Costruzioni, rimbalzo nel 2021 (+8,6%) dopo il tonfo causato dal Covid
L'osservatorio Ance. Buia: a Draghi chiedo di sbloccare subito i cantieri, no al superministero Ambiente-Infrastrutture-Energia
L'emergenza Covid è costata al comparto delle costruzioni un tonfo del 10,1% nel 2020, bruciando sul campo i timidi segnali di ripresa su cui scommetteva il settore prima dell'irruzione della pandemia. Nel 2021 ci sarà per fortuna un rimbalzo, con una crescita degli investimenti dell'8,6% grazie a una ripresa delle opere pubbliche (+7,7%) e soprattutto grazie all'impatto del superbonus 110% sugli interventi di manutenzione degli immobili, dati in crescita del 14 per cento.
I numeri che scattano l'istantanea di una fase critica per i cantieri italiani emergono dall'osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni presentato questa mattina dall'Associazione dei costruttori (Ance) a Roma. Dati che non tengono ancora conto dell'impatto che potrà generare il flusso di risorse promesso dal Recovery fund sulla fragile economia italiana e che autorizzerebbero a un minimo di ottimismo se non arrivassero al culmine di una crisi che attanaglia il settore ormai da dodici anni, senza che gli interventi messi in campo dai vari governi, siano riusciti a produrre risultati apprezzabili.
«È necessario che questo settore torni a essere centrale nel Paese o rischiamo di fallire gli obiettivi di rilancio con le risorse del Recovery plan», attacca il presidente dell'Ance Gabriele Buia, con in mente la sfida che toccherà al nuovo governo. «Draghi può centrare l'obiettivo di cambiamento strutturale che serve all'Italia (e che l'Ue ci chiede) per superare questa crisi di sistema», aggiunge il presidente dei costruttori, che non nasconde però i dubbi sull'ipotesi di un superministero Infrastrutture-Ambiente-Energia, circolate al termine del secondo giro di consultazioni del premier incaricato. «È un'idea che mi lascia perplesso e mi preoccupa: sommare le competenze dell'Ambiente e delle Infrastrutture in un periodo delicato come questo rischia di comportare uno sforzo titanico e creare diversi problemi, alla vigilia delle definizione del Recovery plan». No anche alla replica del modello-Genova. «Quell'intervento è stata una singolarità irripetibile - spiega Buia -. Ci sono casi , vedi Napoli-Bari, in cui i commissari possono essere utili per accelerare le autorizzazioni a monte: ma mi piacerebbe che l'esperienze positive poi foosero calate nelle norme ordinarie, in modo da essere disponibili a tutti».
Tre priorità per Draghi
Avendone la possibilità i costruttori evidenzierebbero a Draghi – che proprio oggi incontra le parti sociali –tre priorità. «La prima è aprire subito i cantieri che sono bloccati da anni, quelli che scontano i ritardi di offerte presentate ma non aggiudicate, o aggiudicate ma senza effetti sui lavori che valgono miliardi di euro». «Poi - aggiunge Buia - chiederei di mettere in atto quelle semplificazioni necessarie per l'utilizzo della spesa, spazzando via tutti quei nodi che bloccano ancora procedure, come gli accordi di programma Anas e Ferrovie per cui impieghiamo ancora tre anni per un'approvazione». Terzo punto: la progettazione. «Senza progettazioni preventive non si va da nessuna parte: oggi –spiega Buia - vediamo degli appalti che non hanno senso, con opere senza progetti al loro interno, questo è un grande problema».
Anche il rimbalzo dell'8,6% previsto per il 2021, così come il ritorno del segno più nelle opere pubbliche è condizionato dalla reale riapertura dei cantieri, «cosa che ancora non sta avvenendo» spiega l'ufficio studi dell'Ance che ha messo a punto i dati congiunturali. L'andamento del settore, si sottolinea, non può non tenere «dell'effettiva capacità di spesa dell'amministrazione pubblica».
Imprese indebolite dalla crisi
Gli investimenti in costruzioni che nel 2008 ammontavano a 187 miliardi di euro, oggi sono scesi a 113. Un bagno di sangue che ha depauperato il tessuto imprenditoriale. Il 62,2% delle imprese ora è formato da ditte con un solo addetto. «È allarmante che i tre quarti delle imprese facciano leva su un fatturato di 200mila euro: mentre le imprese più strutturate stanno sparendo. È il risultato di una politica che non ha dato al settore gli strumenti per crescere», scandisce amaramente il presidente dei costruttori.
La fragilità imprenditoriale è un punto debole in più nel momento in cui le misure emergenziali a sostegno della liquidità messe in campo dall'ultimo governo stanno per esaurire i propri effetti, «mettendo a rischio la tenuta delle imprese di costruzioni, penalizzate ancora di più a causa della nuova definizione di default». Una nuova tegola sper i costruttori che dal 2007 al 2017 hanno già subito un taglio del 70% dei finanziamenti.
Superbonus troppo complicato
Confermata, infine, la scommessa sul superbonus 110%, accreditato di riuscire a regalare ai cantieri privati una spinta aggiuntiva da sei miliardi nel solo 2021, con un indotto sull'economia generale stimato in 21 miliardi e 64mila nuovi posti di lavoro soltanto in edilizia. La stima viene ribadita nonostante i dati comunicati pochi giorni fa dall'Enea - seppure i n forte crescita e per questo enfatizzati dagli ex ministri di riferimento – valutino in soli 338 milioni il valore dei cantieri aperti finora (di cui peraltro la gran parte per sostituzione impianti). «Manteniamo la stima – conclude Buia -. Ma per raggiungere l'obiettivo bisogna semplificare drasticamente il meccanismo di accesso al bonus che è davvero troppo complesso e prorogare i tempi delle misura che al momento sconta temi di applicazione troppo ristretti».