Urbanistica

A Saronno l'Accademia di Brera rianima l'ex Isotta Fraschini

Un progetto sostenibile prevede campus, museo e un parco su un'area di 120mila mq collegata con Milano

di Paola Pierotti

Architettura, urbanistica ed ecologia, memoria e genius loci, riusare i brownfields, puntare sul futuro dei giovani. Sono questi gli ingredienti dell'operazione di rigenerazione urbana che sta decollando nella città metropolitana, nel comune di Saronno, sotto la guida dell'imprenditore Giuseppe Gorla, ex manager con un lungo trascorso in Accenture, che ha comprato la ex Isotta Fraschini, facendo seguito ad alcune aste andate deserte. Un'area di 120mila mq di superficie, da valorizzare con un parco di 60mila mq, facendo leva sulla cultura e l'arte e tenendo conto delle potenzialità dell'asse ferroviario che collega Milano con Malpensa.

Saronno, infatti, è la seconda stazione in Lombardia per numero di passeggeri, e Ferrovie Nord non potrà che essere un interlocutore privilegiato contando sul trasporto pubblico e sui flussi di centinaia di fruitori da Milano, dall'hinterland, ma anche dall'estero. «Questo è stato uno dei primi insediamenti industriali, sviluppato a partire dal 1880 – racconta Gorla – una fabbrica automobilistica, ma soprattutto per i motori, dai camion agli aerei, nel 1930 è stato acquistato da Caproni. Un'area strategica a 200 metri in linea d'aria dal centro di Saronno e a 100 dalla stazione ferroviaria. Un territorio interessante e di alto valore per gli appetiti immobiliari».

Per la sua storia, le dimensioni e la posizione, il destino della ex Isotta Fraschini sembrava segnato, potenzialmente anche per un intervento immobiliare da 500, 600 alloggi. Ma la rigenerazione ha preso un'altra piega e, coinvolto fin dalla prima ora l'architetto Cino Zucchi (si legga l'intervista a destra) per disegnare il masterplan dell'area, si è deciso di investire su un mix funzionale ad alto valore aggiunto. In primis «un polo universitario, con l'adesione da parte dell'Accademia delle Belle Arti di Brera come – racconta Gorla – con un museo al suo interno, strumentale alle attività della formazione. Un polo museale che dovrà recuperare la storia del lavoro, ma anche supportare i nuovi mestieri. Terzo ingrediente sarà il verde che per noi è l'armatura, l'elemento che giustifica tutto il resto: migliora la qualità del vivere e garantisce l'inclusività».

Sul verde si sofferma anche l'avvocato Angelo Proserpio che per conto di Gorla segue l'iter procedurale. «In operazioni come queste – spiega l'avvocato – il verde non manca, perché il Comune chiede inevitabilmente la cessione di aree a standard, ma in questo caso è in testa agli obiettivi». Non è greenwashing, ma «un punto di riferimento e ipotizziamo possa essere anche un richiamo turistico, un bosco: attraverso il parco si vorranno riqualificare le attività che si svolgeranno nei manufatti edilizi. E l'ambizione è quella di poter coinvolgere anche architetti del paesaggio della scuola di Gilles Clément». La proprietà si chiama Saronno-Cittàdeibenicomuni, è una srl, e Gorla e Proserpio stanno lavorando supportati da alcuni costituzionalisti per riprendere il lavoro iniziato nel 2008 da Stefano Rodotà e dall'omonima commissione.

«Si parte da qui – raccontano – per la messa in sicurezza di questo patrimonio, ma si guardano anche ad altri beni comuni della città storica, palazzi di rilievo che potrebbero trovare un loro futuro, inseriti in un piano urbanistico condiviso con i cittadini».A Saronno, 40mila abitanti e tra le prime dieci peggiori città europee per inquinamento, è partito un laboratorio di rigenerazione, ambientale e sociale. «Il rischio dell'investimento iniziale, ma anche una vision precisa che ha aspettative di ritorno quantificabili. Da qui l'idea del campus e dei giovani. Dove i talenti si formano – commenta Gorla – arriva l'attrattività del capitale». L'area è stata acquistata nel novembre 2019, la proprietà conta di metterla a disposizione della cittadinanza in cinque anni.

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