Appalti

Basta proroghe e bandi-fotografia: i paletti di Cantone per gli appalti alle coop sociali

di Mauro Salerno

Mai più sistema-Buzzi, con appalti milionari destinati all'asilo degli immigrati o al reinserimento lavorativo di detenuti o svantaggiati che invece finiscono per ingrassare amministratori di coop dalla "mazzetta" facile insieme a politici e funzionari senza troppi scrupoli. C'è il sistema degli appalti affidati alle cooperative sociali scoperchiato dall'inchiesta "Mafia capitale" - quello, per intenderci, degli immigrati che rendono più del traffico di droga - sullo sfondo della delibera appena approvata dall'Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.

In 43 pagine di istruzioni sulla corretta gestione dell'affidamento «di servizi a enti del terzo settore e alle cooperative sociali» (delibera n. 32/2016) il numero uno dell'Anac passa in rassegna tutti i passaggi normativi situati in quell'area grigia delle deroghe alle regole ordinarie che hanno consentito di alimentare per anni un sistema malato. Per ogni "bivio" Cantone indica la strada da percorrere per stare allontanare il rischio-corruzione. Quando sarà operativa la riforma degli appalti cui sta lavorando in questi giorni il governo, rispettare le linee guida dell'Autorità diventerà obbligatorio per Comuni e altri enti appaltanti. Per ora allinearsi al vademecum rimane ancora una facoltà. Ma con la bufera sollevata dal caso Buzzi-Carminati sembra veramente difficile che qualche amministrazione si prenda ora il rischio di ignorare le indicazioni dell'ex-magistrato, per poi vedersi magari contestare la scelta nell'aula di un tribunale, fosse pure amministrativo.

Alla base del manuale la constatazione che le deroghe ritagliate su misura per gli appalti legati ai servizi sociali - 7 miliardi di spesa comunale nel 2012 - permettono di aggirare le gare. Di qui la necessità di limitare al minimo le scorciatoie per garantire trasparenza e parità di trattamento tra gli operatori del settore. Cuore delle linee guida sono le istruzioni per l'affidamento dei servizi alla persona. Tra gli "alert" di Cantone uno riguarda un sistema tipico per restringere la concorrenza: limitare la partecipazione alle gare o prevedere dei punteggi premiali per le imprese che svolgono o hanno già svolto servizi dello stesso tipo nel territorio di riferimento. È il caso dei cosiddetti bandi-fotografia: in apparenza legittimi ma capaci di indirizzare l'aggiudicazione verso questa o quell'impresa. Un caso che, secondo le rivelazioni di Luca Odevaine, si è posto, per esempio, nella gara per la gestione del centro per i richiedenti asilo («Cara») di Mineo.

Nella stessa occasione l'Anac ha anche contestato la scelta di affidare con un solo appalto la gestione di servizi eterogenei. Anche questo un sistema per limitare la concorrenza ed escludere la partecipazione delle piccole e medie imprese. Da evitare anche il rischio «lock in». È quello che capita quando si sceglie di individuare le strutture destinate all'accoglienza tra quelle di proprietà di privati, invece che tra gli edifici pubblici, magari dismessi come ex caserme o vecchi ospedali. Se non si separa la gestione del servizio dalla proprietà della struttura, segnala Cantone, diventa difficile assegnare l'appalto a qualcun altro alla scadenza prevista dal contratto. E qui si parte con le proroghe: altro sistema per aveitare la concorrenza e le gare.

Soprattutto l'ex magistrato pone l'accento sulla necessità di evitare le assegnazioni al massimo ribasso e l'obbligo di controllare la qualità dei servizi («anche con questionari di rilevazione»). Un accorgimento da usare in particolare quando il servizio ha anche l'obiettivo del reinserimento lavorativo di persone svantaggiate. Se l'obiettivo non viene rispettato, addio contratto: si «impone la cessazione del rapporto». Da controllare anche la permanenza dei requisiti che hanno consentito gli affidamenti in deroga al codice, come l'iscrizione all'albo delle coop sociali. Anche questa una causa di risoluzione del contratto.

Da ultimo i controlli sui requisiti di moralità. Con un'indicazione specifica per le coop indirizzate al reimpiego lavorativo dei detenuti. Sul punto Cantone chiarisce che le deroghe relative a precedenti condanne civili o penali si applicano «esclusivamente» ai soci e ai lavoratori. Niente sconti invece per amministratori, procuratori e direttori tecnici.

La delibera n. 32/2016 dell'Anac

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©