Fisco e contabilità

Tari, rischio rincari del 15% per pagare gli sconti alle attività chiuse - L'analisi di Ref

di Donato Berardi

L'epidemia di Covid-19 e il lockdown dall'8 marzo 2020 hanno avuto conseguenze anche sulla gestione dei rifiuti urbani. In questi mesi, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti sono stati assicurati con continuità. Un risultato conseguito grazie al pragmatismo delle istituzioni, alle deroghe per i depositi temporanei e gli stoccaggi, e all'impegno di operatori e lavoratori, che si sono trovati a gestire procedure nuove con incertezza e rischio professionale accresciuti. Superata l'emergenza sanitaria occorre ora prepararsi a fronteggiare le conseguenze economiche.

Arera ha riconosciuto che la sospensione delle attività economiche giustifica una riduzione della Tari. Alle famiglie in difficoltà economica andrà altresì assicurato un bonus sociale. Per finanziare questo intervento, Arera ha segnalato al Governo che sono necessari 400 milioni di euro. Una segnalazione che nel caso delle bollette elettriche ha trovato accoglimento in uno stanziamento di 600 milioni a valere su fondo emergenze Covid-19 presso Csea disposto dal Dl 34/2020. Un analogo trattamento non è stato assicurato alle bollette dei rifiuti.

Le quantificazioni indicano che per abbuonare la bolletta della Tari a 1,8 milioni di famiglie povere occorrerebbero almeno 373 milioni di euro. Questa è solo la punta dell'iceberg: un 27,3% di famiglie italiane ben prima dell'emergenza Covid-19 era a rischio di povertà o esclusione sociale (Istat 2018); le conseguenze della pandemia sul turismo, sulle attività ricettive, sulla ristorazione, suggeriscono che molti posti di lavoro andranno persi e molte imprese non riapriranno. I 4 milioni di lavoratori autonomi che hanno chiesto i 600 euro del sostegno Covid-19 testimoniano quanto concreta è la possibilità di mancati pagamenti della Tari. Un fardello insostenibile per un tributo che già prima dell'emergenza registrava 1,8 miliardi di euro di mancate riscossioni: valori che sono destinati a superare i 3 miliardi di euro.

La soluzione preferibile è utilizzare parte dei 3 miliardi stanziati dal Governo agli enti locali a copertura dei mancati introiti e assicurare la continuità dei servizi essenziali. Ma queste risorse, con ogni probabilità, non saranno sufficienti.

In mancanza di un trasferimento dedicato le risorse andranno trovate nel Pef della Tari: ergo lo sgravio concesso ad alcuni dovrà essere compensato dall'aggravio per qualcun altro. Le quantificazioni del laboratorio Ref Ricerche indicano che per offrire una riduzione media del 7% alle attività sospese sarà necessario aumentare del 15% la bolletta di quelle rimaste aperte. Un esito non necessariamente rispettoso del principio «chi inquina paga», giacché tra queste ultime vi sono anche attività penalizzate dal lockdown. Una strada non priva di insidie e foriera di contenzioso.

Allora le famiglie dovrebbero essere chiamate a contribuire, salvaguardando quelle in disagio economico: si tratterrebbe del male minore, giacché sono le uniche ad aver prodotto con certezza più rifiuti in questa serrata collettiva.

Occorre una rinnovata alleanza tra enti locali e operatori, e tra questi ultimi e il Governo. Una alleanza per assicurare un contributo alle famiglie povere e un sostegno alle imprese colpite. L'accoglimento delle istanze sarà possibile solo se selettivo, non per tutti.

La Fase 3 della Tari espone i bilanci degli enti locali al rischio di dissesto e quello degli operatori del servizio ad una catena di contagi e insolvenze.

(*) Ref Ricerche

Il documento di Ref Ricerche

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