Urbanistica

Rfi, piano da 700 milioni per le stazioni sostenibili al Sud

Il programma prevede il rilancio di 54 scali entro il 2026 con i primi cantieri avviati all’inizio del 2022

Il render della nuova stazione di Frosinone

di Celestina Dominelli

Impianti fotovoltaici di ultima generazione ma anche, dove possibile, pompe di calore e solare termico per assicurare l’autoconsumo di energia attraverso la produzione da fonti rinnovabili. E ancora, sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore, come pure involucri opachi con schermature solari per migliorare la prestazione energetica degli scali. Senza contare la riduzione dell’utilizzo delle acque e la loro gestione a scopo irriguo e sanitario, oltre a una rivisitazione profonda dei percorsi di raccolta e trattamento dei rifiuti. Le stazioni del Sud si rimettono a nuovo con un occhio alla sostenibilità ambientale e sociale. Tradotto: maggiore attenzione alle performance energetiche, ma anche uno sguardo ai territori in cui gli scali sono inseriti con l’obiettivo di migliorare l’integrazione tra le stazioni e il contesto urbano circostante, anche attraverso un restyling architettonico e un potenziamento dell’intermodalità con servizi di condivisione, a partire da car e bike sharing.

In pista fondi per 700 milioni

Insomma, un cambio di passo netto predisposto da Rete Ferroviaria Italiana (gruppo Fs Italiane) che, per la verità, riguarderà anche altre stazioni in giro per la penisola (620 sulle 2200 complessive avranno un nuovo profilo entro il 2024), ma che nel Mezzogiorno punterà molto sulla sostenibilità. E che potrà attingere all’ampia dote di risorse messa in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per la rete ferroviaria: 24,7 miliardi nel complesso, di cui 23,86 miliardi per infrastrutture nazionali (di cui il 45% dedicato al Sud) e 910 milioni per quelle regionali. Con un particolare accento sulle stazioni del Mezzogiorno, al quale sono destinati 700 milioni che la controllata del gruppo guidato da Luigi Ferraris intende porre al servizio della “svolta sostenibile”.

Ecco i numeri del piano: 54 stazioni da riqualificare entro il 2026, di cui 9 hub intermodali e 45 scali. Dieci vedranno cambiare il loro volto già entro il 2024 e i primi cantieri che partiranno già all’inizio del 2022 sono quelli relativi alle stazioni di Macomer Oristano, Giovinazzo, Reggio Calabria Lido, San Severo, Lamezia Terme, Vasto-San Salvo, Milazzo, Palermo Notarbartolo e Sapri.

Le due linee d’intervento

Sono due le linee di intervento del programma, la cui attuazione dovrebbe beneficiare, tra l’altro, una volta a regime, anche dell’effetto delle due riforme indicate nel Pnrr e attese entro la fine del 2021, vale a dire l’accelerazione dell’iter di approvazione del contratto di programma (parte investimenti) tra ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e Rfi e la velocizzazione dell’iter di approvazione dei progetti ferroviari.

La prima linea d’intervento prevede un rifacimento di ampio respiro di nodi ferroviari di particolare rilevanza strategica (da Benevento a Bari, da Taranto a Villa San Giovanni, passando per le stazioni della linea L2 della metropolitana di Napoli) con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità al trasporto ferroviario e l’efficientamento energetico delle singole stazioni in modo da trasformarle in hub della mobilità. L’altra, che riguarda scali di dimensioni medio-grandi, punta sul ripensamento degli stessi al fine di esprimerne al meglio il potenziale di polo dei trasporti e dei servizi, integrato con il territorio di riferimento.

La spinta sulla sostenibilità

Due binari, dunque, ma la filosofia di fondo è la stessa e fa perno, da un lato, sul miglioramento dell’accessibilità (in primis, per le persone a ridotta mobilità), nonché del comfort e della qualità architettonica, e, dall’altro, sulla riqualificazione funzionale, con l’individuazione di nuovi spazi e servizi, e su una decisa spinta in termini di sostenibilità ambientale attraverso l’adozione di protocolli internazionali (si veda anche altro servizio in pagina) per la valutazione e ottimizzazione delle performance energetiche degli scali in modo da arrivare a disporre di parchi immobiliari decarbonizzati.

Un esempio? Prendiamo la nuova stazione di Vasto-San Salvo, sulla linea adriatica, i cui lavori saranno tra i primi a partire nei prossimi mesi. Qui le scelte progettuali hanno premiato una gestione contenuta in termini di risorse e consumi energetici con l’uso di materiali ecosostenibili per i rifacimenti e il ricorso all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili. Per non dire della creazione di opere a verde che permettono di migliorare le condizioni ambientali (dall’assorbimento della CO2 al regolamento della qualità dell’aria) e di strategie di mitigazione e riuso delle acque piovane in modo da ridurre gli sprechi. Un complesso di interventi, quindi, che restituisce al contesto urbano non solo una stazione “green” completamente rinnovata ma anche pienamente integrata nel territorio.

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