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Daspo per i corrotti ma la riabilitazione potrà salvare gli imprenditori - Ddl oggi al Consiglio dei ministri

Arriva oggi in Consiglio dei ministri il Daspo perpetuo per i corruttori condannati con pene superiori a due anni, ovvero l’esclusione per sempre dai futuri appalti pubblici che farà il paio, per i corrotti, con l’interdizione a vita dai pubblici uffici. Ma la riabilitazione concessa dal giudice, a dispetto di quanto originariamente previsto, potrà quasi certamente “salvare” gli imprenditori. È la limatura più importante apportata al testo del disegno di legge anticorruzione targato M5S per garantirne la tenuta costituzionale. Restano invece le altre novità più rilevanti presenti nei sette articoli esaminati al pre-Consiglio di ieri, dall’agente sotto copertura alla non punibilità in caso di «volontaria, tempestiva e fattiva collaborazione», fino all’abrogazione del reato di millantato credito per riassorbirlo in quello di traffico di influenze illecite, che diventa intercettabile e per cui le pene salgono fino a 5 anni di reclusione.

Ma altri due passaggi saranno oggetto di confronto e passibili di modifiche dopo la discussione a Palazzo Chigi: l’estensione della procedibilità d’ufficio a tutti i casi di corruzione tra privati e la previsione della necessità della richiesta del Guardasigilli per la punizione del cittadino che commetta all’estero i reati di corruzione nell’esercizio della funzione, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e traffico di influenze illecite.

Il Ddl proposto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è la mossa con cui il M5S cerca di smarcarsi dalla rincorsa alla Lega e di imporre nell’agenda politica un cavallo di battaglia storico dei Cinque Stelle che punta tutto sull’effetto deterrente del Daspo. Ma rischia di trasformarsi nell’ennesimo terreno di scontro per i gialloverdi.

Non sarà facile centrare l’obiettivo indicato ieri dal vicepremier Luigi Di Maio: avviare subito l’esame del Ddl in commissione, insieme a quello sulle pensioni d’oro, «e portarli a casa entro il prossimo mese e mezzo, prima dell’inizio della sessione di bilancio». Anche se si confida nel fatto che il provvedimento viaggia sotto l’ombrello del contratto di governo, che addirittura prevedeva la figura dell’agente provocatore sostituita con la versione meno dirompente dell’agente sotto copertura. “Benedetta” dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone e dal Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, che ieri ai microfoni di Radio24 ha osservato: «Io penso che per contrastare efficacemente i reati di corruzione, uno dei mali del nostro tempo, sia necessario avere quanti più strumenti a disposizione».

La palla passa dunque alla politica. Mentre i Cinque Stelle lanciano la campagna social #SpazzaCorrotti, il silenzio del Carroccio la dice lunga sull’accoglienza riservata in casa leghista al giro di vite sulla corruzione, complice l’aperta ostilità di Forza Italia. Il vicepremier Matteo Salvini si è limitato ad avvisare: «Bisogna stare attenti a garantire che fino al terzo grado di giudizio si è innocenti perché i processi sommari non sono da Paese civile». Poi ha aggiunto: «Stiamo leggendo e rileggendo il testo». Che è stato al centro, ieri, di una serie di riunioni tra gli esponenti del Carroccio che studiano il dossier.

Sorvegliata speciale è proprio la norma che potenzia il reato di traffico di influenze illecite, che non distingue tra mediazione veritiera e mendace e punisce indistintamente il pubblico ufficiale e il “faccendiere” anche in assenza di un fatto specifico. Come spiegano i tecnici di via Arenula nella relazione illustrativa, «vengono rese punibili in conformità agli obblighi internazionali anche le mediazioni attivate allo scopo di asservire il pubblico agente ovvero di remunerarlo per il compimento di un atto conforme al dovere d’ufficio». A prescindere dall’esistenza o meno di un rapporto reale di influenza e dall’eventuale “inganno “ di una parte a danno dell’altra. «No all’introduzione del diritto penale del sospetto», è il ragionamento che serpeggia in casa leghista. Il timore è che si apra a una discrezionalità eccessiva della magistratura inquirente e alla possibilità di indagare anche sulla base della semplice supposizione che qualcuno possa trarre un beneficio da una norma o da un emendamento. Pesa la storia del Carroccio, dove storicamente l’ipotesi di «Pm forcaioli» è vista come fumo negli occhi.

La bozza del provvedimento

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