Imprese

Il Mef: misure non replicabili ma tuteliamo le imprese

Dal relatore de Bertoldi aperture sulle cessioni dei crediti avviate ma non ultimate entro il termine del 31 marzo

di Cristiano Dell’Oste e Gianni Trovati

Misure come il superbonus con la cessione dei crediti sono «imprudenti» e «non replicabili». Il ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti si fa sentire con una nota diffusa subito dopo la pubblicazione dei dati Istat su Pil e deficit del 2020-22. Lo fa con toni piuttosto decisi, per rassicurare sia i mercati che guardano ai saldi di finanza pubblica sia le imprese e i contribuenti che si concentrano invece sui propri bilanci privati.

Ai primi, che in effetti non hanno battuto ciglio in termini di rendimenti dei titoli di Stato, ricorda che «la correzione delle norme sui bonus edilizi è stato l’indispensabile presupposto a tutela dei conti pubblici per il 2023, invertendo una tendenza negativa certificata oggi dall’Istat». Ai secondi invece assicura che «il Governo è al lavoro con tutti i soggetti interessati per risolvere il grave problema di liquidità finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito non adeguatamente valutate nei loro impatti al momento della loro introduzione». Tra i soggetti considerati da tutelare, poi, ci sono Onlus, Iacp e i cittadini delle aree terremotate.

Dopo aver «preso atto delle decisioni degli istituti di statistica indipendenti che mettono un punto fermo sulla vicenda contabile» generata dal meccanismo degli sconti fiscali in edilizia nato nel 2020, insomma, Via XX Settembre tira inevitabilmente dritto sulla strada intrapresa con il decreto di metà febbraio che archivia l’idea (costosa) della cosiddetta moneta fiscale come forma di incentivo all’economia. Nello stesso tempo apre alle ipotesi di correttivi, che però dovranno evitare di riaprire la falla appena chiusa con l’intervento del decreto: brusco quanto era grave il rischio che la corsa proseguita anche a inizio anno (3,2 miliardi di detrazioni da superbonus solo a gennaio) finisse per assorbire abbondantemente tutti i margini di bilancio trasformando il primo governo politico espresso direttamente dal voto dopo 11 anni da precedente in una sorta di curatore di un bilancio pubblico schiacciato dai bonus senza freni. Una crescita che invece rimane più vitale del previsto e punta verso l’1% su base annua (Sole 24 Ore di ieri) e i risparmi sugli stanziamenti per il caro-bollette determinati dal crollo dei prezzi del gas rispetto ai picchi del 2022 può offrire spazi non banali, e aiuta a minimizzare l’impatto sul deficit 2023 delle vecchie regole sugli incentivi edilizi rimaste in vigore fino a metà febbraio.

Riempire di contenuti questa cornice dei correttivi al decreto però non è semplice. Andrea de Bertoldi (Fdi), relatore del provvedimento in commissione Finanze alla Camera, ha teso una mano ai contribuenti spiazzati dal blocco delle cessioni, intervenendo ieri alla terza puntata dello «Sportello superbonus» sul sito del Sole 24 Ore.

«Chi ha sostenuto una spesa confidando nella legge avrà una risposta positiva», ha detto «con ragionevole ottimismo». Il caso è quello di chi ha pagato acconti per sfruttare i bonus ordinari diversi dal 110%, senza aver avviato i lavori entro il 16 febbraio, e oggi si vede vietati cessione e sconto in fattura. Pensiamo al cambio delle finestre o all’installazione di una caldaia, un condizionatore o un impianto fotovoltaico: l’idea è riammettere alla cessione chi potrà documentare «un pagamento effettivo, un contratto con data certa», ha ipotizzato de Bertoldi, precisando che il tema è oggetto dei tavoli tecnici.

Altro caso su cui si cerca una soluzione è quello di chi ha stipulato un preliminare di compravendita senza registrarlo entro il 16 febbraio, e oggi è tagliato fuori dallo sconto in fattura sul sismabonus acquisti o la detrazione del 50 per cento.

Pochi spiragli invece per un rinvio del termine per comunicare le cessioni dei bonus 2022, spostato al 31 marzo dal Milleproroghe. «Ci sono ragioni tecniche», ha spiegato de Bertoldi con un implicito riferimento alla raccolta dei dati Eurostat. C’è però uno spiraglio per bypassare la scadenza: l’ipotesi allo studio è quella di permettere la cessione a patto che le banche abbiano almeno avviato entro il 31 marzo il percorso per l’acquisto dei crediti, anche senza averlo perfezionato. Più complessa l’idea di allungare a 10 anni il periodo di utilizzo del superbonus ora al 90%, come accade per gli incentivi tradizionali: se ne riparlerà probabilmente più avanti.

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