Fisco e contabilità

Corte conti, correttivo in arrivo per il Pnrr - Scudo esteso a giugno 2024

Fitto: «Nessuno scontro, applichiamo le norme di Conte e Draghi». Oggi vertice con i magistrati. Relazione in cabina di regia: sulla richiesta di quarta rata tempi legati alla revisione del Piano

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

All’incontro con i vertici della Corte dei conti in programma oggi alle 15.30 il Governo si fa precedere dal deposito alla Camera dell’emendamento al decreto Pa che esclude il controllo concomitante dagli interventi del Pnrr e del Piano nazionale complementare e prolunga di un anno, al 30 giugno 2024, lo scudo che impedisce la contestazione del danno erariale per colpa grave a funzionari e politici.

Ma «non c’è nessuno scontro con i magistrati contabili», ribatte il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto nella conferenza stampa incastonata nel pomeriggio di ieri tra la cabina di regia in cui ha presentato la terza relazione semestrale sull’attuazione del Pnrr, la prima del Governo Meloni, e l’informativa in Consiglio dei ministri. «Il cosiddetto scudo per contrastare la paura della firma è stato approvato dal Governo Conte-2 nel decreto 76/2020 e prorogato dall’Esecutivo Draghi». Sempre il Conte-2, ricostruisce Fitto, ha rilanciato nello stesso Dl del 2020 il controllo concomitante previsto fin dal 2009: «Sono tutte norme precedenti al Pnrr, mentre il collegio istituito dalla Corte si occupa solo del Piano ignorando le norme del decreto 77/2021». Anche se in quel testo c’è un riferimento esplicito al «controllo sulla gestione».

«Da noi nessun attacco», rimarca il ministro. «Sono altri, semmai, che alzano i toni». Il riferimento è allo «sconcerto e stupore» evocato lunedì dalla nota con cui l’Associazione dei magistrati contabili ha rilevato il rischio di «iniziative estemporanee gravemente lesive del principio di autonomia e indipendenza della magistratura». Allarmi ripresi dalle opposizioni, che hanno presentato ricorsi contro l’emendamento al presidente della Camera. Federico Fornaro (Pd) parla di «un tentativo inaccettabile di alterare l’equilibrio dei poteri sul modello delle democrature, con buona pace dell’invito del presidente della Repubblica a non stravolgere i decreti con emendamenti». «Ci opporremo con tutte le nostre forze», promette Giuseppe Conte (M5S).

I margini di negoziato sono ridotti al lumicino; rispetto alle prime ipotesi il correttivo limita la proroga al 30 giugno 2024, collegandola a una futuribile «complessiva revisione della disciplina sulla responsabilità amministrativo-contabile». Il testo governativo è arrivato in Parlamento mentre era in corso la cabina di regia che ha esaminato la terza relazione sul Pnrr. «Il Governo - scrive la premier nella premessa per respingere timori e critiche su un disimpegno dell’Esecutivo sul Piano - continuerà a lavorare, d’intesa con la Commissione europea, non solo per conseguire i prossimi obiettivi semestrali ma per dare piena attuazione a tutto il Piano, che è e continuerà a essere uno strumento cruciale per la crescita, l’innovazione e lo sviluppo dell’Italia».

Molto dipende da tempi e modalità del negoziato con Bruxelles sulla revisione del Pnrr. Ieri, contrariamente alle attese di molti, in cabina di regia non se n’è fatto cenno, e c’è chi ha notato l’assenza del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha mandato alla riunione il vice Galeazzo Bignami (FdI), peraltro senza i documenti sui progetti in difficoltà preparati nelle ultime settimane come da richiesta di Fitto. Alla riunione è invece riemerso il tema della «polverizzazione dei progetti», che ha alzato la tensione con il presidente dell’Anci Antonio Decaro. Fitto e Decaro si rivedranno oggi. Il ministro però ostenta tranquillità, ribadendo che «è bene fare velocemente, ma non in fretta, per evitare errori. Il termine è fine agosto, ma non aspetteremo il 31 agosto sera per presentare le proposte di modifica».

La tabella di marcia in ogni caso indica come impossibile l’ipotesi che la richiesta di pagamento della quarta rata parta come da prassi al termine del semestre di riferimento, ossia a fine giugno. «Solo Italia, Spagna e Grecia hanno già chiesto tre rate, gli altri Paesi sono più indietro», rivendica Fitto, che evidenzia anche l’irraggiungibilità di alcuni target come le stazioni di rifornimento a idrogeno e l’aggiudicazione dei lavori per gli asili nido. Sulla terza rata, invece, l’attesa che perdura è spiegata con la complessità dei controlli a campione, alcuni ancora in corso, avviati dai tecnici Ue sui target quantitativi come chiesto dalla Corte dei conti europea. Il calendario rimane stretto. Lo dimostra il fatto che la richiesta di integrazioni alla relazione inviata ieri sera a ministeri ed enti territoriali sollecita le risposte per le 12 di oggi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©