Appalti

In salute i grandi costruttori: bilanci positivi, crescita all'estero, focus sul core business

di Aldo Norsa

Al vertice dell'imprenditoria delle costruzioni si respira un moderato ottimismo. Non solo l'attività all'estero continua a svilupparsi (con l'apertura di nuovi mercati nei Paesi più industrializzati) ma in patria qualcosa si muove: il Governo infatti ha un piano realistico di opere pubbliche che privilegia la conclusione di quelle già avviate. Questo si riflette in un miglior stato di salute dell'imprenditoria e quindi meno uscite dalla nostra classifica rispetto alle tre del 2015.
Nel 2016 infatti non apparirà la sola CoopCostruzioni (in liquidazione coatta amministrativa dallo scorso novembre) ma rimarrà Tecnis, pur vicina alla liquidazione se non sarà trovato un compratore. Quanto a Unieco in maggio fa ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 150 dipendenti su 390 ma attua un piano di dismissioni che - dopo la cessione del 40% di Clf (armamento ferroviario) in pegno alle banche, che potrebbe finire a Strukton - fa prefigurare l'alienazione della controllata Ambiente (già proposta due anni fa a Iren), leader nello smaltimento dei rifiuti tossico-nocivi.
Invece un'altra cooperativa, Acmar (in concordato preventivo misto con continuità aziendale dallo scorso ottobre) potrebbe tornare in bonis.

La salute delle altre grandi imprese si apprezza partendo dalle quotate (tre, senza Vianini Lavori il cui delisting è avvenuto lo scorso dicembre), delle quali sono già disponibili i bilanci 2015 (quando non le prime trimestrali 2016). Notando che nelle costruzioni appartengono a famiglie anche le imprese quotate e quindi il loro "flottante" è così limitato da ostacolare finanziamenti dal mercato. Un buon motivo per il delisting voluto da Francesco Gaetano Caltagirone che comunque ha in Borsa altre quattro società del gruppo.


LE IMPRESE QUOTATE (+ Vianini) , DATI 2015 COMPLETI


Salini Impregilo
, il cui bilancio 2015 non include ancora l'impresa statunitense Lane (acquistata lo scorso novembre), mostra ricavi in crescita dell'11,7% a oltre 4,7 miliardi (salirebbero a 6 miliardi considerando la citata Lane) di cui l'85% all'estero (82,7% nel 2014). Per il momento però non riesce a progredire dalla 16° posizione nella classifica europea. A livello reddituale ebitda ed ebit mostrano crescite rispettivamente del 13,7% e dell'11,3% ma l'utile netto cala del 20,3%.
Decisamente positiva è la situazione finanziario/patrimoniale con un ulteriore assottigliamento del già basso indebitamento del 70% e una lieve crescita del patrimonio netto (più 2,6%).
Il portafoglio ordini cresce solo del 2,9% superando i 33 miliardi di cui 26,2 nelle costruzioni (65,3% all'estero). Le ambizioni del gruppo milanese sono notevoli: il piano industriale 2016-2019 promette di raggiungere 9 miliardi di ricavi (il 30% dei quali negli Usa e il 20% in Europa per ridurre l'esposizione in mercati a rischio), un ebitda margin del 10%, un portafoglio ordini di 39 miliardi (solo 15% più dell'attuale).
Ma le previsioni non hanno convinto gli analisti, focalizzati su obiettivi 2016 inferiori alle stime. Con il risultato che il titolo ha perso ben 13,6% nel giorno seguente alla presentazione del piano (24.5.2016).

Astaldi, nel 2015 avvicina quota 2,9 miliardi di cifra d'affari (più 7,6%) ma perde una posizione nella classifica europea. Il peso dei ricavi internazionali sale dal 75,6% all'83%. Ebitda ed ebit crescono meno (rispettivamente 4,5% e 2,9%) mentre gli utili si mantengono (meno 0,9%).
Resta critica la situazione finanziaria: i debiti (più 23% a causa di un impegno eccessivo nelle concessioni, in particolare in Turchia) sfiorano il miliardo, ben superiori a un patrimonio netto pur cresciuto del 9,8%.
A livello commerciale le prestazioni sono migliori grazie a un portafoglio ordini (17,8 miliardi) arricchitosi del 29% (un quinto del quale in Italia).
Per far fronte alla criticità finanziaria il gruppo romano (che ha cambiato amministratore delegato lo scorso novembre) annuncia un piano quinquennale di dimezzamento dei debiti, giudicato ambizioso dagli analisti per proventi dalle vendite di concessioni sovrastimati.
Anche il primo trimestre 2016 conferma i trend: i ricavi crescono del 4,6%, l'ebitda del 6,2%, l'ebit del 10,7% e l'utile del 2,7% ma l'indebitamento finanziario sale a 1,2 miliardi.

Vianini Lavori (gruppo Caltagirone) nel 2015 riduce leggermente il fatturato (del 2,1%), ma vede crescere ebit e utile netto (rispettivamente del 5,9% e del 13,8%). La tradizionale posizione finanziaria netta attiva è più che raddoppiata (a 82,3 milioni) e anche il patrimonio migliora del 15,5%.
Il portafoglio ordini si conferma ai livelli del passato esercizio (solo più 0,9%) Sostenuto da una novità: il ritorno all'estero dopo il disinteresse di Caltagirone dell'ultimo trentennio, grazie a un contratto 400 milioni pro quota acquisito con Cmc in Svezia per la realizzazione di due tunnel stradali. Una mossa quasi obbligata per differenziare da un mercato italiano ostico per l'impresa (basti citare la vicenda romana della linea metropolitana C) con rischiose ricadute di immagine per le iniziative immobiliari del proprietario.

