Appalti

La crisi Covid pesa anche sui conti dell'Anac: nel 2021 previsto un passivo di 9,2 milioni

Il bilancio preventivo sconta gli effetti della rinuncia alla tassa sulle gare. Copertura grazie al "tesoretto" da oltre cento milioni ottenuto con i risparmi di spesa. Busia: risorse saranno usate per aiutare Pa e imprese

di Mauro Salerno

L'emergenza Covid spiega i suoi effetti anche sul bilancio dell'Autorità Anticorruzione. Nel 2021 l'Anac prevede di chiudere la gestione operativa con un passivo di 9,2 milioni. Il "buco" sarà coperto con il "tesoretto" da oltre cento milioni messo da parte con i risparmi di spesa ottenuti negli anni scorsi, anche grazie agli effetti della spending review e al piano di contenimento delle uscite messo in atto sotto la gestione Cantone.

Sui conti dell'Autorità rischiano di pesare soprattutto due fattori, di cui si dà conto nel bilancio preventivo approvato a fine anno con unadelibera (n.1122/2020) del nuovo presidente Giuseppe Busia. In entrambi i casi si tratta di questioni legate all'emergenza Covid.

La prima è la decisione di sollevare imprese e amministrazioni dell'onere di versare la tassa sulle gare. L'idea, avanzata dalla stessa Autorità nel pieno delle prima ondata della pandemia, è stata recepita dal governo con il decreto Rilancio (Dl 34/2020) che ha esonerato operatori e stazioni appaltanti dal contributo per più di sei mesi (dal 19 maggio al 31 dicembre 2020). Quella decisione ha abbattuto la principale voce di entrata dell'Autorità. Il finanziamento riconosciuto dallo Stato, assomma infatti soltanto a 4, 3 milioni per l'anno prossimo. Un valore buono per coprire soltanto una quota marginale dell' attività dell'Anac. Il "grosso" delle entrate viene dal mercato, attraverso quella che viene comunemente conosciuta come la «tassa sulle gare» pagata da imprese e Pa. Nel 2021 le entrate provenienti dal mercato sono stimate in 43,9 milioni (22,1 milioni dalle imprese, 20,5 dalle stazioni appaltanti). Tanto per avere un confronto basta pensare che nel bilancio preventivo del 2020 questa voce pesava per 58,7 milioni.

La tassa sulle gare è tornata a pieno titolo dal primo gennaio. Ma la previsione di bilancio è costretta a tenere conto del «ritardo fisiologico con cui si manifesteranno gli effetti economici del ripristino dell'obbligo contributivo a carico delle stazioni appaltanti e delle imprese». Ma non solo. Peseranno - ed è la seconda questione legata al Covid - anche la«possibile contrazione del mercato degli appalti a causa della pandemia» e anche gli effetti delle deroghe previste dal decreto Semplificazioni che, permettendo di aggirare in molti casi le gare ,«potrà generare minori entrate contributive», anche a causa del «minor numero di operatori che possono essere invitati a partecipare alle procedure».

Le stime sono molto prudenziali, come è buona norma in un bilancio di previsione. L'Autorità conta però di poterle rivedere al rialzo già in corso d'anno. Il bilancio di un'authority di vigilanza come l'Anac può essere anche visto come uno specchio dall'andamento del mercato di riferimento . E la speranza è che il 2021 porti buone notizie per tutti. Una, intanto, è che il valore del contributo, fermo al dato del 2010, continuerà a rimanere bloccato anche quest'anno.

«Lo scorso anno - commenta Busia - davanti all'evidente diffondersi della pandemia, che iniziava a ripercuotersi anche sulla situazione economica del Paese, l'Anac ha sospeso la sua principale fonte di finanziamento, esonerando stazioni appaltanti e imprese dal pagamento dei per la partecipazione alle procedure di gara contributi previsti dalla Legge 266 del 2005, ciò al fine di aiutare il sistema economico imprenditoriale ad affrontare la recessione. Oggi pur tenendo conto del fatto che il Paese ha iniziato a ripartire, abbiamo deciso di non aumentare tali contributi, fermi al 2010. In ogni caso dedicheremo una parte significativa delle nostre risorse per offrire nuovi strumenti agli operatori economici, oltre che alle amministrazioni, ed aiutarli a cogliere al meglio le opportunità che verranno dagli investimenti pubblici legati anche ai fondi europei in arrivo».

A fronte di entrate ridotte a 56,2 milioni le uscite messe in conto per il 2021 ammontano a 65,4 milioni. Di questi, 58 milioni se ne vanno in spese correnti: 37,2 (64,4%) per stipendi da riconoscere ai 294 dipendenti in servizio, altri 7,4 per investimenti. Uno sforzo importante verrà compiuto per ridurre le spese relative alle infrastrutture informatiche.

I fondi per ripianare i debiti per fortuna non mancano. Il disavanzo del 2021 verrà gestito con l'avanzo di amministrazione (praticamente la somma degli attivi di bilancio generati negli ultimi anni) che - dopo aver coperto i 20,3 milioni di mancati incassi per la rinuncia alla tassa sulle gare del 2020 vale ancora 119,3 milioni. Da questi verranno dedotti i 9,3 milioni di "sbilancio" 2021, portando la dote del fondo cassa a quota 110 milioni.

Va detto che una parte di questi fondi ha già una destinazione. Ci sono 16 milioni di accantonamento Ifr, 4,99 milioni destinati al fondo dei progetti sperimentali e altri 5 a quello dedicato al contenzioso giurisdizionale. Al netto di questi vincoli - e dopo aver ripianato i bilanci indeboliti dal Covid - nelle casse dell'Autorità resterà comunque un "tesoretto" di quasi 80 milioni.

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