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Aldo Isi (ad Anas): Mille ponti sorvegliati da sensori, manutenzione di tipo industriale

L'amministratore delegato di Anas annuncia due gare per 83 milioni e racconta la sua parte del piano Fs: 50 miliardi di lavori, 233 nuove opere (26 a breve)

di Giorgio Santilli

«Le due gare che pubblichiamo oggi per un valore totale di quasi 83 milioni sono parte di un pacchetto di cinque gare, che concluderemo entro metà novembre e che, con 275 milioni di investimento finanziati dal fondo complementare al Pnrr, porteranno a un sistema di monitoraggio svolto tramite sensori localizzati su mille ponti e viadotti stradali in questa fase, per poi arrivare a cinquemila sui 18mila totali esistenti, come prevede il nostro piano industriale decennale. È l'inizio di quella che chiamo la manutenzione industriale delle strade, la manutenzione predittiva, basata sulla capacità di raccolta e analisi sistematica dei dati sulla salute di una infrastruttura: un cambiamento radicale e anche l'unico approccio che in futuro ci possa garantire manutenzione e sicurezza per una rete vastissima di 32mila chilometri di strade». Aldo Isi, amministratore delegato e direttore generale di Anas dal 23 dicembre 2021, parla per la prima volta in una intervista a un giornale e lo fa partendo dal lavoro concreto che Anas, azienda del gruppo Fs, sta facendo sulla manutenzione e sugli investimenti, in attuazione del grande piano industriale Fs 2022-2031. Di quel piano Anas realizza 50 dei 190 miliardi previsti.

Ingegner Isi, quanto investirete quest'anno?
Nel 2022 è prevista una spesa lorda di 2,5 miliardi che diventa di 2,1 miliardi al netto dei ribassi di gara.

Avete mantenuto gli obiettivi, nonostante la fase di forte turbolenza dovuta ai rincari di materiali ed energia?
Stiamo recuperando rapidamente e contiamo di rispettare gli obiettivi.

Come è andata, quest'anno?
Dopo febbraio e poi con l'inizio della guerra, abbiamo avuto problemi seri per circa quattro mesi, fino a maggio, proprio nell'approvvigionamento dei materiali, a partire dall'acciaio e dal bitume. Da giugno, però, grazie anche all'adeguamento dei nostri prezzi, che abbiamo fatto con ben due aggiornamenti dei listini, c'è stata una ripresa che poi è andata accelerando. I nostri fornitori hanno potuto nuovamente ricevere i materiali necessari a portare avanti gli appalti.

Quanti cantieri avete in corso?
Abbiamo in corso circa 1.200 cantieri di manutenzioni e 65 cantieri di nuove opere per un valore di investimento di circa 9 miliardi. Abbiamo anche in avvio altri 26 interventi di nuove opere per 4 miliardi di investimento.

Quanto pensate di spendere per la manutenzione?
Prevediamo di spendere circa un miliardo. La manutenzione predittiva aprirà un'altra era, ma non dimentichiamo che fino al 2013 questa azienda non poteva programmare la manutenzione, ma interveniva in via di necessità. Poi, grazie alle norme che sono cambiate, al contratto di programma pluriennale di investimento, è partita la manutenzione programmata. La manutenzione predittiva è l'ulteriore evoluzione, su scala industriale, per offrire una maggiore sicurezza delle nostre infrastrutture stradali.

Come funzionerà?
Ponti e viadotti saranno dotati di sensori che raccoglieranno dati sulla salute dell'opera d'arte e, attraverso una rete di collegamento, li trasmetteranno a una torre di controllo, dove si svolgono le analisi dei dati. Abbiamo già trenta ponti su cui stiamo sperimentando questi sistemi. In prospettiva questi sensori potranno raccogliere anche dati diversi da quelli sulla statica infrastrutturale. Per esempio dati metereologici per prevedere fenomeni particolarmente gravi per la gestione delle infrastrutture, come possono essere le bombe d'acqua, oppure per monitorare particolari flussi di traffico o ricevere informazioni aggiuntive sui passaggi di carichi eccezionali.

Torniamo al piano industriale. Come sono ripartiti gli investimenti fra manutenzioni e nuove opere?
Cinquanta e cinquanta. La nostra spesa complessiva, compresa la manutenzione straordinaria, crescerà fino al 2026-2028, anni in cui dovremo stare fra 6 e 6,2 miliardi di euro annui. Per le nuove opere sono previsti 233 interventi per un investimento di 57 miliardi circa.

Il piano industriale Fs porta anche con sé la costituzione del polo infrastrutture di cui voi fate parte insieme a Rfi, Italferr e altre società. Qual è l'obiettivo?
Portare efficienza nella catena della progettazione e nella realizzazione degli investimenti, condividendo le pratiche migliori specifiche delle diverse società del polo e i processi organizzativi.

Due sono i problemi che Anas si porta dietro da tempo: progettazione e applicazione del codice appalti integrale, non nella versione dei settori speciali che invece facilita la vita a Rfi e Italferr. Pensate di risolverli attraverso questo polo?
A questo lavoriamo, in effetti. I decreti legge dei mesi scorsi ci hanno concesso di lavorare con le semplificazioni che anche le altre società del gruppo possono usare, per esempio gli appalti integrati, e i risultati si cominciano a vedere. Ma questo periodo straordinario va portato a regime.

Che fine ha fatto il progetto di spin off dei raccordi autostradali da trasferire a una società del Mef?
Aspettiamo l'attuazione del decreto infrastrutture e le relative norme di applicazione.

Il grande sforzo dei prossimi anni avrà un riflesso anche sull'occupazione e sulla difficoltà a reperire personale formato. Come va per voi?
Prevediamo di assumere circa tremila persone, in orizzonte di piano, che porteranno l'organico Anas a diecimila persone. È bello che il mondo delle infrastrutture possa dare questo contributo allo sviluppo del Paese e del lavoro. C'è però, molto forte, la difficoltà che dice lei. Dobbiamo fare uno sforzo di formazione con scuole edili e università, se vogliamo evitare, come già accade, di contenderci tutti le stesse risorse.

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