Appalti

Intervento. Appalti, attenzione a non perdere la sfida dell'innovazione digitale

Con il nuovo regolamento è possibile mettere a sistema una serie di opportunità mancate negli anni scorsi a partire da project management e digitalizzazione dei progetti

di Antonio Ortenzi (*)

Siamo in un momento di gran fermento nel mondo degli appalti pubblici. Ci siamo ritrovati nella situazione di redigere l'ormai famoso regolamento in base al Dlgs 50 del 2016 e, dovuto dall'emergenza post Covid, il decreto semplificazioni. Il primo, con più di 330 articoli, tenta di mettere argine alla confusione generata con la legge sugli appalti ed ancor più dalla soft law nella selva dei decreti ministeriali e le delibere Anac mai emanate, ed il secondo cerca, a fronte di cospicui investimenti, di far ripartire a velocità sostenuta il mondo degli appalti pubblici. Si sta creando dunque una specie di bilancia nella quale in un piatto ci sono le esigenze di chi spinge verso un sistema regolamentatorio "old style" nella speranza che poco o nulla cambi se non a proprio favore e nell'altro invece si mira ad una sburocratizzazione mascherata da semplificazione che, a sentire alcuni punti di vista, sembra più un liberi tutti.

Anche dopo le affermazioni di Ignazio Visco, che è stato solo l'ultimo in ordine cronologico rispetto ad una lunga serie di voci autorevoli che si sono alzate in maniera marcata soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture, l'onere di redimere la questione è in mano al premier Giuseppe Conte che dovrà mediare tra le varie voci, spesso anche discordanti, che si susseguono nel mondo del comparto. Non di meno da un lato il ministero delle Infrastrutture con il ministro Paola De Micheli mette sul piatto tutte le questioni che incancreniscono da decenni ormai il settore ed alle quali si sta tentato di mettere un freno con il redigendo regolamento e dall'altra il Mise con il ministro Stefano Patuanelli che, forte del decreto sull'eco bonus al 110%, rivendica un ruolo chiave nel traguardare nuove strategie.

Due ministri che effettivamente stanno cercando la quadra nella direzione giusta, ma se non avranno la capacità di "mettere a terra" delle idee innovative e coraggiose (vedasi la capacità di far parlare i database in loro possesso o di loro dominio) potranno correre il rischio di ricreare sistemi legislativi fumosi e contrari allo snellimento delle procedure, incancrenendo ancora di più il sistema.

A far da cassa di risonanza in queste settimane è la realizzazione del nuovo ponte sul Polcevera a Genova che sembra rappresentare un centro di gravità attorno al quale tutto dovrebbe girare come esempio nella conduzione dei lavori nel rispetto di tempi, costi e qualità.

Probabilmente, come spesso accade in questi casi, in medio stat virtus.

La realizzazione del ponte sul Polcevera è effettivamente un esempio, ma è solo il più recente. In Italia, di conduzione lavori (perché di questo si tratta) in maniera performante, negli anni, se ne sono realizzati moltissimi in quanto abbiamo delle imprese, dei tecnici e dei manager construction (anche se questi scarseggiano) molto capaci e, ove se ne siano create le condizioni come a Genova, hanno performato in maniera egregia. Un esempio sono le nostre grandi aziende di costruzioni che all'estero danno lustro al brand Italia ed invece quando si misurano con appalti nel nostro paese si impantanano nella burocrazia con scarsi risultati.

Bisogna creare quindi le condizioni affinché nei grandi lavori complessi (ad esempio oltre il 100 mln di euro) e nelle opere strategiche utili al paese, le imprese ed i tecnici possano operare al meglio, replicando in parte il modello Genova anche applicando le buone tecniche di Project/Program management (Modello Bucci … applicato da Rina), con un'attenzione particolare alla fase iniziale ove scegliere il miglior contraente, sia esso per la progettazione, sia per l'esecuzione, diventi presupposto per attuare quella parte del codice, recepito dalle direttive europee verso il quale abbiamo fatto "orecchie da mercante". Ovvero quella parte che contiene strumenti innovativi come i test market, gli accordi di partenariato, i contratti di innovazione ed i dialoghi competitivi.

