Urbanistica

Nessun inceneritore sulla strada del vino: l'Alto Adige boccia il progetto di Pa Holding

di M.Fr.

(nell'immagine il render del termovalorizzatore)
Arriva il no ufficiale e definitivo al progetto di un nuovo inceneritore in provincia di Bolzano. L'impianto è stato proposto dalla società Pa-Holding dell'imprenditore locale Patrick Santini. Per la localizzazione, il proponente ha scelto il comune di Cortaccia, poco più di 2mila abitanti al confine con la vicina provincia di Trento. Più precisamente, Cortaccia confina con il comune di Magrè sulla Strada del Vino e con il comune di Roverè della Luna (Tn) a sud, e poi con Predaia (Tn) e Ton (Tn) a ovest, con Termeno sulla Strada del Vino (Bz) e con Egna (Bz) a est.

«Il progetto per la costruzione di un impianto di trattamento termico di rifiuti nel comune di Cortaccia sulla Strada del Vino, presentato dalla ditta PA-Holding, non verrà realizzato», ha ribadito ieri il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher al termine della seduta di giunta. «L'impianto - ha spiegato Kompatscher - contrasta i nostri obiettivi di politica ambientale e anche il piano di gestione rifiuti della Provincia, per tale ragione non sarà realizzato, non perché abbiamo qualcosa contro l'impresa».

Il progetto, ricorda una nota della provincia autonoma, era stato sottoposto a valutazione di impatto ambientale, il Comitato ambientale aveva espresso parere negativo, e quindi il 31 luglio scorso la Giunta provinciale lo aveva respinto all'unanimità. L'esecutivo aveva condiviso appieno le valutazioni del Comitato ambientale in merito al progetto, quindi l'impresa aveva fatto ricorso sostenendo che la delibera di diniego del progetto vieta l'importazione di rifiuti contravvenendo al principio generale di libera circolazione delle merci. «Secondo la giunta provinciale - ha sottolineato sempre il presidente Kompatscher - il ricorso è infondato».

Impianto sovradimensionato
L'inceneritore viene considerato largamente sovradimensionato rispetto al fabbisogno, e fonte di emissioni che peggiorerebbero la qualità dell'aria nella zona. Il progetto è infatti dimensionato per trattare 95mila tonnellate l'anno di rifiuti speciali non pericolosi prodotti in territorio provinciale, contro le circa 40mila tonnellate prodotte nel 2016 e le circa 30mila tonnellate prodotte nel 2017. Il piano rifiuti provinciale, già prevede che nell'attuale termovalorizzatore di Bolzano vengano trattate tra le 23mila e le 28mila tonnellate l'anno di rifiuti speciali. Per la restante quantità di rifiuti (72mila tonnellate l'anno), spiega la Provincia, «non è possibile sapere la tipologia e neppure la provenienza». «In tal modo - spiegato il presidente Kompatscher - per la Provincia non sussisterebbe la necessità di approvare la realizzazione di un altro impianto che per la capacità di 95.000 tonnellate all'anno tratterebbe solo una parte di rifiuti originati in territorio altoatesino, un aspetto in contrasto con il principio di prossimità».

Emissioni eccessive
«Secondo i dati di progetto - ha aggiunto Kompatscher - si può stimare che l'impianto emetterà circa 32 tonnellate all'anno di ossidi di azoto che porterebbero ad un aumento delle emissioni del 3% in Bassa Atesina. Inoltre, a seconda dei rifiuti trattati, si stima un aumento delle emissioni di biossidi di carbonio superiore al 10%». Inoltre il progetto prevede anche la reintroduzione delle scorie nel processo di gassificazione «in contrasto - sottolinea una nota della provincia - con la normativa provinciale che vieta di miscelare rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi». Senza contare che la produzione di grande quantità di energia termica andrebbe sprecata «non essendoci in zona potenziali utilizzatori adeguati».

Le altre ragioni del no
La provincia sottolinea inoltre che «manca la necessaria esperienza nella gestione di impianti del genere, realizzati sino ad ora solamente in Giappone». Altri aspetti negativi sono riferiti all'inquinamento acustico (superamento dei limiti notturni, transito di automezzi pesanti) e all'impatto paesaggistico (vicinanza del parco naturale Monte Corno, impianti previsti con altezze fino a 40 metri). Senza contare che il piano urbanistico del Comune di Cortaccia esclude l'insediamento, nella zona produttiva Via dell'Adige, di impianti con attività di raccolta, lavorazione, trasformazione e incenerimento di rifiuti, difficilmente compatibili con altre attività.

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