Urbanistica

Direttiva casa green al voto domani, nel mirino il 15% più energivoro

Gli Stati potranno decidere di esentare fino al 22% del proprio patrimonio

di Giuseppe Latour

Andrà al voto della Plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo domani. E, salvo sorprese, sarà approvata, portandoci più vicini a uno snodo cruciale sulla strada della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare. La Energy performance of building directive (Epbd) arriva così alla penultima curva prima della sua entrata in vigore; dopo che il Parlamento avrà assunto la sua posizione negoziale, infatti, partirà il Trilogo, il negoziato tra istituzioni europee, che porterà al testo definitivo. Sarà, poi, il momento del recepimento per i Paesi membri.

Il voto avrà come base il testo approvato poche settimane fa in commissione Industria, ricerca ed energia (Itre). L’elemento caratterizzante di quella proposta di revisione è che, per gli edifici residenziali, viene fissato un target molto ambizioso: il raggiungimento della classe energetica E entro il 2030 e della classe energetica D entro il 2033.

L’indicazione è di agire prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori, che andranno così collocati nella classe energetica più bassa, la G (sulle classi energetiche è prevista una riclassificazione rispetto ai parametri attuali). In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di circa 12,3 milioni). Ci saranno, però, molte eccezioni. Soprattutto, quella che prevede la possibilità per i Paesi membri di esentare una quota del proprio patrimonio per ragioni di fattibilità economica: può arrivare a pesare fino al 22%, in Italia circa 2,6 milioni di fabbricati. Nonostante le deroghe, però, lo sforzo dovrebbe essere, secondo le prime stime, superiore a quello messo in campo finora per il superbonus.

Per gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica l’asticella viene fissata alla classe E dal 2027 e alla classe D dal 2030. Ancora, l’obbligo di realizzare edifici nuovi a zero emissioni viene anticipato al primo gennaio del 2028. Mentre, per l’installazione di impianti a energia solare sugli edifici nuovi il termine è il 31 dicembre del 2028.

Dal momento di recepimento della direttiva scatta il divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento alimentati a combustibili fossili (come le caldaie a gas), sia per il nuovo che in caso di ristrutturazione. Su questo, però, in fase di discussione in commissione Itre è stata introdotta un’eccezione importante: i sistemi di riscaldamento ibridi e le caldaie certificate per funzionare con fonti rinnovabili non ricadono nel divieto.

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