Urbanistica

Eurostat studia la revisione dei bonus 2023

Una lettera dell'ufficio statistico dell'Ue torna sulla classificazione dei crediti

di Giuseppe Latour e Giovanni Parente

La telenovela della classificazione di bilancio dei crediti fiscali legati a interventi di ristrutturazione edilizia non ha ancora visto la sua ultima puntata. In una lettera del 24 febbraio scorso, firmata dal direttore Statistiche di finanza pubblica di Eurostat, Luca Ascoli e diretta al presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, l'ufficio statistico dell'Unione europea torna sull'inquadramento dei principali bonus attualmente attivi nel nostro paese.La lettera, trapelata ieri, ha sollevato le proteste dell'opposizione: «Istat, e di fatto il Governo - spiega Emiliano Fenu, capogruppo M5S in commissione Finanze della Camera - hanno forzato la mano sulla riclassificazione dei crediti d'imposta per finalità sicuramente estranee all'interesse del Paese, delle imprese e dei cittadini». Nel testo colpisce soprattutto un passaggio: «Eurostat ha preso atto di un recente decreto, approvato dal Consiglio dei ministri italiano il 16 febbraio 2023, che elimina la possibilità per i contribuenti di cedere i nuovi crediti d'imposta». Si tratta proprio del decreto cessioni, che ha modificato in modo sostanziale le possibilità di utilizzo degli sconti fiscali, riducendo le chance di liquidarli.

«Le recenti modifiche - aggiunge infatti la missiva - implicano che il superbonus 110% possa essere utilizzato, d'ora in poi, solo direttamente dal beneficiario originario». Per questo motivo, per il 2023 «Eurostat riconosce che il decreto potrebbe modificare la natura del superbonus 110% e ritiene che i crediti d'imposta sorti successivamente alla data di entrata in vigore del decreto potrebbero essere considerati non esigibili, data l'elevata probabilità di perdita». Quindi, a differenza di quanto è stato deciso, solo poche settimane fa, per il 2021 e il 2022, quando i crediti sono stati considerati «pagabili», l'anno in corso potrebbe, almeno in parte, vedere un ritorno alla vecchia classificazione, con l'indicazione di «non pagabile» per il superbonus. Concretamente, questo vuol dire che, anziché essere caricati tutti sul deficit dell'anno nel quale vengono generati (in questo caso, il 2023), i crediti potranno essere rateizzati, secondo la cadenza prevista dalla legge per il loro incasso (quattro anni nel caso del superbonus). Questo potrebbe liberare spazi nelle pieghe del bilancio di quest'anno.La decisione finale - va precisato - non è ancora presa: bisognerà prima aspettare che le regole sulle cessioni si assestino, con la chiusura della conversione. E, comunque, dovrà arrivare entro il 30 giugno, data in cui l'Istat dovrà comunicare ad Eurostat i dati relativi al disavanzo e al debito pubblico del primo trimestre 2023. Solo a quel punto andrà detta l'ultima parola sulla natura dei crediti generati dai lavori di superbonus.

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