Personale

Il contratto degli enti locali prova l'accelerata finale con un mini-restylng delle carriere

Nel nuovo ordinamento le aree rispecchiano le regole delle attuali categorie

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

Sembra al rash finale l’accordo sull’ipotesi di contratto nazionale delle Funzioni locali. Le riunioni procedono a ritmo serrato, ma restano alcuni scogli da superare.

Il nuovo contratto riscrive, spesso senza stravolgere, buona parte della normativa sulla gestione delle risorse umane; dalle relazioni sindacali alle ferie e permessi, dalla responsabilità disciplinare al trattamento economico.

Un elemento di novità è il nuovo ordinamento professionale, che va a sostituire il precedente di 23 anni fa. Ma sembra trattarsi di una ritinteggiata a una classificazione che, nella sostanza, resta immutata. A fronte delle vecchie quattro categorie, oggi si prospettano quattro aree. Ma, leggendo nel dettaglio la disciplina, pochissime sono le novità rispetto alle vecchie categorie. Il parallelo fra quanto in vigore, contenuto nell’articolo 3 del contratto del 31 marzo 1999, e il nuovo articolo denominato «classificazione» della bozza di nuovo contratto ne è un esempio lampante. In entrambi si parla di mansioni equivalenti all’interno dell’area o categoria, di individuazione nell’area o categoria dei profili professionali da parte delle singole amministrazioni. La previsione secondo cui «i profili professionali descrivono il contenuto professionale delle attribuzioni proprie dell'area» utilizza persino i medesimi termini, ovviamente con la sostituzione di categoria con area. Anche la vecchia disciplina dell’area delle posizioni organizzative ricalca nella sostanza quella dell'elevata qualificazione, non rappresentando un’area autonoma come accade invece nel contratto delle Funzioni Centrali, un'area autonoma.

Probabilmente la riscrittura del sistema di classificazione serve a dare risposta a due ordini di problemi, emersi nel tempo. Una prima questione riguardava le progressioni all’interno della categoria. Il vecchio sistema di classificazione prevedeva un numero di passaggi ben definito. Ora, nel tempo, gran parte dei dipendenti erano arrivati al capolinea e quindi la progressione orizzontale non rappresentava più uno dei premi per i più meritevoli. Oggi si riparte con i differenziali stipendiali, tutti di pari importo all’interno dell’area, la cui disciplina, però ricorda ancora molto quella delle progressioni. I punti ancora in discussione sono la clausola che prevede il ritorno ai blocchi di partenza da parte dei dipendenti rispetto alle progressioni orizzontali già riconosciute, fortemente caldeggiata dai sindacati, e il numero dei differenziali, troppo esiguo per i rappresentanti dei lavoratori.

Un secondo ordine di problemi viene individuato nella sistemazione di quelle figure che, nel tempo, hanno visto modificare il requisito di accesso, come le educatrici di asilo nido, le maestre di scuola materna e gli infermieri, per i quali, nel vecchio sistema, era sufficiente il diploma di maturità, mentre oggi è richiesta la laurea. Se per i nuovi assunti sembra spianarsi la strada verso l’inquadramento nell’area dei funzionari, il problema riguarda coloro che sono già dipendenti, per i quali non può prospettarsi un passaggio automatico, come richiesto dai sindacati, ma ma una progressione fra le aree. Ma l’argomento è tutt’altro che chiuso.

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