Efficientamento energetico: cercasi una politica, ripartire dal superbonus
Transizione ecologica: i dati dell’Enea dimostrano che gli immobili hanno fatto ben più dei servizi e dei trasporti
La transizione ecologica ci riguarda tutti e ciascuno deve fare la propria parte. La parte dello Stato è sostenere famiglie e imprese nello sforzo, straordinario, di conseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di efficientamento energetico da qui al 2030.
Lo Stato ha due strumenti: i vincoli, di cui non dovebbe abusare; le politiche di incentivazione. È bene sottolineare la parola “politiche” perché la storia italiana dimostra che possono esserci incentivi, che portano risultati clamorosi, ma senza una politica.
Una politica richiede una forte determinazione e obiettivi chiari e condivisi. L’efficentamento energetico degli immobili è da tempo un obiettivo della transizione ecologica e i dati dell’Enea dimostrano che gli immobili hanno fatto ben più dei servizi e dei trasporti.
Il merito è dei bonus edilizi che dal 1998 a oggi sono piaciuti molto agli italiani (24milioni di domande per un investimento di 401 miliardi in 24 anni), ma pochissimo ai governi e ai ministri dell’Economia. Infatti i bonus non sono mai diventati una politica e ogni anno assistiamo allo stesso copione del tira e molla in legge di bilancio che partorisce una proroghetta. Quest’anno potrebbe sembrare diverso, con il décalage su più anni, ma non è così perché perdere di colpo 30 punti di incentivazione non è una politica pianificata, è il funerale di una misura.
Va dato atto a Riccardo Fraccaro e al Conte 1 di essere stati gli unici che in questi anni hanno provato a definire una politica, con l’invenzione del Superbonus.
Poi il silenzio. Avete mai sentito un ministro dell’Ambiente, ora Transizione ecologica, parlare del Superbonus? O delle politiche che possono integrare o magari sostituire (se ci sono alternative migliori) il Superbonus?
Silenzio.
Ora che la Ue ci impone un vincolo clamoroso, come quello di limitare o vietare la vendibilità di un immobile se non ha un certo rendimento energetico, non sarà il caso di trasformare gli incentivi in una politica? Giusto considerare i costi per lo Stato ma si può discutere di una politica di efficientamento del patrimonio immobiliare italiano? Per esempio mettendo obiettivi più ambiziosi per gli incentivi?
Silenzio.
Per fortuna ieri ci ha pensato la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, a dire, rispondendo a una domanda sul Superbonus italiano, che «tutte le misure nazionali per la ristrutturazione degli immobili sono benvenute». E il vicepresidente Timmermans: «Se si investe, con l’aiuto delle autorità pubbliche, in ristrutturazione delle case si ha un aumento del valore degli immobili».
Forse non si poteva chiedere più entusiasmo. Ma almeno non si sono voltati dall’altra parte.