Imprese

Crisi di impresa, i costruttori chiedono di rinviare al 2024 l'entrata il nuovo codice

Dettori (Ance): bisogna verificare la situazione di bilanci postpandemia. Unioncamere: +30% fallimenti nei prossimi due anni

di Mauro Salerno

I costruttori esprimono «apprezzamento» per le norme contenute nel decreto decreto sulle crisi di impresa, ma chiedono una serie di modifiche, a partire dalla «proroga al 31 dicembre 2023 dell'entrata in vigore del Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza», che il Dl invece rinvia solo fino a maggio 2022. Il motivo, ha spiegato in audizione al Senato Marco Dettori, vicepresidente dell'Ance, consentire una verifica della situazione dei bilanci nei due esercizi postpandemia.

Dettori ha rilevato che l'associazione ha «appreso con favore» lo spostamento dell'entrata in vigore a maggio 2022 prevista dal decreto così come, ha aggiunto, «abbiamo apprezzato che ci siano strumenti negoziali stragiudiziali particolarmente innovativi», come il concordato semplificato e il superamento della insolvenza temporanea. L'esponente dell'Ance, sottolineando le specificità del settore delle costruzioni, ha chiesto anche «particolare attenzione» su alcuni aspetti, come li individuazione di esperti settoriali nella composizione delle Ocri e il coinvolgimento delle associazioni di categoria, in particolare sulla messa a punto degli indici di crisi.

Fondamentale per i costruttori è arrivare a «una definizione normativa del "fallimento onesto", distinguendo fra l'insolvenza incolpevole, dovuta ad una situazione economica generale straordinaria, rispetto a quella prodotta a seguito di negligenza nell'attività degli amministratori» .

Per l'Ance, va previsto il coinvolgimento «obbligatorio» delle associazioni di categoria nell'elaborazione degli indici di crisi, mediante una norma specifica. Oltre alla sospensione del termine del 30 aprile 2022 per l'effettuazione della nomina obbligatoria degli organi di controllo nelle srl, quantomeno entro il termine per l'approvazione del bilancio 2022, da effettuare nel 2023, con la contestuale revisione dell'obbligo di nomina.

Infine, ha sottolineato Dettori, «come Ance, e come evidenziato da più parti, concordiamo sulla necessità che, in tema di crisi aziendali, occorre fare delle scelte coraggiose: non a tutte le imprese può essere teso il salvagente del risanamento aziendale e della prosecuzione dell'attività. I nuovi strumenti messi in campo dalla nuova disciplina dell'insolvenza hanno un senso e centrano l'obiettivo unicamente per le imprese che hanno la potenzialità effettiva per rimanere sul mercato, salvaguardando l'intero sistema economico».

Da Unioncamere intanto arriva l'allarme su un nuovo boom di situazioni di crisi. «C'è una stima sulla base della quale nel 2022 dovremmo avere un aumento di circa il 30% in più di procedure concorsuali di fallimento rispetto agli ultimi numeri pre-crisi che sono di circa 11-12mila», ha detto il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, sempre in audizioone di fronte alle commissioni Giustizia e Industria del Senato. Si tratta di stime ha rilevato ancora ma l'aumento per le situazioni di difficoltà create in questi anni porterebbe a «circa un terzo di fallimenti in più. Quindi - ha sottolineato - è molto opportuno questo provvedimento». Il rappresentante di Unioncamere ha ricordato che «una situazione di crisi o anomalia nell'economia si trasforma in effettiva difficoltà rilevata nelle procedure concorsuali nel biennio successivo, non è immediata. Per circa 2 anni ci porteremo avanti una situazione che è tutt'altro che normale».

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