Fisco e contabilità

Comuni, salta la salva-bilanci - Proroga sine die per preventivi e consuntivi

Congelati preventivi e rendiconti. Il paracadute rispunterà in Parlamento

di Gianni Trovati

Il salva-bilanci di Comuni e Province inciampa alla vigilia del consiglio dei ministri sul decreto sostegni-bis. Per evitare il rischio dissesto di oltre 800 enti locali, il governo lavora allora a una proroga al momento sine die dei bilanci, che sarebbero da approvare entro la fine del mese. La scadenza, come spiegato dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ieri in una riunione straordinaria della Conferenza Unificata, fisserebbe il nuovo termine a un mese dall’approvazione di un salvagente che oggi appare tutto da costruire. In pratica, ipotizzando il ripescaggio in conversione di una versione rivista del salva-bilanci naufragato ieri, la proroga fisserebbe il nuovo termine intorno a Ferragosto. Un caos, non esattamente il presupposto migliore per l’avvio della corsa all’attuazione del Recovery.

La nuova tempesta sui conti locali ha un’oscura genesi tecnica e una nitida ricaduta politica. Il problema nasce dall’illegittimità costituzionale (sentenza 80/2021 della Consulta) della norma che permetteva di coprire in 30 anni il deficit generato dai vecchi prestiti statali per pagare i fornitori delle Pa. La bocciatura impone di ripianare quel deficit in tempi ordinari, tre anni o comunque entro la fine dei mandati amministrativi. Tradotto in euro, significa gonfiare la rata annuale da 190 milioni a 1,4 miliardi circa. E far saltare il banco in circa 800 dei 1.400 enti locali interessati. Tra questi ci sono Torino, Napoli (dove il rischio dissesto è multiplo; si veda pagina 11), Lecce e tanti Comuni medi e piccoli. Per i Comuni in deficit strutturale arriva un rifinanziamento da 500 milioni, che servono però a coprire gli altri problemi di questi enti.

Per evitare la catena dei dissesti, il governo ha studiato una norma ponte che lasciasse chiudere i bilanci al netto della sentenza, e un meccanismo per far rientrare il deficit nelle voci coperte dalla riforma della contabilità del 2015. Perché quella riforma, che ha imposto agli enti di cancellare dai bilanci le entrate impossibili da incassare, aveva offerto 30 anni per ripianare i buchi prodotti da quella pulizia.

L’idea di rimettere sul tavolo il calendario lungo appena stracciato dalla Consulta ha però trovato fredda la Ragioneria e Palazzo Chigi. Dovrebbe essere riproposta in Parlamento, dove sull’esigenza di «salvare» i Comuni si è formato un coro quasi unanime.

Il terreno è reso però scivoloso dal fatto che la norma bocciata dalla Consulta nasceva per rimediare a una prima illegittimità costituzionale sullo stesso tema. «Prima di violare per la terza volta una sentenza della Corte la politica ci pensi bene - ribatte da Italia Viva Luigi Marattin con Gennaro Migliore (candidato sindaco a Napoli) e Ciro Bonajuto (sindaco di Ercolano). La ricetta alternativa di Iv è quella di rafforzare la riscossione delle entrate, con la Tari nella bolletta elettrica e il bollettino precompilato per l’Imu. Proposte che nel 2018 erano state avanzate anche dalla Lega, al governo con M5S, che però si era scontrata con il «no» dei gestori dei servizi elettrici.

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