Il CommentoFisco e contabilità

Dissesto, la destinazione di risorse vincolate apre a molti interrogativi e poche certezze

di Ettore Jorio

Il parere espresso dalla Sezione regionale di controllo del Lazio con la deliberazione n. 61/2022 (si veda NT+ Enti locali & Edilizia del 6 luglio) offre una grande lezione al decisore pubblico, in specie legislativo. Interviene, relativamente al dissesto del Comune di Poggio Nativo. Più specificatamente, in riferimento alla libera o meno destinazione e utilizzazione "pro dissesto" degli oneri di urbanizzazione non impegnati e di quelle risorse destinate ai fondi per il salario accessorio del personale di parte stabile, costituiti ma non contratti (si veda NT+ Enti locali & Edilizia del 6 giugno).
Il giudice contabile arriva a esprimersi nel senso di dare priorità alla liquidazione, attribuita all'Organo Straordinario di Liquidazione (Osl), rispetto alle poste vincolate. Ciò per realizzare l'aumento della pronta cassa per l'organo liquidatorio da utilizzare per pagare i debiti del dissesto, a generale e meritata tutela dei creditori.

Le domande sono tante e le risposte mancano
Una lettura ineccepibile e coordinata delle regole in gioco da parte della Sezione laziale, sia in linea di principio che di merito creditizio. Alla sua lettura, residuano tuttavia alcuni interrogativi di non poco conto e profonde incertezze. Vediamole. Se sposto risorse vincolate nel dissesto, a chiusura del dissesto il vincolo va ripristinato nel rispetto dell'obbligo di realizzazione delle opere? Se si ed è certo che lo è, chi pagherà? Che ne sarà del Comune/Città metropolitana? Dovrà (ri)dissestare di nuovo per effetto del ripristino del vincolo o dovrà rinunciare a opere che sono state finanziate magari dallo Stato e in ottica perequativa? In pratica pioverà di nuovo sul bagnato! La Corte di conti del Lazio non lo dice ma sollecita delle risposte in tal senso.

La situazione è da terapia intensiva
La complessa ricostruzione sistemica perfezionata nell'adozione del parere - più da rompicapo utile a non annoiarsi in un lungo viaggio in treno - pone un grande problema. E lo evidenzia in una materia che, nel caso di specie, coinvolge moltissimi Comuni/Città metropolitane (Napoli, Reggio Calabria in primis) oramai alla canna del gas. Ci sono Regioni, tipo la Calabria, che hanno un sistema delle autonomie locali in completa asfissia finanziaria che determina alta fiscalità e assoluta assenza di servizi essenziali.
Il problema risiede nella brutta e consolidata abitudine di un legislatore che aggiunge anziché snellire la normativa, che modifica piuttosto che riscrivere, che complica invece di semplificare. Così facendo mette in serio pericolo il sistema destinatario delle sue acrobazie, rinviando ad libitum le soluzioni e generando un disordine normativo da destinare a morte certa l'ente moribondo.

Suggerimenti non richiesti ma indispensabili
Il dissesto è cosa seria. Va rinnovata e semplificata la disciplina solo che si voglia fare il bene dell'ente locale in agonia attraverso terapia d'urto e riportato in bonis imponendogli una riabilitazione concreta, fatta di risorse monitorate e di formazione degli organici. Un ruolo ineludibile, quello del legislatore sapiens, che agisca bene sia in termini di prevenzione dell'evento che nella sua gestione bonificatrice, restitutiva dei diritti primari della cittadinanza.

Brutte abitudini e incuranza tra le colpe del legislatore
Il parere n. 61 del 23 maggio 2021, docet in tal senso. Cela al suo interno un rispettoso rimprovero al legislatore, più precisamente al suo decidere sulle esigenze manifestate al suo indirizzo. Mettendo a riparo chi ha più santi in paradiso e trascurando gli altri, rimettendoli al loro crudele destino di "falliti". Nel caso di specie, generando una confusione più difficile a rimediare di quanto lo siano le soffitte delle nonne. Piene zeppe di tutto e del contrario di tutto. Necessita regia, coordinamento e scelte chiare destinare a risolvere le angosce diffuse che genera il default nei Comuni, specialmente.

Prevenzione prima di tutto e tanto impegno tutorio
Si eviti che il dissesto divenga, quindi, una trappola mortale. Al riguardo, il legislatore faccia il proprio mestiere, mettendo ordine alla disciplina, riscrivendola. In un siffatto percorso è suo dovere risolvere con tempestività il problema creato dagli amministratori incapaci e non farlo pesare alla collettività nel prosieguo liquidatorio, peraltro affidato spesso ai soliti alti burocrati pensionati di Stato in cerca di incarichi. Si faccia carico di un accompagno altamente professionalizzato, rendendosi attento e attivo custode dell'unità economico-sostanziale della Repubblica, partendo dalle componenti più cagionevoli e più malaticce.

Emergenzialità e soccorsi
Di certo, rimarrà il tema degli irrecuperabili. Qui, spetta alla politica la scelta, non facile ma inevitabile. Una strada potrebbe essere una perequazione mirata, una sorta di 118 finanziario da attribuire a chi ne ha bisogno nell'interesse di tutti.
Coinvolgere, in proposito, chi è attento costantemente al problema è un dovere necessario. Cominciamo con chi, nell'esercizio di un ruolo così difficile, dispensa pareri così coraggiosi e moraleggianti nel contempo come quello cui si è fatto riferimento.