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Split payment, Ance: la proroga è stata una «doccia fredda» per le imprese

L'audizione alla Camera sull Ddl delega di riforma fiscale: pronto progetto di messa a sistema e rimodulazione dei bonus edilizi per edifici interi

di M.Fr.

«L'Ance è già pronta con un progetto di messa a sistema e rimodulazione dei bonus diretto a privilegiare gli interventi di ristrutturazione di interi edifici in chiave energetica ed antisismica, con garanzia di piena copertura, da parte dello Stato, dei costi a carico dei soggetti a più bassa capacità reddituale». Lo sostiene l'Associazione nazionale dei costruttori edili, una cui rappresentanza - guidata dalla vicepresidente Vanessa Pesenti - è stata ascoltata oggi dalla Commissione Finanze della Camera sul Ddl delega di riforma fiscale. «È necessario - affermano i costruttori - pervenire ad una riforma del Superbonus e degli altri bonus edilizi che garantisca il raggiungimento dell'interesse pubblico richiesto dall'Europa, consentendo l'accesso a tutti i contribuenti, pur collegandone l'importo al reddito del beneficiario ed iniziando con l'incentivare prioritariamente la riqualificazione degli edifici in classe energetica più bassa». Il criterio guida, secondo i costruttori edili, è quello di «rendere sostenibile nel tempo l'impatto degli incentivi sulle finanze pubbliche, stanziando annualmente appositi fondi a copertura degli stessi e prevedendo adeguati meccanismi di controllo dei costi e dei benefici per l'Erario».

In tema di fiscalità, i costruttori hanno criticato la recente proroga per altri tre anni, fino al giugno 2026, del meccanismo dello split payment. «La proroga dell'applicazione dello split payment - ha commentato l'Ance rivolgendosi ai deputati della VI commissione di Montecitorio - è una doccia fredda che peserà sulla situazione finanziaria delle imprese di costruzioni, già alle prese con gravi problemi di liquidità dovuti ai ritardi nell'erogazione delle compensazioni per il caro materiali, e mette in discussione il principio della neutralità dell'Iva per le imprese, che dovrebbe essere uno dei cardini della riforma in tema di imposta sul valore aggiunto».

Più in generale sulla riforma fiscale, i costruttori hanno segnalato alcuni punti sui quali hanno avanzato proposte di modifica. In tema di Iva, i costruttori hanno chiesto di garantire il principio di neutralità dell'imposta (il quale «avrebbe dovuto sfociare nel definitivo abbandono dello split payment»). Quanto alle aliquote Iva, si chiede di mantenere gli attuali livelli per l'acquisto prima casa, gli interventi di recupero edilizio sui fabbricati esistenti e gli appalti pubblici. Quanto alla imposte diverse dall'Iva, i costruttori chiedono l'introduzione «in via stabile e strutturale, il principio di neutralità dell'imposta di registro nella fase di produzione dei processi di rigenerazione urbana». «Senza incentivi fiscali, infatti, la rigenerazione urbana non parte, mentre, con un sistema diretto a detassare l'acquisto di immobili da rigenerare completamente, si renderebbero fattibili operazioni complesse di rinnovamento del patrimonio edilizio esistente», sostiene l'Ance.

In tema di reddito d'impresa i costruttori ritengono che «l'estensione della cedolare secca per le locazioni di immobili non abitativi promosse dalle persone fisiche» rappresenta una misura «del tutto insufficiente per rispondere alle attuali esigenze di ampliare il mercato degli affitti, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo». I bisogni del mercato richiederebbero invece «operatori professionali, gli unici in grado di offrire soluzioni "integrate e di qualità", e che oggi, invece, scontano una tassazione elevata e penalizzante». Si chiede pertanto di considerare fiscalmente «i fabbricati locati alla stregua dei beni strumentali da assoggettare, quindi, ad ammortamento e con deducibilità piena delle spese di manutenzione, detraibilità dell'Iva e deducibilità dell'Imu». Infine, nell'ambito della riforma dell'Ires, l'Ance chiede un intervento «sugli interessi passivi relativi ai finanziamenti contratti per la costruzione degli immobili destinati alla vendita, attualmente deducibili nei limiti del 30% del Rol, per i quali va ripristinata la piena deducibilità come previsto sino al 2018».

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