Imprese

Appalti, al Sud tempi più lunghi del 21-22% rispetto al Nord

Con i ritardi nelle opere a rischio l'obiettivo Pnrr della coesione territoriale

di Gianni Trovati

La latitudine si rivela una variabile determinante anche per la durata degli appalti italiani. In un quadro che ancora una volta condanna le regioni meridionali, dove la realizzazione delle opere pubbliche impiega in media un tempo superiore del 22% di quella registrata a Nordovest e del 21% quando il paragone è fatto con il Nordest. La conferma del ruolo cruciale della geografia arriva dal confronto con le regioni del Centro; in questo caso la durata extra delle opere meridionali si riduce al 6 per cento. I dati arrivano dalla documentazione presentata ieri mattina dall'Ufficio parlamentare di bilancio nell'audizione alla bicamerale sul federalismo fiscale.

E sono il frutto di un'indagine a tappeto sugli appalti realizzati fra 2007 e 2021 condotta insieme all'Irpet, l'Istituto per la programmazione economica della Toscana che rappresenta uno dei centri di eccellenza dell'analisi economica territoriale in Italia. I risultati, che saranno dettagliati in una pubblicazione Irpet-Upb, non hanno solo un valore statistico. Ma nella lettura offerta dall'Autorità parlamentare dei conti accendono una spia ulteriore sulle possibilità di raggiungere una delle ragioni fondanti del Pnrr, la riduzione dei divari fra Nord e Sud.Dal tentativo di mettere sotto chiave questo «obiettivo trasversale del Piano» nasce la clausola che riserva al Mezzogiorno 86 miliardi, il 40% dei 222,1 movimentati dal Recovery comunitario e dal Fondo complementare domestico. Ma anche questo vincolo rischia secondo l'Upb di produrre effetti collaterali non banali.

Nel suo complesso la clausola è rispettata, perché a Sud è indirizzato il 40,8% dei fondi totali, nonostante le due eccezioni rappresentate dai ministeri di Sviluppo economico (titolare di misure per tutto il territorio nazionale con procedure a bando) e Turismo che fermano le risorse meridionali rispettivamente al 24,8% e al 28,6%. Ma i diversi meccanismi chiamati ad attuare la clausola rischiano di creare più di un problema, dettagliato nel documento presentato dalla presidente dell'Upb Lilia Cavallari. Perché in alcuni casi i progetti elaborati dai territori meridionali si tengono lontani dal livello di risorse disponibili, come accaduto nel bando per l'economia circolare e in quello degli asili nido, oggetto di una proroga doppia per provare a raggiungere il plafond. Ma anche quando il bacino dei fondi viene riempito l'integrazione fra l'obiettivo territoriale e i bisogni specifici dei singoli enti non è semplice, con il rischio per esempio di assegnare i fondi per gli asili ai Comuni che si trovano in una Regione in difficoltà ma hanno comunque un'offerta di partenza maggiore rispetto a molti loro vicini. Le contromisure poggiano prima di tutto sulla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni, finalmente avviata dalla legge di bilancio, e dal rafforzamento amministrativo. Ma è un percorso appena iniziato.

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