Urbanistica

Compensazioni con F24 in salita: due, tre mesi di procedure

Da Forza Italia alla Cgil asse trasversale contro il Dl: «Regole da rivedere in fretta»

di Marco Mobili e Gianni Trovati

La ricerca del «cavaliere bianco» dei crediti d'imposta rischia di essere deludente anche dalle parti degli F24. Quanto meno per un fatto di calendario.La compensazione da parte delle banche fra i crediti prodotti dagli sconti fiscali dell'edilizia e le tasse dei clienti raccolti con gli F24 ha dominato la caccia ai possibili interventi dopo il decreto 11/2023 che ha bloccato di botto sconto in fattura e cessioni. L'utilizzo delle compensazioni come leva per far ripartire il mercato incagliato dei crediti nati fino al 16 febbraio è stata proposta da più parti. Ma l'analisi tecnica in via di completamento al ministero dell'Economia comincia a produrre qualche delusione: servono almeno 2-3 mesi, a quanto risulta dai primi confronti, per costruire un meccanismo in grado di far dialogare i sistemi informatici delle banche e dell'amministrazione finanziaria in modo da assicurare una gestione ordinata del traffico di crediti e tasse. Anche per questo prende sempre più forma l'idea di una moral suasion da parte del governo per convincere i principali istituti di credito e le assicurazioni a usare di più la capacità fiscale che secondo il Mef è ancora libera per riattivare le compensazioni dei crediti. «Le banche diano una mano perché servono tempi certi per il via libera alle pratiche», rilancia Andrea De Bertoldi, relatore Fdi del decreto alla Camera. Nei radar di Via XX Settembre torna poi il tema delle compensazioni fra le imprese, idea rilanciata nei giorni scorsi anche da Confindustria.Intanto, anche se con toni e stime diverse, lo stop alla cessione dei crediti da bonus edilizi produce alleanze trasversali, che vanno dalla Cgil a Forza Italia passando da molti esponenti del mondo produttivo.La fotografia appare nitida dalla giornata di ieri, scandita a Montecitorio da una sfilata di audizioni. La linea comune è di condanna al drastico intervento del governo, che domani con i numeri Istat sul deficit troverà le sue motivazioni più solide. La richiesta, corale quanto difficile da soddisfare proprio a causa delle cifre in arrivo, è quella di ripensarci.L'agitazione che percorre le categorie esonda facilmente anche nella maggioranza. Ieri Forza Italia ha presentato una mozione che sarà votata nei prossimi giorni e che dopo aver sottolineato l'esistenza di «50mila Pmi in difficoltà nello smaltimento dei crediti» impegna il governo a costruire una «rigorosa e strutturale spinta all'efficientamento del patrimonio edilizio», articolato con incentivi di intensità diversa a seconda della tipologia di immobile interessato, e a «presentare al Parlamento una valutazione dell'impatto sui conti pubblici dei flussi di cassa fiscali e contributivi, diretti e indiretti, provenienti dal settore edile e dall'indotto». Tra le richieste di Forza Italia c'è anche quella di ampliare la capacità di acquisto delle banche con l'utilizzo di almeno il 3% delle tasse incassate con gli F24 per compensare i crediti ceduti dalle imprese.La sottolineatura dell'impatto dei bonus sul Pil e la conseguente richiesta di un intervento in tempi stretti animano allo stesso modo l'analisi proposta dalla Cgil. «È stato un errore dare il Superbonus a tutti», concede il segretario Maurizio Landini intervenendo all'assemblea unitaria di Fiom e Filctem. Ma in audizione alla Camera la sua vice, Gianna Fracassi, sostiene che il decreto con lo stop improvviso alle cessioni dei crediti «mette a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro», e che quindi «debba essere profondamente modificato» con una revisione delle regole veloce, senza aspettare i «tempi lunghissimi» che sarebbero inevitabili inserendo la riforma nella delega sulla riforma fiscale. Il sostanziale stop al Superbonus provoca «uno shock di difficile gestione» per la Cisl, e anche dalla Uil arriva un «giudizio negativo» perché il bonus 110% è alla base della «crescita del Pil 2021-22 superiore alla media europea». L'allarme sullo stato dei conti pubblici, insomma, non sembra avere la meglio, se non nella posizione espressa dall'Ugl che essendo tradizionalmente vicina al centrodestra parla di «intervento inevitabile, anche se siamo preoccupati per le ricadute occupazionali» come spiega il suo segretario confederale Fiovo Bitti.
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