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Anac al Parlamento: L'abuso d'ufficio va rivisto, non cancellato

I rilievi dell'Authority guidata da Giuseppe Busia per la Commissione giustizia della Camera: «Vuoto normativo e contro il diritto internazionale, meglio riformare»

di Flavia Landolfi

Si schiera contro l'abolizione del reato di abuso di ufficio, ma è invece favorevole a una sua rivisitazione in chiave più garantista l'Authority anticorruzione guidata da Giuseppe Busia. E mette nero su bianco la necessità di un «adeguato bilanciamento» tra le esigenze di stringere il campo, e limitare «una eccessiva estensione del sindacato penale» ai danni dei funzionari pubblici, sindaci in testa, «permettendo al tempo stesso di assicurare perseguibilità anche in sede penale di quelle condotte lesive dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione non coperte da altre previsioni di legge». Nel dibattito infuocato intorno all'ipotesi di cancellare con un tratto di penna il reato, l'Anac entra dalla porta principale con un documento inviato ieri in Commissione Giustizia di Montecitorio che mette in fila dati e ragionamenti intorno al dibattito sull'abuso di ufficio al centro di diverse proposte di legge, quasi tutte a firma di Forza Italia. In realtà la partita potrebbe essere già chiusa con un accordo politico della maggioranza che vira verso la cancellazione del reato. Ma in attesa del "pacchetto giustizia" atteso a stretto giro in Consiglio dei ministri, la temperatura non accenna ad abbassarsi tra contrari e favorevoli alla soppressione.

E per Anac la soluzione sta nel mezzo, visto che cancellare la fattispecie o depotenziarla è un'opzione da evitare. Le quattro proposte di legge all'esame della Camera - obietta l'Anac - «intervengono con lo scopo di limitare l'effetto delle cosiddette paura della firma o della burocrazia difensiva». Ma secondo l'Authority metterebbero «in secondo piano l'analisi della norma come strumento necessario per contrastare l'illegalità presente nella pubblica amministrazione, accanto alle più gravi fattispecie penali come il reato di corruzione o peculato». Le osservazioni di undici pagine inviate ai deputati contengono anche i dati emersi nel corso del dibattito pubblico intorno alle dinamiche giudiziarie che, secondo alcuni, rendono l'abuso di ufficio un reato zoppicante sotto il profilo della certezza del diritto: nel 2022 si registra l'archiviazione di circa l'80% dei procedimenti avviati. Si fa riferimento anche alla «riduzione del 40% circa del numero dei procedimenti iscritti». Infine un ultimo dato «evidenzia lo scarso numero di condanne e patteggiamenti a fronte del numero elevato di assoluzioni e di non luoghi a procedere». Ma secondo Anac, la lettura di questi elementi deve essere altrettanto «complessa» e indica nello «strumento di tutela penale il «meccanismo più congeniale» per il cittadino «che ritenga di aver subito un abuso da parte dell'amministrazione».

Secondo l'Anticorruzione poi l'alto numero di archiviazioni dimostra che il filtro del giudice penale funziona. Tirare via dall'ordinamento questo tipo di reato si porrebbe poi in contrasto - secondo Anac - con il diritto europeo e con i trattati in violazione, per esempio, della Convenzione sulla corruzione del 1999 creando quindi «una posizione di difformità rispetto alle previsioni delle Carte internazionali». Non solo: per l'Authority si tratta di un «reato di chiusura, idoneo ad assicurare una copertura penale a fatti non perseguibili da altre fattispecie» e anche «un reato-spia di ulteriori comportamenti criminosi». L'Autorità non nega però che intorno all'abuso di ufficio esista un problema di garanzie, motivo per cui «appare ragionevole - concede - perseguire l'obiettivo di una più rigorosa tipizzazione della fattispecie mediante una ancora più puntuale delimitazione dell'ambito applicativo rispetto all'intervento legislativo del 2020». Stessa prudenza, suggeriscono le osservazioni inviate alla Camera, dovrebbe investire il reato di traffico di influenze. Per il quale «si ritiene condivisibile una riforma che sia tesa a una più puntuale definizione dell'ambito di applicazione». Ma attenzione, dice l'Authority, a restringerne troppo il campo di intervento.

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