Fisco e contabilità

Pnrr, tavolo governo-Comuni - Ragioneria: anticipi oltre il 10%

Vertice tra Garofoli, strutture tecniche, Anci, Invitalia e Cdp per più aiuti operativi. La consultazione sarà permanente. Istruzioni Rgs sui fondi e le verifiche a tutto campo sui conti

di Gianni Trovati e Patrizia Ruffini

Circondato dalle incognite politiche prodotte dalla caduta del governo, il lavoro tecnico sul Pnrr va avanti seguendo le tappe del suo impegnativo cammino nell’attuazione pratica. E parte il progetto di tavolo di confronto permanente fra il governo, a partire dalla segreteria tecnica di Palazzo Chigi sul Pnrr e dal Servizio centrale Pnrr presso la Ragioneria: tutte strutture che non subiscono gli effetti del cambio di governo perché sono escluse dallo spoils system, proprio per blindare l’attuazione operativa del Piano dalle tempeste della politica.

Il tema è stato al centro ieri di un vertice a Palazzo Chigi fra il sottosegretario alla presidenza del consiglio Roberto Garofoli e il presidente dell’Anci Antonio Decaro, con i coordinatori delle due strutture tecniche, Chiara Goretti a Palazzo Chigi e Carmine Di Nuzzo alla Ragioneria generale. Al tavolo anche gli amministratori delegati di Invitalia e Cdp, Bernardo Mattarella e Dario Scannapieco.

Tra i temi dell’agenda c’è infatti prima di tutto l’estensione degli strumenti di assistenza tecnica e di supporto operativo che stanno dando buona prova di sé su alcuni progetti. È il caso per esempio dell’intesa fra Invitalia e i sindaci sui piani urbani integrati e i piani sulla «qualità dell’abitare». Il meccanismo, che lascia ai Comuni la progettazione ma porta al centro le fasi chiave del lavoro di stazione appaltante, potrebbe essere esteso ad altri interventi. Tra gli obiettivi del tavolo permanente, idea rilanciata un mese fa nel convegno nazionale sul Pnrr promosso dall’Anci a Roma, ci sarà il monitoraggio in corso d’opera degli stati di attuazione e degli eventuali ostacoli nella declinazione territoriale del Pnrr; giudicata da Palazzo Chigi uno snodo cruciale per il successo complessivo dell’intero piano.

Sulla stessa linea va la nuova maxi-circolare licenziata dalla Ragioneria generale dello Stato (è la n. 29/2022, già su Nt+ Enti locali & edilizia di ieri)  che detta le istruzioni sui trasferimenti dei fondi del Recovery Plan dal centro alle amministrazioni impegnate come soggetti titolari o attuatori degli interventi: un trasferimento in tre mosse, articolate in anticipo, pagamenti intermedi e saldo finale, e circondato da una serie di verifiche a tutto campo. Cuore dei controlli sarà il sistema Regis, il cervellone elettronico del Pnrr costruito alla Ragioneria generale e alimentato dagli invii periodici dei dati da parte delle Pa centrali e locali coinvolte nel Piano; ma anche le singole amministrazioni dovranno modificare la gestione e le verifiche sui propri conti, come spiega il «Manuale delle procedure finanziarie» allegato alla circolare che in 9 capitoli passa in rassegna tutte le mosse contabili e le modalità per le richieste degli anticipi. Perché per esempio l’attuazione degli investimenti preme anche sulla spesa corrente degli enti (una scuola, dopo essere realizzata, va gestita, riscaldata e mantenuta), e le amministrazioni dovranno verificare la sostenibilità finanziaria delle spese correnti necessarie a regime per la gestione degli investimenti realizzati con i fondi Pnrr. Ma andiamo con ordine, guardando ai punti più sostanziali.

Primo: la platea degli uffici destinatari delle istruzioni è sterminata, perché accanto ai «titolari» degli interventi (sono 22), tipicamente i ministeri, comprende anche i «soggetti attuatori», che per oltre un terzo delle risorse Pnrr sono Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni. La ragione, e qui si incontra uno degli aspetti più rilevanti sul piano sostanziale fra quelli esaminati dalla circolare, è che il trasferimento di risorse può essere indirizzato direttamente ai soggetti attuatori, saltando il passaggio intermedio dell’accredito ai titolari degli interventi. In termini pratici, la questione riguarda le tante misure di cui è «titolare» un ministero, per esempio il Viminale o il ministero delle Infrastrutture, ma sono «attuatori» gli enti territoriali dove l’investimento si realizza. L’obiettivo è di velocizzare l’iter e per essere raggiunto ha bisogno di un accordo con l’amministrazione titolare, che presenta alla Ragioneria la richiesta di trasferire le risorse direttamente agli attuatori.

I fondi interessati da queste regole sono quelli presenti nella tesoreria statale dedicata al Next Generation Eu. E il loro passaggio alle amministrazioni avviene come si accennava seguendo un calendario in tre fasi, definito dal decreto Mef dell’11 ottobre 2021 (articolo 2, comma 2). La prima è l’anticipo, che può arrivare al 10% del totale ma può anche superare questa soglia in casi «debitamente motivati». L’anticipo può diventare più ricco, precisa la circolare, quando la quota standard del 10% si rivela insufficiente per raggiungere l’obiettivo specifico che il Pnrr collega all’intervento, per esempio perché la misura va attivata attraverso la creazione di strumenti finanziari come i fondi a leva o i fondi di garanzia. I pagamenti intermedi, nel meccanismo classico del Pnrr, sono «finalizzati a rimborsare le spese effettivamente sostenute e rendicontate». E la rata di saldo, pari al 10% del totale, arriverà quando sono attestate «la conclusione dell’intervento o la messa in opera della riforma, nonché il raggiungimento dei relativi Milestone e Target, in coerenza con le risultanze del sistema Regis». In una catena delle responsabilità che si estende dal centro alla periferia per provare a mettere in sicurezza il Pnrr anche dalle tempeste della politica.

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