Imprese

Infrastrutture: nell'Allegato al Def piano decennale da quasi 300 miliardi

Giovannini: il tema del caro-materiali all'attenzione della Commissione europea proprio in queste ore

di Mau.S.

Quasi 300 miliardi di euro da qui ai prossimi dieci anni per finanziare e pianificare lo sviluppo delle infrastrutture del Paese «tenendo conto della strategia economica del Governo, degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu e del Green Deal europeo».

È il cuore dell'Allegato Infrastrutture presentato oggi dal ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini. Nel documento vengono dettagliate le opere considerate prioritarie per un valore complessivo pari a 279,4 miliardi di euro (+8,1% rispetto a quanto illustrato nell'Allegato 2021). Si tratta di investimenti che riguardano strade e autostrade (83,5 miliardi), ferrovie e nodi urbani (147,4 miliardi), porti (10,1 miliardi), aeroporti (3,2 miliardi), trasporto rapido di massa nelle città metropolitane (32,6 miliardi) e ciclovie (2,6 miliardi). Le risorse già assegnate attraverso i diversi canali di finanziamento ammontano a 209 miliardi, con un fabbisogno residuo di 70,4 miliardi, pari al 25% del costo totale, «percentuale inferiore di sei punti percentuali rispetto a quella dell'Allegato 2021, a testimonianza dell'impegno straordinario che il Governo ha posto su questi temi negli ultimi dodici mesi», sottolinea il Mims.

Giovannini non si nasconde che esiste un tema di aumento dei costi delle opere dovuto al caro-materiaali. E annuncia che anche Bruvxelles sta cominciando a preoccuparsi di trovare una strategia di intervento. «Il tema dell'aumento dei costi delle materie prime è stato alla base di una riflessione della Commissione Europea proprio in queste ore», spiega il ministro. «Tutti i Paesi europei stanno fronteggiando questo aumento dei costi delle costruzioni. C'è una discussione sul come usare i residui del Pnrr e del Next Generation Eu non utilizzati a livello europeo».

Guardando alle priorità dei singoli settori, il ministro ha spiegato che gli investimenti in campo ferroviario sono orientati in particolare al potenziamento dei servizi passeggeri a lunga percorrenza, al trasporto regionale, nonché al forte sviluppo del traffico merci. Gli investimenti sulla rete stradale e autostradale puntano soprattutto alla messa in sicurezza e al potenziamento tecnologico e digitale. Portualità e logistica sono destinatari di risorse finalizzate al potenziamento delle infrastrutture portuali e retroportuali, alla loro trasformazione in senso ecologico, all'interconnessione ferroviaria. Mentre sul fronte della mobilità urbana si punterà a un «significativo rafforzamento del trasporto pubblico locale e al rinnovo del materiale rotabile in senso ecologico». Tutti i piani settoriali e i relativi investimenti, sottolinea il ministero, destinano un'attenzione particolare al Mezzogiorno e alle aree interne.

Non a caso, tra le nuove opere prioritarie, particolare importanza assumono l'Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria (con le sue interconnessioni regionali e trasversali), il miglioramento e il potenziamento della Statale 106 Jonica, da Reggio Calabria a Taranto(491 Km), per la quale si ritiene necessario un programma di interventi strutturali e di messa in sicurezza per un importo complessivo di 3 miliardi di euro, e gli interventi stradali e ferroviari nelle aree del Centro Italia colpite dai terremoti del 2009 e del 2016.

«L'Allegato illustra la politica del Governo per consentire all'Italia di recuperare, negli anni a venire, il gap infrastrutturale che frena la competitività delle imprese, aumenta le disuguaglianze territoriali e sociali, determina costi ambientali insostenibili», ha sottolineato Giovannini. «Le riforme approvate in questo anno - ha aggiunto - assicureranno non solo la realizzazione di nuove infrastrutture meno impattanti sull'ecosistema e in linea con i principi della transizione ecologica, ma anche la riduzione dei tempi di realizzazione, il coinvolgimento delle comunità locali nelle decisioni, l'aumento della resilienza delle infrastrutture esistenti, anche grazie all'uso delle tecnologie digitali».

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