contenute entro i 12 m, bisogna mettere in atto importanti accorgimenti se si oltrepassa la soglia dei 300 occupanti e nel caso ci siano persone che ricevono cure mediche, come negli ospedali. Bisogna inoltre prestare attenzione anche alla presenza di piani interrati: se la relativa quota è inferiore a -1 metro, anche se l'edificio ha quota dei piani entro i 12 m, scattano prescrizioni precise per la sicurezza delle chiusure d'ambito e anche per la reazione al fuoco dell'isolamento termico.

La Rtv fornisce indicazioni importanti per la scelta delle caratteristiche di isolanti termici e sistemi a "cappotto" Etics testati e commercializzati come Kit, ossia formati da componenti distinti da assemblare per essere installati nelle opere da costruzione. In particolare, isolanti e sistemi a "cappotto" devono rispondere a precisi requisiti di reazione al fuoco. Ad esclusione delle fasce attorno alle bucature e alla zoccolatura, per le quali la classe minima doveva essere la "B-s3-d0", la vecchia circolare del 2013 consente l'utilizzo di isolanti di classe "C,s3-d2" se protetti con materiali di classe "A2" o addirittura di classe "E" se ricoperti con materiali di classe almeno "A1" e di spessore non inferiore a 15mm. La nuova Rtv diventa più severa e, al di sopra dei 24 metri di quota dei piani, esclude classi prima consentite.

La nuova norma prescrive l'utilizzo di isolanti protetti, cappotti in kit o Etics di classe almeno pari alla "C, s2, d0" se la massima quota dei piani supera i 24 metri e "D, s2-d0" per quote dei piani superiori a 12 e fino a 24 m. Per isolanti in vista, la classe minima è la "A2, s1-d0" per quote superiori a 24 m e "B-s2, d0" nel range 12-24m. Ma, la maggiore novità sta nell'aver previsto la realizzazione di fasce di separazione che funzionino da barriera antincendio rispondenti a precisi requisiti, non solo per la resistenza, ma anche per la reazione al fuoco. Più nel dettaglio, superati i 12 metri (si fa riferimento alla quota dei piani) e anche in presenza di piani a quota inferiore a -1m, bisogna utilizzare rivestimenti di facciata che vadano a costituire delle fasce concepite e realizzate per ritardare o scongiurare la propagazione del fuoco attraverso le chiusure verticali o orizzontali. Stesso onere se, indipendentemente dall'altezza dell'edificio, si supera la soglia dei 300 occupanti.

Attenzione alle fasce di separazione
Le fasce di separazione, di sviluppo pari ad almeno un metro, vanno realizzate con materiale di classe "A1" o "A2, s1-d0" di reazione al fuoco e devono essere predisposte in corrispondenza della proiezione, sulle chiusure, di muri verticali e dei solai, con funzione di compartimentazione. Ovviamente, anche gli isolanti contenuti in queste fasce devono rispondere a più severi requisiti. Dunque, se la classe "B", consentita al di fuori delle fasce di separazione, è raggiungibile facilmente nei sistemi Etics, non vale lo stesso per le fasce con funzione di barriera, per le quali si richiede la massima prestazione di reazione al fuoco. Le classi "A1" e "A2, s1-d0" sono generalmente raggiungibili con le fibre minerali, come la lana di roccia e la lana di vetro.

