Urbanistica

Opere abusive condonate, titolo impugnabile anche dopo anni se non se ne conosceva l'esistenza

Solo la conoscenza dell'esistena della concessione in sanatoria fa scattare per il terzo la decorrenza dei termini per impugnarla

di Domenico Carola

Anche nel caso di rilascio di condono edilizio, le conseguenze del decorso del termine decadenziale per impugnare da parte del terzo non possono che agganciarsi a una condizione di conoscenza da parte del ricorrente del provvedimento lesivo che non può desumersi dalla consapevolezza dell'esistenza dell'immobile cui il provvedimento si riferisce. Lo hanno stabilito i giudici della sezione quarta di Palazzo Spada, con la sentenza n. 3101/2022.

Il caso
Un contribuente con ricorso proposto dinanzi al Tar Puglia, Lecce, ha richiesto l'annullamento della concessione edilizia in sanatoria per l'ampliamento abusivo di un immobile collocato al primo piano di uno stabile, destinato a deposito, oltre che della Dia per lavori di manutenzione straordinaria consistenti nella demolizione della copertura in lastre di eternit e conseguente ricostruzione con solaio latero-cementizio, nonché del silenzio serbato dal dirigente dell'Utc.
Il Tar ha dichiarato irricevibile per tardività l'impugnazione avverso la concessione edilizia in sanatoria, irricevibile e inammissibile per difetto di interesse l'impugnazione avverso la Dia. Contro la sentenza der Tar il ricorrente ha proposto appello lamentandone l'erroneità, indicando varie ragioni.

La decisione
I giudici di Palazzo Spada hanno accolto l'appello ritenendo che non possa essere considerato irricevibile per tardività il ricorso proposto dal terzo nei confronti di un condono edilizio avente a oggetto l'ampliamento abusivo di un immobile, in quanto dalla lettura della relazione tecnica depositata in atti non si apprezza una situazione in ragione della quale il ricorrente potesse conoscere il titolo in sanatoria. Da ciò deriva un difetto di prova in ordine alla presunta conoscenza da parte dell'originario ricorrente della concessione edilizia in sanatoria.
Anche nel caso di rilascio di condono edilizio le conseguenze del decorso del termine decadenziale non possono che agganciarsi a una condizione di conoscenza da parte del ricorrente del provvedimento lesivo.
Situazione quest'ultima che non risultava provata e che non poteva desumersi dalla consapevolezza dell'esistenza dell'immobile al quale il provvedimento si riferisce.
Inoltre i giudici amministrativi hanno ritenuto fondata la doglianza con la quale è stata denunciata la violazione della disciplina sulla definizione agevolata delle violazioni edilizie, atteso che l'ampliamento oggetto di condono esprimeva una volumetria superiore al limite massimo di 750 mc.
Il citato limite volumetrico trova applicazione anche se i locali in questione risultano risalenti agli anni '50 del secolo scorso, poiché l'appellato non si è avvalso della possibilità di domanda di sanatoria differita entro 120 giorni dall'acquisto dell'immobile, anche perché il suddetto limite si applica anche in caso di destinazione non residenziale dei locali interessati.
Dalla caducazione del permesso di costruire in sanatoria ne consegue il venir meno in via derivata della Dia, che difetta, per essere efficace, del necessario presupposto rappresentato dal titolo edilizio che ne doveva costituire la base.
Né può essere addotta una tardività dell'iniziativa giurisdizionale di prime cure nei confronti del titolo citato anche considerato che dalla relazione di verificazione si evince che dopo la presentazione della Dia l'interlocuzione tra il denunciante e l'amministrazione si è caratterizzata per l'inoltro di un primo atto di diffida dall'eseguire i lavori che è stato superato dall'adempimento di quanto ivi prescritto e da un secondo atto di diffida adottato in ragione della comunicazione con la quale il titolare della ditta esecutrice delle opere edili comunicava all'Utc che i lavori di sua competenza erano sospesi per morosità del committente.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©