Urbanistica

Manovra/2. Bando periferie, a un anno dalle proposte commissione ancora impantanata

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di Alessandro Arona

La complicata griglia di parametri fissati dal bando dell'ottobre 2015, l'amplia gamma di progetti candidabili (riqualificazione edilizia, servizi sociali, etc...) e il fatto che potessero farsi avanti tutti gli oltre 8mila Comuni stanno mandando in tilt la commissione di valutazione di Palazzo Chigi preposta a valutare e mettere in graduatoria le domande.

Stiamo parlando del "Piano periferie" ispirato da Renzo Piano e finanziato con 200 milioni dalla legge di Stabilità 2015 (fondi poi ridotti a soli 81 milioni con leggi successive). Le proposte, presentate entro la scadenza del 30 novembre 2015, sono state 826, ma l'esame preliminare ha appena superato metà dell'opera, 560 domande esaminate a poco meno di un anno dall'arrivo delle proposte a Roma. Concluso questo primo esame, che probabilmente porterà a molte esclusioni, la commissione potrà entrare nel merito per arrivare alla graduatoria. Nonostante le riunione periodiche ci vorranno ancora diversi mesi.

Il primo complesso scoglio è la verifica di ammissibilità, visto che si chiedeva di rientrare in un "indice di disagio sociale" per le aree candidate calcolato sulla base di indicatori economici e sociali e una complessa formula.
Anche i criteri di selezione delle proposte sono molti e complessi, non semplici da applicare a progetti molti diversi uno dall'altro.

Andrà allo stesso modo anche per il bando riqualificazione urbana del giugno scorso? Probabilmente no, perché le domande sono solo 120 e non 826, e perché se la legge di bilancio stanzia fondi per tutti non servirà neppure una selezione.

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