Al di sotto dei 12 metri la scelta dei materiali va comunque ponderata
La nuova norma contiene anche un altro elemento di innovazione da non trascurare e che inevitabilmente deve condizionare la scelta dei materiali isolanti. La Rtv riserva alcune attenzioni anche agli edifici civili con quote di tutti i piani comprese tra -1 e 12 metri (con affollamento complessivo non superiore a 300 occupanti e privi di compartimenti con persone che ricevono cure mediche). Le linee guida del 2013 non individuavano alcuna misura in tale range, ora, invece, non solo si consiglia di utilizzare materiali almeno del gruppo "Gm3" e dunque isolanti protetti di almeno classe "E" ed isolanti in vista di classe "B,s3, d0", ma si raccomanda anche di scegliere i materiali di rivestimento delle facciate, isolanti compresi, sulla base della valutazione del rischio incendio. Dunque, anche la di sotto dei 12 metri, il rischio va valutato e lo si fa considerando i tre obiettivi fondamentali, gli stessi già menzionati nella guida tecnica del 2013 e nel Dm 25 gennaio 2019 sulla sicurezza degli edifici di civile abitazione. I tre obiettivi sono: evitare che un incendio verificatosi all'interno dell'edificio possa propagarsi attraverso le facciate o la copertura; contenere il rischio di propagazione del fuoco dall'esterno verso l'interno dell'edificio tramite le chiusure d'ambito; scongiurare che la facciata possa disgregarsi o perdere frammenti sotto l'azione del fuoco o del calore andando a compromettere l'esodo o le operazioni dei soccorritori.

La valutazione del rischio è sempre basilare
Le nuove norme fanno parte del Codice di prevenzione incendi e dunque inevitabilmente ne seguono i principi. E, uno dei principi cardine del Codice è che le strategie antincendio scaturiscono innanzitutto dalla valutazione del rischio e devono sempre tener ben presenti gli obiettivi primari: sicurezza della vita umana, incolumità delle persone e tutela dei beni e dell'ambiente. La valutazione del rischio d'incendio rappresenta, nel caso delle chiusure d'ambito, un'analisi delle peculiarità delle stesse, finalizzata all'individuazione delle più severe ma credibili ipotesi d'incendio e delle corrispondenti conseguenze per gli occupanti, i beni e l'ambiente. Tale analisi consente al progettista di implementare e, se necessario, integrare le soluzioni progettuali previste dalla normativa. Infine, va sempre ricordato che secondo il Codice «il progettista assume piena responsabilità in merito alla valutazione del rischio d'incendio riportata nella documentazione progettuale relativa all'attività». Già da ciò si comprende come, al di là delle indicazioni date dalla norma, anche per la scelta dei materiali e per tutti gli accorgimenti da mettere in atto, la valutazione del professionista esperto che conosce la chimica e la fisica dell'incendio e sa riconoscere materiali potenzialmente pericolosi, è fondamentale. Va anche considerato che per le facciate più complesse, come quelle ventilate o connotate architettonicamente, per verificare che effettivamente un progetto sia ben fatto necessariamente si ricorrerà alle prove sperimentali e ad una progettazione integrata in cui l'esperto di antincendio siede al tavolo con gli altri progettisti.

Cappotti: meglio i sistemi Etics certificati
I sistemi Etics (acronimo di External thermal insulation composite system) sono sistemi a "cappotto" testati come kit, ossia considerando tutti i diversi materiali che lo compongono. Per i sistemi a "cappotto" non esiste ancora una norma armonizzata, per cui non vi è l'obbligo di marcatura Ce. È comunque importante scegliere sistemi certificati secondo specifiche tecniche. Difatti, il fabbricante che intende dichiarare le prestazioni del suo "cappotto" può iniziare un percorso di certificazione volontaria e quindi ricorrere alla valutazione tecnica europea (Eta). Il certificato Eta è un documento di natura volontaria contenente le prestazioni delle caratteristiche essenziali di un prodotto da costruzione ed è importante perché permette, nel caso specifico, di conoscere le proprietà del kit le cui qualità sono certificate. L'ottenimento dell'Eta consente poi di arrivare al traguardo della marcatura Ce che, come si diceva, è volontaria per i sistemi a "cappotto". Più nel dettaglio, l'Eta è rilasciato da organismi di valutazione tecnica (Tab) rispondenti a precisi requisiti stabiliti dal regolamento Cpr (305 del 2011), sulla base di una specifica tecnica armonizzata detta documento per la valutazione europea (Ead).

