Il CommentoFisco e contabilità

Bilanci, attenzione ai flussi di cassa per sostenere politiche di gestione ordinaria di rientro

di Ettore Jorio

Quasi un miliardo di incremento del debito pubblico al giorno (per l'esattezza poco più di 900 milioni). É quanto ha registrato Bankitalia nel mese di ottobre 2022 (27 miliardi in più del mese precedente), seppure con sei miliardi in meno nel mese successivo. Un temutissimo record ottenuto dal nostro Paese. Occorre davvero fermarsi a pensare, prima di ripartire come solito. Come se nulla fosse accaduto.

Certo, c'è stato il Covid, ma questo non vale una cifra simile di aumento delle passività consolidate della Repubblica. Ovviamente, il pensare non è sufficiente. Così come non sarà sufficiente il supporre di sostituire Tizio con Caio al e nel Governo. Necessita cambiare metodo e strategie gestorie, soprattutto nel sistema autonomistico territoriale e sue appendici improduttive, causa rispettivamente di paurosi disavanzi di amministrazione e di deficit patrimoniali fallimentari. Il tutto a fronte di una caduta vertiginosa di servizi pubblici.

Il cambio di passo senza il quale …
Regioni, Città Metropolitane, Province (che si farebbe bene a cancellare dall'ordinamento piuttosto che potenziarle!) e Comuni hanno bisogno di decisori che sappiano tenere fermo il timone. Nel pugno. Specie allorquando già vittime sacrificali di un bilancio consolidato stressato e mantenuto in piedi con le solite alchimie. Stessa cosa per le società partecipate.
Il bilancio consolidato di un ente territoriale è cosa super complessa perché rendicontativa di saldi – comprensivi per le Regioni di una sanità con i conti soventemente gestiti in un colabrodo – espressione anche di una situazione economico-patrimoniale delle cosiddette partecipate mantenute in piedi quasi sempre con il vinavil. Ciò senza contare delle politiche clientelari che affliggono culturalmente le autonomie, attraverso difetti di governance portati ad accelerare assunzioni non pesate sul fabbisogno specifico, da novellarsi peraltro radicalmente sulle esigenze (molto) mutate. Quelle assunzioni effettuate non per assicurare una capacità aggiuntiva all'esistente burocratico, quasi sempre inadeguato, bensì per apportare ulteriore ignoranza nascosta nelle rughe dell'assistenzialismo. Un risultato ovunque verosimile, questo, stante gli esiti dei concorsi. Quelli soventemente non veri del tipo in magistratura, dove i candidati idonei a superare lo scritto vanno appena oltre la percentuale a due cifre a causa di difetti di ortografia spicciola. Dunque, occorre da subito assicurare una complicità seria e costruttiva culturalmente da determinarsi tra un'istruzione, da elevare, e una Pa da incrementare nella sua qualità di datrice di lavoro.

Il bilancio è il faro
A monte di tutto questo c'è - come detto - il bilancio, quel bene comune da quale non transigere, costretto come sarà a pagare l'ulteriore pegno dell'incremento spaventoso dei costi energetici, dell'inflazione che determinerà aumento della spesa corrente, degli impegni da far gravare sul conto economico per assicurare il personale alle opere immobiliari costruite con i fondi Pnrr, evitando che le stesse rimangano senza anima e utilità reale.
Proprio per questo, il bilancio che verrà richiede, per ineludibile necessità pubblica, essere affidato a persone straordinarie, diverse dal passato, che sappiano di management dotato di super competenze, piuttosto che di comune ragioneria. Necessariamente brave in ristrutturazioni, sia in conto economico che patrimoniale. In quanto tali, in possesso di expertise reali di gestione e riorganizzazione pubblica, funzionali a generare la finanza indispensabile per guarire i bilanci malati, spesso in condizioni di patologie terminali.

Il macigno del debito consolidato
Il debito ereditato quasi ovunque, soprattutto nella sanità, rappresenta poi lo stafilococco aureo molto invasivo in una situazione contabile formata da saldi immunodepressi che, se non adeguatamente combattuto, porta alla morte, al "fallimento" dell'istituzione pubblica con aggressione violenta sulle tasche dei cittadini. Una invadenza fiscale sino a oggi servita al nulla assoluto. Occorrerà, quindi, una grande attenzione ai flussi di cassa tale da renderli sufficienti ad affrontare e sostenere politiche di gestione ordinaria di rientro, mandando così a buon fine le pesanti sovra aliquote fiscali a carico della collettività, di frequente buttate al vento. Il tutto dovrà fare ovviamente gimkana con le rate annuali di ammortamento del debito mutualizzato ovvero di quelle riferite ad anticipazioni di liquidità godute. Per non parlare degli enti locali in predissesto, costretti a vivere agonie non sempre apparenti ma spesso inguaribili, aggravate dai peggioramenti dei costi che determineranno ulteriori sopravvenute insostenibilità dei già difficili piani di rientro decennali.

Il ricorso a un miracolo
Quanto al debito pregresso sanitario, una mission impossible. Stessa cosa per le azioni di risanamento dei netti patrimoniali in negativo orripilante delle società partecipate da Regioni ed enti locali. Ciò perché, rispettivamente:
• quanto all'insaziabile debito sanitario, esso sarebbe solo ripianabile con finanziamenti rinvenibili dal bilancio regionale, già ingessato per suo conto, atteso il divieto di generare disavanzi di esercizio perché eventualmente dimostrativi del "reato" di non avere adempiuto ad assicurare i Lea alla popolazione, in considerazione che i ricavi di esercizio, derivanti esclusivamente dal fondo sanitario nazionale, sono strettamente commisurati ad essi livelli essenziali. Avanzo è dunque uguale a mancata erogazione;
• quanto invece alle condizioni, quasi ovunque, precarie dei bilanci delle partecipate, esse sono rimediabili solo attraverso politiche di recupero delle crisi di impresa, ivi comprese le procedure concorsuali, con sensibili impegni finanziari da pesare anche essi sul bilancio dell'ente di riferimento.

In entrambi i casi. necessiterebbero comunque soluzioni tendenti a prelevare le maggiori somme occorrenti dalle tasche dei cittadini, a meno di un intervento perequativo straordinario da parte dello Stato, provvidenziale anche a non sopportare appesantimento incontrollato e crescente per oneri finanziari sul proprio bilancio consolidato.

Ancora altro, senza se e senza ma
Il tutto, non può ovviamente prescindere dalla concretizzazione di politiche dirette a una maggiore trasparenza, alla prevenzione delle prassi corruttive, alla terapia delle proroghe dei contratti di fornitura e degli affidamenti spacchettati, che costituiscono l'esatto contrario della lotta agli sprechi. Al riguardo, un occhio speciale dovrà essere dedicato alla predeterminazione dei criteri di rotazione dei dirigenti e con attenzione alla retribuzione di merito dei dipendenti tutti, trasformata oramai come fittizio "salario" di produttività, anche in conclamata assenza di risultati apprezzabili.