Fisco e contabilità

Borghi, chiude la lotteria dei 420 milioni Pnrr

Contro il meccanismo hanno protestato sindaci, comunità montane, Italia Nostra, Touring Club e Unione delle pro loco

di Gianni Trovati

L’ultimo contrasto si è acceso ieri in Abruzzo. Il Comune di Lama dei Peligni, 1.100 abitanti in un’area della provincia di Chieti abitata fin dal Neolitico come mostrano le pitture rupestri a pochi passi dal centro abitato, ha presentato un progetto che ha ottenuto 77 punti nella selezione regionale del bando Pnrr per la «rigenerazione dei borghi a rischio abbandono e abbandonati». Il problema è che Calascio (L’Aquila), 100 chilometri più su nel parco nazionale del Gran Sasso, di punti ne ha raggranellati 80. Su Calascio pioveranno 20 milioni di euro, una cifra che il mini-Comune (133 abitanti) raccoglierebbe con i tributi in 96 anni; a Lama dei Peligni invece non arriverà un centesimo. E, chiosa il sindaco, senza che siano chiare «le modalità di valutazione».

Il caso abruzzese è tutt’altro che unico. Perché come la più classica delle lotterie, il bando per i borghi del Piano nazionale di ripresa e resilienza separa di un soffio i fortunatissimi vincitori dagli arrabbiatissimi perdenti. E lo fa, spesso, con parametri oscuri per chi è fuori dalla stanza dei bussolotti. La stanza, o meglio le 21 stanze, sono nelle sedi delle Regioni e delle Province Autonome, che entro oggi manderanno al ministero la lista con il loro prescelto per la valutazione finale e il finanziamento del progetto: per questa via si spartiranno i 420 milioni della linea A del bando, in quote appunto da 20 milioni per ciascuno dei centri scelti dalle Regioni. Che hanno agito in ordine sparso. In Sicilia il borgo della Cunziria, nel Comune di Vizzini, è stato indicato dalla giunta regionale senza procedure a evidenza pubblica. In Piemonte, la Regione che con i suoi 1.046 mini-enti ha il record nazionale di piccoli Comuni, avevano deciso di destinare i 20 milioni a Stupinigi, che con la sua monumentale Palazzina di Caccia sabauda non è esattamente un borgo sperduto dimenticato dai turisti. L’idea ha animato una sollevazione che ha spinto la Regione a cambiare rotta e il ministero della Cultura a promettere per Stupinigi un finanziamento a sé. In Lombardia la sorte ha premiato Livemmo (170 abitanti in provincia di Brescia), nel Lazio Trevinano (140 abitanti; Viterbo), in Calabria Gerace, in Veneto Recoaro. E così via.

Le polemiche non sono state solo piemontesi o abruzzesi. Contro il meccanismo hanno protestato sindaci, comunità montane, Italia Nostra, Touring Club e Unione delle pro loco (nt+ enti locali & edilizia del 24 febbraio) uniti nella richiesta di una distribuzione dei fondi più ampia e condivisa sul territorio. Ma la macchina, ormai, era partita verso il traguardo di oggi. «Misura assurda e poco visionaria», commenta Marco Bussone, il presidente dell’Unione delle comunità montane. In gioco (la scadenza è sempre oggi) ci sono anche i 380 milioni della linea B del bando, che punta a premiare una platea più ampia, almeno 229 progetti. «Scelte del tutto inadeguate» anche lì, chiude Bussone: «Per orientare i fondi c’era la legge del 2017 sui piccoli Comuni. Perché è stata ignorata»?

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