L'Ead individua i requisiti che deve avere il prodotto, i metodi di prova per testarne le prestazioni, nonché le procedure per il controllo della produzione e per la marcatura Ce. Nell'Eta si trovano anche indicazioni sulla composizione del sistema e sulla relativa reazione al fuoco (secondo norma En 13501-1). Con l'Eta il produttore può ottenere la marcatura Ce accompagnata dalla dichiarazione di prestazione del prodotto (Dop) contenente le informazioni sulle caratteristiche essenziali del prodotto. Dunque, scegliere sistemi sottoposti alle certificazioni volontarie è fondamentale per una scelta consapevole dei prodotti e per rispondere alle richieste della normativa. «Nel caso in cui la funzione isolante della facciata è garantita da elementi che compongono un kit, la classe di reazione al fuoco è riferita al kit nelle sue condizioni finali di esercizio e considerando il materiale di rivestimento», si precisa nella nuova Rtv. Ovviamente la corretta posa del sistema Etics è fondamentale, ad esempio, se si sostituisce un componente (ad esempio viene cambiata la tipologia di finitura) le prestazioni dichiarate non sono più garantite.

Attenzione ai punti sensibili
La corretta progettazione e posa in opera degli isolanti e dei "cappotti" è fondamentale. Ci sono punti delicati anche nelle facciate più semplici. Ci sono dei punti sensibili che se non ben trattati possono favorire la propagazione dell'incendio. Ne sono un esempio i bordi superiori di finestre e porte-finestre e i cassonetti per gli avvolgibili. Delicati anche i passaggi tra isolanti delle fasce di separazione e quelli che avvolgono le restanti parti delle facciate. È bene in tali punti evitare che l'intonaco possa facilmente creparsi a causa delle sollecitazioni e delle alte temperature provocate da un incendio. Massima attenzione va prestata anche alle parti delle facciate poste in prossimità di quantità significative di materiali combustibili, come i contenitori di rifiuti o le aree in cui è consentito il parcheggio di veicoli. In tal caso, la pelle dell'edificio deve avere aree di idonee resistenza e reazione al fuoco. Gli strati che compongono la chiusura devono anche in questo caso presentare reazione al fuoco almeno pari a "A2,s1-d0", avere uno o più elementi costruttivi di resistenza al fuoco E30-ef (o-i) o, se portanti, Re30-ef (o-i) e prevedere fasce di separazione. Stesse caratteristiche anche per le porzioni di chiusura su cui sono installati impianti di produzione di energia. Dunque, a dettare le caratteristiche di resistenza e reazione al fuoco non sono più solo gli impianti fotovoltaici, ma anche quelli di produzione del calore e di condizionamento.

Le prove sperimentali: utilizzabili le norme tedesche e britanniche
Che le prove eseguite su campioni di dimensioni ridotte per valutare le prestazioni dei materiali utilizzati nei sistemi facciata siano superate, è ormai opinione diffusa o meglio una certezza, in quanto non tengono conto dell'estensione del materiale sulla facciata stessa. Molti Paesi hanno adottato test su larga scala, utilizzando metodologie differenti. Si lavora in Europa da tempo per giungere ad un'armonizzazione della normativa sulle prove da effettuare per testare il comportamento al fuoco delle facciate. Ecco allora che la Rtv sulle chiusure d'ambito ha previsto l'emanazione di un nuovo provvedimento che individui i metodi di prova utilizzati da altri Stati dell'Ue da impiegare anche in Italia finché non si giungerà all'attesa ed auspicabile armonizzazione di idonei metodi di prova per i sistemi di facciata. Il provvedimento è stato approvato durante l'ultima riunione di aprile del Comitato centrale tecnico scientifico dei Vigili del Fuoco. La relativa bozza individua i metodi di prova delle norme Bs 8414 (britanniche) e Din 4102-20 (tedesche) come utile riferimento per la valutazione sperimentale dei requisiti di sicurezza antincendio dei sistemi che vanno a costituire le facciate degli edifici civili.

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