Urbanistica

Nuovo colpo al Superbonus: trappola prezzari, nei massimali Iva e costi extra

In arrivo il decreto di Cingolani che fissa i nuovi limiti di spesa agevolata per ogni tipologia di intervento: nei tetti vengono incluse la posa in opera e le prestazioni professionali

di Giuseppe Latour

Il nuovo prezzario del ministero della Transizione ecologica è pronto. Ieri il lavoro dei tecnici del dicastero di Roberto Cingolani si è chiuso e il provvedimento, rinviato di qualche giorno rispetto alla scadenza prevista il 9 febbraio, potrebbe essere pubblicato già nella giornata di oggi.

C’è soprattutto un passaggio che, stando alle bozze sulle quali nella serata di ieri stavano lavorando gli uffici, è destinato a scatenare reazioni molto forti da parte di imprese e professionisti. Le nuove tabelle, infatti, ieri sera indicavano prezzi «comprensivi dei costi di fornitura, installazione, messa in opera dei prodotti e beni, inclusa, ove applicabile, la loro dismissione, nonché dell’Iva, delle prestazioni professionali e di qualunque altra opera complementare necessaria alla messa in opera degli stessi». Si tratta di un punto delicatissimo, sul quale da giorni è in corso uno scontro con le categorie produttive e che, all’ultimo minuto, potrebbe anche essere oggetto di stralcio.

Il decreto in questione era previsto della legge di Bilancio 2022 e sarà il nuovo riferimento per le asseverazioni dei prezzi. Con due utilizzi principali: servirà per gli interventi che accedono al 110%, ma anche per tutti i bonus “minori” (come il 50%, l’ecobonus e il bonus facciate), quando il contribuente scelga di monetizzarli, attraverso la cessione del credito e lo sconto in fattura. La quota che supera questi massimali non potrà essere portata in detrazione.

Il provvedimento, che comprende 40 voci e ha una funzione antifrode, prende le mosse dai contenuti dell’allegato I al decreto Mise del 6 agosto 2020, nel quale sono indicati i requisiti per l’accesso alle detrazioni per la riqualificazione degli immobili. Ma, rispetto a quel testo, fa un cambiamento dalle conseguenze devastanti, almeno stando alle bozze di ieri sera: i costi indicati diventano onnicomprensivi di qualunque ulteriore elemento e rappresentano quindi il costo “chiavi in mano” al cittadino.

Nel vecchio provvedimento era specificato, invece, che tutti i costi si consideravano «al netto di Iva, prestazioni professionali e opere complementari relative all’installazione e alla messa in opera delle tecnologie». Per dare un ordine di grandezza, questi valori possono pesare tra il 40 e il 50% degli importi dei lavori. Per questo, resta possibile fino all’ultimo minuto uno stralcio, che potrebbe cambiare di molto il senso del provvedimento.

Questo assetto, da un lato, semplificherebbe la procedura di asseverazione, creando della macrovoci nelle quali è tutto inglobato. Dall’altro, però, costituirebbe una vera e propria tagliola, perché molti degli aumenti registrati rispetto alle vecchie voci rischiano di essere mangiati da queste componenti extra. Senza dimenticare il vertiginoso aumento dei prezzi delle materie prime registrato in questi mesi.

«È impensabile includere l’Iva e la posa in opera - spiega Gianfranco Bellin, presidente di Assotende di FederlegnoArredo -. Se parliamo di schermature solari, una tenda montata al piano terra o al quinto piano di un condominio hanno dei costi totalmente diversi: bisogna considerare l’utilizzo di gru, il piano al quale si interviene, le misure di sicurezza».

Un tema condiviso anche da Federico Musazzi, segretario di Assoclima e Assotermica: «Siccome l’installazione varia molto a seconda del tipo di intervento, sarebbe più corretto non includerla in questi massimali. Pensiamo alla semplice sostituzione di un apparecchio, che è molto più veloce di un lavoro nel quale, invece, si interviene in maniera radicale sull’impianto. Annegando tutto in questi valori di riferimento, si rischia di prendere delle cantonate». E anche per Pietro Gimelli, direttore generale di Unicmi, queste voci andrebbero escluse, «in quanto fortemente oggetto di variabilità in funzione del cantiere e delle specificità dell’intervento».

Ultimo tema rilevante: la fase transitoria. Visto l’impatto di queste misure, l’ipotesi è di far entrare in vigore il decreto 30 giorni dopo la pubblicazione. Potrebbe essere un tempo insufficiente: molti committenti stanno, infatti, discutendo i loro preventivi o stanno definendo i computi metrici degli interventi in questi giorni. Anche con un mese di tempo davanti, potrebbe essere il caso di ripartire da zero e rifare i conti in base al decreto.

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