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Coronavirus - Gas, acqua e settore elettrico avanti senza Cig

Le società dei servizi pubblici essenziali di gas, elettrico e idrico scelgono la via degli strumenti contrattuali per evitare il ricorso alla cassa integrazione. Non mancano le eccezioni, come A2A, ma molte grandi società, da Hera ad Acea ed Iren, hanno incanalato così gli accordi con i sindacati di settore, nati per affrontare l’emergenza sanitaria del Covid-19, coniugando la garanzia del mantenimento dei servizi e la salvaguardia della salute e del potere di acquisto dei lavoratori. Lo stesso orientamento è stato riscontrato in molta parte del comparto elettrico, da Terna a Edison, Tirreno Power, Erg, Sogin e in quello idrico, a partire da una società come l’Acquedotto pugliese. Trattandosi di servizi pubblici essenziali, quindi non interrompibili, la prima questione che le parti hanno affrontato è stata la dotazione e l’uso dei dispositivi di protezione individuale per la difesa dal contagio e l’accensione di polizze assicurative per coloro che dovessero contrarre il virus. Tutti i lavoratori per i quali la tecnologia lo ha consentito hanno svolto la loro attività da remoto. Gli operativi sul campo sono invece stati impiegati con assetti minimi per garantire il servizio, lasciando a casa, ma reperibile, una parte importante dei tecnici pronti a intervenire in caso di emergenza.

Il prolungarsi dell’emergenza sanitaria ha aperto diversi scenari, soprattutto per coloro che svolgono mansioni non remotizzabili. Uno di questi è stato il ricorso alla cassa integrazione su cui il sindacato ha espresso fin da subito la propria contrarietà. «Abbiamo elaborato una strategia politica, che prevede la gestione di questa situazione attraverso accordi aziendali che non prevedono l’uso di ammortizzatori sociali, soprattutto nelle aziende più solide dal punto di vista economico, per lasciare i fondi messi a disposizione dal Governo, ai lavoratori delle imprese più disagiate che si trovano nella impossibilità di adottare strumenti alternativi», spiega il segretario generale della Uiltec, Paolo Pirani. I negoziati, oggi, fanno dire che l’obiettivo è stato in gran parte raggiunto, perché gli accordi nazionali siglati nel settore elettrico e nelle principali multiutility, hanno cercato di affrontare l’emergenza attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla contrattazione.

L’accordo più rappresentativo per numero di addetti coinvolti e per il principio solidaristico che ha messo in atto è sicuramente quello di Enel. La società ha istituito una banca delle ferie che si regge su un contributo aziendale di 29mila giorni e su quello volontario dei lavoratori, da redistribuire tra gli addetti maggiormente interessati dalla riduzione di attività. È stato un solco, quello tracciato da Enel, su cui si sono mosse altre società. Tra cui le cosiddette multiutility che hanno scelto di fornire permessi retribuiti e di avviare le banche delle ferie solidali, dove, come è accaduto in Iren, il primo contributo è arrivato proprio dai manager. Per far fronte al calo delle attività la società ha deciso la possibilità per coloro che non hanno ferie maturate residue di usare permessi da recuperare nel corso dell’anno, attraverso le ferie solidali. Per fronteggiare il calo delle attività è stato individuato anche il ricorso alla formazione, con giornate di training online. In Hera il piano ha previsto l’uso di ferie e congedi retribuiti pregressi o maturati per consentire ai lavoratori, la cui prestazione non è necessaria in questa fase, l’astensione dal lavoro senza perdita della retribuzione. Da parte dell’azienda c’è stato l’impegno a bilanciare, attraverso la rotazione del personale, la ripartizione delle attività. Smart working, smaltimento ferie, ex festività soppresse e conto ore in maniera graduale in base alle spettanze di ciascuno, chiusura collettiva dal 10 al 24 aprile in cui usare le ferie del 2020, fruizione di giornate di formazione da remoto, sono i perni su cui si regge l’accordo di Acea. Acquedotto Pugliese ha puntato soprattutto su lavoro da remoto e smaltimento ferie. «Nei settori che il Governo ha inserito nel criterio di essenzialità – dice il segretario generale della Filctem, Marco Falcinelli - abbiamo sottoscritto accordi che utilizzano tutti gli strumenti messi a disposizione dai contratti nazionali di lavoro per gestire questa fase emergenziale spostando più avanti possibile, nella speranza che non sia necessario, il ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali». Per Nora Garofalo, segretaria generale della Femca-Cisl «gli accordi di molte utility hanno il merito di aver utilizzato nel miglior modo possibile tutti gli strumenti previsti nelle pieghe dei contratti nazionali e negli stessi accordi aziendali». La sindacalista aggiunge però: «Non posso invece non stigmatizzare il comportamento di altre realtà, sempre pubbliche o a capitale pubblico, che a parità di condizioni e di strumenti a disposizione hanno preferito fare ricorso alla cig, andando a intaccare un tesoretto che sicuramente è più utile a tante aziende in condizioni economiche peggiori». È quello che è accaduto, per esempio, in A2A che ha attivato per 9 nove settimane la cassa integrazione. L’accordo, siglato solo a livello regionale, prevede i meccanismi di rotazione in caso di fungibilità delle figure professionali a condizione che venga garantito il mantenimento dei normali livelli di efficienza. La società ha però deciso di anticipare e integrare in maniera molto significativa i trattamenti di cassa integrazione e di utilizzarli solo dopo lo smaltimento di tutte le spettanze che consentono l’astensione dal lavoro senza perdita della retribuzione.

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