Il CommentoFisco e contabilità

Il condono degli sprechi non può essere la via per la Recovery italiana

di Luigi Caso

Direste al vostro meccanico che avete deciso di non chiedere alcun risarcimento per i danni che dovesse arrecare alla vostra automobile lavorando con grave imperizia? Non credo.

Eppure, è quel che da circa un anno lo Stato dice ai suoi dipendenti. L’articolo 21 del Dl 76/2020 ha assicurato ai pubblici dipendenti un’ampia deresponsabilizzazione per i danni cagionati al patrimonio pubblico con condotte connotate da grave imperizia o imprudenza.

L’efficacia della norma scadrà il prossimo dicembre ma il Governo ha già espresso l’intenzione di estenderla fino al 2023.

La misura viene considerata necessaria per combattere la paura della firma, così da accelerare l’azione amministrativa in vista dell’imminente attuazione delle misure previste nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

La ricerca di maggior celerità è assolutamente condivisibile ma la strada individuata suscita non poche perplessità.

Accanto ai notevoli dubbi giuridici (contrasto con l’articolo 28 della Costituzione – sentenza 371/1998 della Corte costituzionale - e con il Regolamento europeo in tema di ripresa e resilienza, che impone un rafforzamento del controllo giurisdizionale sulla gestione dei fondi), altri si pongono sul piano dell’opportunità.

Il Next Generation Ee non solo costituisce un’irripetibile occasione di ripresa economica per il nostro Paese, ma impone anche un diverso approccio nell’utilizzo delle risorse pubbliche, passando da un mero riscontro quantitativo dei costi a una valutazione qualitativa dei risultati.

In quest’ottica di necessaria qualificazione della spesa pubblica, il rilascio di una patente di irresponsabilità per comportamenti gravemente colposi rischia di compromettere irrimediabilmente il raggiungimento degli obiettivi fissati.

Al contrario, occorre innalzare il tasso di meritocrazia dei dipendenti pubblici, come da anni ci chiede la Commissione Europea nei suoi Country Report, e rafforzare il sistema dei controlli, così da accompagnare passo dopo passo l'attuazione delle necessarie misure economiche; la paura della firma, invece, va combattuta aggredendone la causa, costituita dalla sempre crescente complessità del quadro normativo.

Del resto, abbiamo già fatto esperienza dell'ampia deresponsabilizzazione concessa per la gestione amministrativa dell'emergenza pandemica: si può definire la prova finora data (ad esempio per l’acquisto delle mascherine o dei banchi scolastici) positiva, rapida ed efficiente?

Di certo, sappiamo che il costo degli eventuali sprechi graverà esclusivamente sulle spalle dei contribuenti.

Schierarsi a favore del sistema dei controlli e delle responsabilità è impresa ardua, non solo per la generale propensione alle deroghe piuttosto che alle regole ma anche per la diffusa indifferenza nei confronti del patrimonio pubblico. Fintanto che non coglieremo il collegamento tra le risorse sprecate, da un lato, e la carenza di servizi pubblici che talvolta riscontriamo, dall’altro, continueremo a pretendere maggior professionalità dal nostro meccanico che non dalla nostra amministrazione.