Appalti

Anas chiede i danni a Strabag-Cmc-Glf per le gallerie malcostruite del Quadrilatero

di Alessandro Arona

L'Anas mostra la faccia dura nei confronti delle imprese di costruzione, e vuole farlo sapere a tutti. L'8 novembre la società strade, insieme alla controllata Quadrilatero spa ha fatto causa per danni, al tribunale civile, contro il general contractor «Val di Chienti» del primo macrolotto del Quadrilatero Marche Umbria, composto da: Strabag Ag (il colosso austriaco delle costruzioni), Cmc di Ravenna, Grandi Lavori Fincosit e Consorzio stabile Centritalia. L'Anas ha chiesto 450 milioni di euro di danni. «Con questo atto - spiega l'Anas - chiediamo il ristoro di tutti i danni subiti e subendi in relazione alla non conforme esecuzione delle opere, agli intervenuti ritardi nel completamento delle stesse nonché al rilevante danno all'immagine».

La vicenda è quella scoppiata ad aprile 2015, in seguito alle denunce anonime di un operaio alla trasmissione Report, negli ultimi giorni di presidenza di Pietro Ciucci. «Nostri successivi controlli - spiega al Sole 24 Ore il presidente Gianni Vittorio Armani - hanno accertato lavorazioni non conformi. Anche nell'altro macrolotto del Quadrilatero abbiamo fatto contestazioni formalil, ma il general contractor guidato da Astaldi le ha risolte subito, rinunciando a ogni riserva. Con Strabag invece la soluzione delle problematiche è stata articolata e faticosa, e per risolvere la non conformità ci è voluto un anno, con conseguente slittamento del tratto di strada interessata (e 9 km che avevamo già aperto sono stati richiusi e aperti dopo un anno). I costi, circa 50 milioni di euro, li hanno sopportati interamente loro, ma hanno iscritto riserve per 1,4 miliardi di euro, sulle quali c'è un contenzioso giudiziario in corso».

Sul caso specifico forniamo più avanti altri dettagli. Ma il messaggio che Armani (in carica da fine maggio 2015) vuol fare arrivare al mondo delle imprese è generale. «Con la nuova presidenza - spiega - abbiamo creato una Direzione ingegneria e verifica, abbiamo cioè deciso controlli più stringenti sia sui progetti sia sui lavori in corso; il sistema del georadar per le verifiche delle gallerie è stato generalizzato dopo il caso Quadrilatero. Seconda novità: abbiamo creato una Direzione legale, per difenderci con più efficacia sui contenziosi, e anche dissuadere le imprese da ribassi temerari».

Sul tema dei contenziosi aggiunge: «Il sistema del general contractor in teoria consente la realizzazione delle opere "chiavi in mano", a prezzo chiuso, senza possibilità di iscrivere riserve. In realtà in Italia non è andata così, e anche l'Anas ha subito e perso pesanti contenziosi, penso al 5° macrolotto della Salerno-Reggio. Però c'è un'alta possibilità di perdere se ci si difende male. C'è stata una diffusa tendenza delle imprese con l'Anas a fare maxi ribassi in gara, sapendo che si poteva recuperare con le riserve». Im messaggio di Armani è dunque: ora non accadrà più.

La vicenda Quadrilatero
Il tratto aperto al traffico nel luglio scorso lungo la direttrice Foligno-Civitanova Marche, in variante alla strada statale 77 "della Val di Chienti", è lungo complessivamente 35 km e si estende da Foligno (innesto SS3 "Flaminia") a Muccia (MC), dove si connette al tratto già esistente, completando e rendendo fruibile l'intero itinerario di 95 km fino a Civitanova Marche, dove a sua volta si innesta all'autostrada A14 e alla strada statale 16 "Adriatica". Il nuovo tratto comprende 13 gallerie per un'estensione complessiva di ben 21 km (pari a oltre il 60% del tracciato aperto). Tutte le gallerie sono realizzate a doppia canna (una per ogni senso di marcia). La galleria più lunga è la galleria "Varano", di 3,4 km, nel comune di Serravalle.

Report mette in onda il 12 aprile 2015 le segnalazioni (anonime) di operai sui cantieri della Ss 77 che segnalano la non corretta esecuzione dei lavori nella galleria "La Franca", nel tratto non aperto al traffico. «Nei giorni successivi - racconta Armani - l'allora presidente Ciucci contestò le dichiarazioni di Report. Il 22 aprile mi sono insediato io, e tra le prime cose che ho fatto c'è stato l'ordinare controlli non distruttivi "Georadar" finalizzati alla verifica degli spessori dei rivestimenti definitivi della galleria. A seguito di ciò sono state avviate indagini dalla Procura della Repubblica di Spoleto, nonché richieste informazioni dalla Corte dei Conti, Procura Regionale dell'Umbria e dalla Prefettura di Macerata».
«Subito dopo - prosegue - abbiamo affidato con gara a due laboratori ufficiali il compito di effettuare ulteriori e approfondite indagini su tutte le gallerie realizzate. I risultati sono arrivati a fine 2015, e hanno confermato in alcune opere d'arte, tra le quali la galleria La Franca, la presenza di vuoti e di sottospessori del rivestimento delle gallerie, già evidenziati dalle precedenti campagne di indagine effettuate anche dal Contraente generale. Le indagini hanno comunque accertato che non esistono rischi di natura statica delle gallerie stesse».

«La qualità e la quantità del calcestruzzo - spiega il presidente - erano in linea con il contratto, anzi anche superiore la qualità. Tuttavia la galleria era disassata, cioè il calcestruzzo che riveste il "buco" nella montagna non aderiva bene al buco stesso, per cui c'erano in alcuni punti dei vuoti o degli spessori ridotti. Si è rinforzato con perforazioni e innesti di acciaio in roccia, nel lungo termine una soluzione meno performante per la durabilità dell'opera d'arte, perché c'è più rischio di infiltrazioni».

L'alta sorveglianza non basta con il general contractor? «Il controllo dei materiali rientra nell'alta sorveglianza - risponde Armani - lo abbiamo sempre fatto nei Laboratori Anas di Cesano (Roma). Ora però usiamo sempre anche il Georadar, una tecnologia recente che abbiamo adattato alle nostre esigenze, che consente di verificare la conformità complessiva dell'opera al progetto».
Al di là del caso del general contractor, comunque, «uno dei problemi che stiamo risolvendo è il fatto che finora Rup, direttore lavori e collaudatore, rispondono ognuno al principio della responsabilità, ma senza coordinarsi nel metodo con gli altri collaudatori Anas. Ora invece stiamo standardizzando le procedure. Vogliamo togliere i corrispettivi individuali per il rischio, ma dando strumenti che standardizzino le procedure e defniscano costantemente nuovi benchmark a cui tendere».

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