Urbanistica

Consumo di suolo, per evitare la tagliola non serve il permesso (basta la richiesta)

di Giuseppe Latour

Sarà sufficiente, per mettersi al riparo, avere presentato un’istanza per l’approvazione del proprio intervento di costruzione prima dell’entrata in vigore della legge. È con questa deroga, al voto con ogni probabilità giovedì prossimo, che la maggioranza si prepara a chiudere la polemica con i Comuni e a mandare in porto il Ddl sul consumo di suolo, in prima lettura alla Camera. L’aula di Montecitorio, nel corso di una mattinata di discussione, ieri ha completato il voto su dieci degli undici articoli del testo. Anche se tra gli operatori, Comuni in testa, restano forti dubbi sui troppi vincoli posti dalle nuove norme.

Insomma, siamo alle battute decisive. Così, il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti auspica: «Mi auguro si possa tagliare al più presto alla Camera e poi rapidamente nella lettura al Senato un traguardo straordinariamente importante per il nostro paese». All’appello adesso mancano solo le correzioni sull’articolo 11, relativo alla fase transitoria, il tassello più contestato del provvedimento. Qui i relatori (Chiara Braga e Massimo Fiorio, entrambi del Pd) hanno in programma di inserire solo una modifica. Saranno, così, fatti salvi gli interventi per i quali «i soggetti interessati abbiano presentato istanza per l’approvazione prima della data di entrata in vigore» della legge. In questo modo, secondo quanto spiega proprio la responsabile Ambiente del Pd, Chiara Braga, «abbiamo risposto alle osservazioni che ci erano arrivate dall’Anci sul rischio di ricorsi e contenziosi con operatori che avevano già acquisito delle aree. La riformulazione fa salvi gli interventi su cui è stata già presentata un’istanza». Ma non solo. Si stabilisce anche che tutte le opere pubbliche o di pubblica utilità sono consentite, «previa obbligatoria valutazione» delle alternative di localizzazione che non determinino consumo di suolo. Insomma, arrivano forti aperture. «Mi sembra – spiega Fiorio - che siano state appianate le divergenze delle scorse settimane, andando incontro alle richieste che ci erano arrivate. Non si può certo dire che questa legge blocca l’edificazione».

Stefano Lo Russo, assessore all’Urbanistica di Torino e presidente della commissione Urbanistica dell’Anci è d’accordo: «Siamo contenti che siano state recepite le nostre richieste, la vecchia impostazione avrebbe prodotto un blocco e un contenzioso a cascata». Anche se tiene a precisare che «noi avremmo preferito un’impostazione diversa, nella quale dare maggiore peso al tema della rigenerazione, partendo dal basso e dalla necessità di semplificazioni amministrative, premialità e incentivi fiscali». Insomma, il testo che uscirà dalla Camera potrebbe creare troppi vincoli.

Tornando alle modifiche votate ieri, quella principale è arrivata in seguito a una proposta della maggioranza Pd. Stabilisce che «allo scopo di favorire la sicurezza e l’efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, per gli edifici residenziali in classe energetica E, F o G, o inadeguati dal punto di vista sismico o del rischio idrogeologico», sono consentiti interventi di demolizione con ricostruzione, all’interno della stessa proprietà. Questi interventi, che dovranno portare a una prestazione energetica di classe A o superiore, potranno beneficiare di uno sconto sugli oneri da versare per il permesso di costruire. Saranno le Regioni a dover quantificare questo bonus. Un emendamento che fa il paio con un’altra modifica, che istituisce uno sconto anche per gli interventi di recupero. In caso di ristrutturazioni, «i Comuni provvedono a modulare la determinazione dei costi di costruzione in modo da garantire un regime di favore». Insomma, gli sconti sui costi di costruzione potranno essere applicati anche alle ristrutturazioni.

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