Abusi, tocca al Comune provare la legittimità dell'ordine di demolizione di interventi risalenti nel tempo
Tar Sardegna: se l'ente fornisce elementi "incerti" in ordine alla presumibile data della realizzazione del manufatto
È compito dell'amministrazione che dispone la demolizione delle opere considerate abusive, dimostrare in maniera adeguata la propria pretesa demolitoria, soprattutto in presenza di interventi risalenti a diversi decenni. Con questa motivazione il Tar di Cagliari, nella sentenza n. 655/2022, ha accolto il ricorso di un cittadino cui il Comune aveva ingiunto di demolirne un'opera realizzata alla fine degli anni 50 ma acquistata solo tre anni fa dal ricorrente.
La vicenda è iniziata quando l'uomo, proprietario di un immobile (comprato ne 2017) sito al secondo piano di un edificio al centro di Cagliari, ha acquistato (nel 2019) un locale di sgombero di 11 metri quadrati al piano superiore. C'è stata poi la richiesta di accertamento di conformità per «opere realizzate nel predetto immobile in parziale difformità al permesso di costruire, con variazioni essenziali». La controversia ruota attorno alla copertura che, negli elaborati del 1958 «sarebbe stata indicata come terrazza ma nel 1959 è stato realizzato un tetto a due falde e sottotetto».
Nel ricorso del proprietario i lavori di «realizzazione del tetto e del sottotetto erano stati contestuali a quelli del "secondo piano alto", allo scopo di una maggiore protezione dalle intemperie, ed erano stati ultimati nel mese di novembre 1960». Dal Comune, nel 2020 è partito il procedimento interdittivo. «Malgrado la presentazione di osservazioni da parte del tecnico del ricorrente il Comune di Cagliari - ricostruisce il dispositivo -, col provvedimento impugnato, rigettava definitivamente la domanda di accertamento di conformità e richiedeva l'immediato ripristino dello stato dei luoghi». Quindi ricorso al Tar in cui c'è la produzione di memorie e documenti e l'intervento di una perizia giurata, non si riesce a dirimere la questione relativa alla presenza della copertura già dagli anni '60.
Per giustificare il provvedimento l'amministrazione comunale ha fa riferimento alla dotazione fotografica in cui si evince che nel 1963 la copertura non ci sarebbe stata. «Neanche l'esito degli accurati approfondimenti svolti dal verificatore hanno tuttavia consentito, attraverso l'esame della documentazione fotografica posta dal Comune a fondamento del provvedimento reiettivo, una decisiva collocazione temporale dell'intervento». Per il verificatore inoltre «è presumibile che le opere oggetto della causa furono eseguite tra la procedura per il rilascio dell'Autorizzazione ad Abitare (che si può far risalire alla prima metà del 1963) e la data dell'Accatastamento (ottobre – dicembre 1963)».
Per i giudici «malgrado l'approfondita attività istruttoria svolta la formula dubitativa utilizzata dallo stesso verificatore induce a rendere priva di certo fondamento l'affermazione del Comune, come detto basata esclusivamente sul dato fotografico, in ordine alla data di realizzazione dell'intervento». E pur sottolineando che « il consolidato orientamento giurisprudenziale, condiviso più volte dal Tribunale, secondo il quale, in linea di massima, in materia di procedimenti di sanatoria la prova in ordine alla data di realizzazione dei lavori abusivi incombe sul privato istante» i magistrati amministrativi rimarcano che «questa stessa opinione giurisprudenziale ammette un temperamento secondo ragionevolezza nel caso in cui, il privato da un lato porti a sostegno della propria tesi sulla realizzazione dell'intervento prima di una certa data elementi non implausibili (aerofotogrammetrie, dichiarazioni sostitutive di edificazione, atti notarili) e, dall'altro, il Comune fornisca elementi "incerti" in ordine alla presumibile data della realizzazione del manufatto privo di titolo edilizio».
Per i giudici che hanno accolto il ricorso «si rientra dunque in uno di quei casi in cui incombe sull'autorità che adotta l'ingiunzione di demolizione l'onere di comprovare in maniera adeguata la propria pretesa demolitoria, soprattutto in presenza di interventi – come quello di specie - risalenti a circa sessant'anni fa, collocati in un contesto urbanistico già ampiamente urbanizzato e ormai consolidati nel tessuto del territorio comunale».