Urbanistica

Roma arriva la tutela dell'Unesco ma l'area protetta (1.400 ettari) potrebbe triplicare con la "buffer zone"

di Massimo Frontera

Da un punto di vista strettamente urbanistico o edilizio, l'approvazione del piano di gestione dell'ampia area di 1.400 ettari del centro storico di Roma tra i siti dell'Unesco - firmata dal commissario Francesco Paolo Tronca lo scorso 29 aprile - non porta alcuna novità pratica. Il riferimento normativo principale resta il Piano regolatore, come pure le norme speciali per la tutela dei beni culturali e del patrimonio storico e architettonico.
Salirà però il livello di controllo e vigilanza internazionale sui 1.400 ettari centrali della città: praticamente tutto quanto è racchiuso all'interno delle mura Aureliane più le aree extraterritoriali della Santa Sede, sia nell'area del Vaticano sia a San Paolo Fuori le mura. Il piano avrà un impatto solo sui beni dei proprietari istituzionali coinvolti, quindi Stato Italiano, Santa Sede, Regione e Comune. Sono esclusi i proprietari privati. La vigilanza riguarderà solo gli interventi esterni e visibili sui beni (sono esclusi i lavori interni). Il piano di gestione da poco approvato dovrà essere presentato a Parigi, all'Unesco, da parte del ministero dei Beni culturali.

Le autorità italiane, come primo atto conseguente all'attuazione del piano di gestione, hanno già approvato una seconda perimetrazione - la "buffer zone" - che circonda il perimetro del sito Unesco, ma che è molto più ampia. Questa ampia perimetrazione è stata approvata da una commissione tecnico-scientifica e avrà bisogno (diversamente dal piano di gestione) di una approvazione da parte dell'Unesco, cui dovrà essere sottoposta entro il febbraio prossimo (e che dovrà essere approvata entro giugno 2017).
Il senso della "buffer zone" - cioè di una fascia di rispetto intorno ai siti segnalati dall'Unesco come Patrimonio dell'Umanità - è di evitare "aggressioni" all'area tutelata provenienti da aree confinanti o prossime. Evitare insomma, per esempio, che il sito Unesco sia deturpato o minacciato da opere realizzate a pochi metri dal "confine" del sito. Il perimetro che la Soprintendenza capitolina ha proposto all'Unesco è molto ampio.

"Buffer zone" ampia
L'area si stende a nord includendo Corso Francia, a ovest include comodamente tutto il quartiere Flaminio e va oltre, arrivando a Via della Camilluccia e includendo nell'ampio perimetro anche tutto il territorio di Boccea, con l'Università Cattolica e il Policlinico Gemelli. Il confine segue ancora Via della Pineta Sacchetti e abbraccia l'intera Villa Pamphili, corre verso sud fino all'incrocio tra Viale Marconi e Via Ostiense, includendo tutta l'area della Basilica di San Paolo. La maxi-cintura si estende verso est, incrociando Viale Cristoforo Colombo e ancora fino a includere tutta l'Appia Pignatelli, l'area delle catacombe di San Callisto per poi risalire a Nord lungo la ferrovia, fino a tagliare il Pigneto e la Via Prenestina e infine, seguendo la Circonvallazione Salaria, arriva a Corso Francia lungo via del Foro Italico e includendo Villa Ada. Un'area dunque che è grande almeno tre volte quella del sito Unesco che vi è all'interno.
«La "buffer zone" - spiegano all'Ufficio Unesco della Sovrintendenza Capitolina - rappresenta un'altra forma di tutela del sito. È una zona cuscinetto e serve per evitare anche nelle immediate vicinanze del sito quello che si spera di evitare che accada all'interno. La tutela non più finire sul perimetro esatto del sito. È chiaro che trasformazioni urbanistiche di un certo rilievo non ci potranno essere. È una tutele maggiore per la parte interna».

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Per la prima volta Roma partecipa al bando Mibact
Ma qual è il senso della gestione del sito Unesco? Una ricaduta pratica sono le risorse che lo Stato italiano mette annualmente a disposizione dei "gestori" dei siti tutelati. Il bando del Mibact - che mette a disposizione circa un milione di euro - è appena uscito e Roma potrà partecipare per la prima volta, in concorrenza con gli altri siti riconosciuti dall'Unesco in Italia. Il Sovrintendente capitolino, Claudio Parisi Presicce, ha già dei progetti da candidare per cercare di ottenere le risorse statali.

Il "disgelo" tra Italia e Santa Sede sui Beni culturali
L'approvazione del Piano di gestione del sito Unesco apre anche una nuova prospettiva per la tutela dei beni architettonici, perché - come sottolineano all'ufficio Unesco della Sovrintendenza - è la prima volta che la Santa Sede accetta di sedersi a un tavolo con lo Stato Italiano, oltre che con la Regione e il Comune, e condividere informazioni sulle azioni di tutela e di investimento sul suo patrimonio. «Finalmente ci si parla - sottolineano alla Sovrintendenza -. Ci sarà un tavolo transfrontaliero, Italia-Santa Sede, in cui ognuno dice quello che ha iniziato a fare e che farà nei prossimi tre anni: quanto costa, quanto tempo pensa di metterci, in alcuni casi anche i fondi ci sono e da dove arrivano, se sono pubblici o privati. Tutto alla luce del Sole». E per la prima volta lo Stato italiano avrà la possibilità di dire la sua sui beni della Santa Sede.

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