E poi c'è la questione delle opere piccole e medie, specchio e spina dorsale della nostra imprenditorialità. Prendendo d'esempio il titolo VI del redigendo regolamento sull'esecuzione dei lavori alcuni Capi e Sezioni, occorre rimarcare, sono quasi simili (se non a volte uguali) da circa 100 (cento) anni a questa parte. È proprio impossibile mettere a sistema questo tipo di procedure creando un modello? Dobbiamo per forza reinserirle in un regolamento legislativo piuttosto che inserirle, ad esempio, nelle Ntc (Norme tecniche di costruzione)?

Così non sovraccaricheremmo, rispetto al citato Titolo VI ed altri passaggi, l'ennesimo regolamento legislativo e daremmo una snellita ai 315 articoli di almeno, da una stima sommaria, del 65%. Le nostre Pmi del comparto non potranno che beneficiarne.

Infine, c'è la questione della digitalizzazione che quando mette piede nella parte legislativa lo fa, per l'ennesima volta anche in questo regolamento, in maniera timida. Abbiamo capito da tempo che se da un lato le buone di tecniche di management riescono a snellire le procedure ed a conferire trasparenza, la digitalizzazione riesce a dare una fotografia nitida del gemello digitale del costruito, che fino a qualche tempo fa non era nemmeno immaginabile. In quel caso la parte legislativa la deve fare da padrona. Innovare oggi significa, almeno per la metà, digitalizzare.

Un esempio? Prendendo sempre come riferimento il ponte sul fiume Polcevera, a livello di monitoraggio, si sono accorti che il ponte ha bisogno di un «as build» come gemello digitale in realtà aumentata che servirà a supportarne la manutenzione. Lo stanno realizzando e si sarebbe potuto spendere molto meno se il progetto del ponte fosse stato redatto in Bim.

Altro esempio in tema di digitalizzazione. Recentemente Anac ha emanato una proposta al governo che mira, in un'ottica di semplificazione, all'opportunità che le stazioni appaltanti (che in ogni caso, per numero, hanno bisogno di pesante snellimento) possano applicare le procedure di urgenza in un'ottica basata su due elementi: quello temporale (fino al 31 dicembre 2020) e quello sostanziale. Si è espressa, inoltre, dando indicazioni che hanno come obiettivo l'espletamento delle gare d'appalto in maniera digitale e la riduzione dei tempi di verifica dei requisiti dell'aggiudicatario entro un intervallo di tempi prestabiliti. Tra le altre cose Anac è entrata in merito all'interoperabilità delle piattaforme che "diventa così il fattore chiave per garantire qualità, unicità e certezza dei dati e la loro disponibilità per le diverse finalità di pubblicità, trasparenza e controllo della spesa, in linea con l'obiettivo della qualità nella raccolta dei dati sugli appalti pubblici individuato dalla Commissione Europea".

In tale direzione, a modo suo, si è mossa anche Anas del gruppo Ferrovie dello Stato che ha lanciato un servizio per le gare in streaming. Nello specifico, la soluzione adottata da Anas prevede che le operazioni di gara, che di solito sono svolte con presenza di pubblico, avvengano in "streaming" attraverso sistemi digitali in grado di garantire i necessari requisiti di sicurezza. La piattaforma permetterà quindi un adeguato e diversificato sistema di profilazione dei partecipanti, la completa visibilità dei concorrenti per l'interazione con la Commissione di gara, la registrazione delle sedute ma l'impossibilità per utenti esterni di effettuare autonome registrazioni. Tutto questo a vantaggio della trasparenza.

(*) Vicepresidente esecutivo Osservatorio infrastrutture Confassociazioni

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