Il CommentoPersonale

Contro la «burocrazia difensiva» serve la logica della formazione continua

di Ettore Jorio

I fenomeni di «paura della firma» ovvero della «cosiddetta burocrazia difensiva» sono da ricondurre al «limitato investimento nella formazione del personale pubblico» piuttosto che alla pressione esercitata dalla giustizia contabile. É quanto affermato, tra tanto altro, dal Procuratore generale della Corte dei conti, Angelo Canale, nell'intervento tenuto alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2022.

Una considerazione che porta a riflettere, e tanto, su entrambe le motivazioni, che comunque conducono a un unico risultato che è quello dell'inefficienza e della lentezza dell'apparato della pubblica amministrazione.

Il personale pubblico, a differenza di come avviene in quello privato dipendente dall'imprenditoria più avanzata, ha da sempre sofferto il problema della formazione. Ciò in quanto passivamente delegata a organismi, pubblici e quasi, capaci di drenare tantissime risorse a fronte di risultati formativi non affatto sufficienti per assicurare il corretto adempimento del personale nell'esercizio delle loro funzioni e compiti. Non solo. L'abitudine di ricorrere ai consulenti preposti alla cosiddetta assistenza tecnica, ormai abbondantemente presente nelle istituzioni pubbliche, non può affatto essere suppletiva ed esaustiva del soddisfacimento del fabbisogno strutturale dei saperi in organico, di frequente di entità consistente. Una esigenza, questa, che può essere sopperita esclusivamente con il suo potenziamento funzionale ad assicurare le indispensabili conoscenze tecniche e la loro continua attualizzazione (il Pnrr con i suoi difficili adempimenti ne è la prova!!). Tutto questo allo scopo di garantire continuità dell'azione di governo e controllo, di gestione della res pubblica, rese possibili attraverso l'acquisizione periodica della conoscenza e dei know how occorrenti, da rendere reciprocamente circolare nel personale tutto (così richiamato sull'attività svolta al 2021 nella relazione del Presidente della Corte conti a pag. 218).

Dunque, la necessità di un concepimento di una nuova logica formativa del patrimonio delle risorse umane della pubblica amministrazione, chiamate di recente al difficile compito di programmare e, quindi, poi ad attuare e vigilare per il buon esito delle procedure pretese dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (si veda NT+ Enti Locali & Edilizia del 2 marzo). Per il perseguimento di un siffatto risultato non si può fare altrimenti che assicurare una formazione continua, ma che sia veramente tale, organizzata via web con cadenza mensile e "in vivo" utilizzando le presenze universitarie in loco nello svolgimento dei programmi condivisi e, soprattutto, fondati sulla consapevolezza del punto di partenza dei saperi posseduti dai rispettivi organici pubblici.

In relazione, all'effetto della cosiddetta "burocrazia difensiva", è appena il caso di sottolineare, che non è altro che la causa dell'assenza cronica della formazione in campo nella Pa, della caduta della meritocrazia troppo spesso messa da parte nella selezione del personale, dello spesso messo da parte senso di responsabilità del pubblico impiegato, della preoccupazione delle istanze, non propriamente corrette, che il personale politico impone (spesso impropriamente) alla rispettiva burocrazia.

Gli obblighi burocratici derivanti dal PNRR sono notevoli e i finanziamenti in esso previsti comprendono una buona fetta dedicata alla formazione in progress del personale. É compito dei decisori pubblici, a ogni livello impegnati, di non perdere questa favorevole occasione.