Infine il settore fondazioni di Trevi, che rappresenta il core business di Trevifin Industriale, il gruppo quotato, con un 62% del fatturato, cresce nel 2015 del 18,2% raggiungendo gli 847,5 milioni. Gli indici reddituali migliorano del 7,1%, l'ebitda e del 15,6% l'ebit; sale il patrimonio netto del 10% mentre il portafoglio ordini flette del 15,8%.
Quanto agli andamenti in Borsa, per le tre società ancora quotate, su base annua (a fine maggio), Astaldi perde 44%, Trevifin Industriale 33% e Salini Impregilo 22,4. A fronte di un calo dell'indice di Borsa del 23,1%.

LE ALTRE BIG DELLE COSTRUZIONI
Alcune altre grandi imprese sono quelle che annunciano le maggiori novità, o in termini commerciali o economico/finanziari o ancora organizzativi.

Condotte (gruppo Ferfina), dopo aver tentato senza successo di migliorare la situazione finanziaria emettendo un bond da 300 milioni, ha appena venduto all'inglese Infracapital (divisione di M&G Investments) l'80% del portafoglio ordini in ppp (700 milioni). Tra le opere interessate la cui realizzazione rimarrà a carico dell'impresa spiccano: gli ospedali di Vimercate e di Empoli, la Città della Salute a Milano, il people mover di Pisa, il nuovo carcere di Bolzano, ecc.

Pizzarotti sta perseguendo una strategia di consolidamento (anche finanziario) attorno al core business delle costruzioni e in questa direzione ha appena venduto Pizzarotti Energia a Holding Fotovoltaica (che fa capo a F2i): riguarda la concessione di un grande impianto fotovoltaico a terra nel Siracusano. Continua a spingere sull'estero (dove è ancora quella delle grandi che fattura meno) con quattro commesse in Perù (tre ospedali e un carcere) da 300 milioni.

Cmc di Ravenna conferma per il terzo anno ricavi oltre il miliardo, confermandosi la maggior cooperativa europea e crescendo del 6,5%. Ma deve ripagare un bond da 300 milioni concessole nel luglio 2014. A livello reddituale da un lato vi è la crescita del 14,4% dell'ebitda, ma dall'altro il calo del 9,1% dell'utile netto. Ottimi segnali arrivano dal portafoglio ordini, cresciuto del 20,8% (grazie a oltre 1,5 miliardi di nuovi contratti) e con una quota internazionale in ascesa dal 54% al 60%.

Itinera (gruppo Gavio) chiude il 2015 con un fatturato di 719 milioni (ridotto di un quarto per il contrarsi della domanda "in house"), ma con un portafoglio ordini balzato da 2,6 a 3,8 miliardi sta finalmente puntando sull'estero: partendo da zero dovrebbe raggiungere in tre anni un fatturato tra i 400 e i 500 milioni (su un totale di 700-800 milioni). Conferma questo obiettivo l'acquisto, lo scorso dicembre, da parte del gruppo del 41% del colosso brasiliano autostradale Ecorodovias per 529 milioni (molto più importante dell'accordo, lo scorso ottobre, con l'impresa omanita Federici Stirling Batco) nonché il secondo posto nella gara per il Storstrøm Bridge Project in Danimarca in consorzio con Condotte, Glf e Seteco Ingegneria.

Grandi Lavori Fincosit, impresa segnata dalle vicende del Mose anche per via del collegamento (azionario familiare con l'impresa Pietro Cidonio e la società di ingegneria Technital) tenta il rilancio con un nuovo presidente "di lungo corso". In primis negli Usa dove ha una filiale dal 1993. Grazie all'affitto (nel 2014) dalla procedura concorsuale del ramo d'azienda Seli Overseas, ha recentemente firmato contratti per oltre 260 milioni sia in Italia che negli Usa.

Il rilancio di Maltauro, dopo le vicende giudiziarie che ne hanno allontnato l'amministratore delegato, passa anche dal cambiamento di nome: senza grande fantasia in Icm. Ma anche dall'uscita di scena della famiglia omonima nei ruoli ufficiali a favore di manager Il 2015 vede il fatturato scendere a 482 milioni (meno 11,6%), ma mantiene la quota internazionale (61% contro 62,2%). Anche l'ebitda conferma i livelli del passato esercizio (meno 0,6%) mentre l'utile si assottiglia del 16,7%. Il portafoglio ordini scende da 2,5 a 2 miliardi per un'operazione di cancellazione di vecchi contratti in Italia ma la politica commerciale all'estero è in sviluppo.

La coop Cmb di Carpi si conferma sempre più leader in Italia per la realizzazione di edifici alti essendosi appena aggiudicato il contratto per la realizzazione a Milano anche della terza torre CityLife (Torre Libeskind), essendo già impegnata nella costruzione della Torre Generali (o Torre Hadid) nonché la ristrutturazione della Torre Galfa. Unica delle cooperative, con Cmc, ad avere un futuro (pur nella eccezionalità di non avere ancora ritrovato la strada dell'estero) dimostrato anche dal fatturato 2015 cresciuto del 12,2% (560 milioni).

Mantovani dopo aver fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria per crisi lo scorso novembre per 258 dipendenti, sta cercando ora un rilancio oltre confine come dimostra il primo contratto finalmente acquisito all'estero: in Giordania il porto di Aqaba per 40 milioni. I lavori marittimi sono infatti il punto di forza dell'impresa del gruppo Chiarotto (al centro di un sistema che include anche Fip Industriale, Hydrostudio, Palomar) sviluppati nel megaintervento del Mose. Che ha però anche segnato in negativo la vita aziendale.

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