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Pnrr, l'importanza della Corte dei conti come infrastruttura giurisdizionale

di Ettore Jorio

Il Pnrr avrebbe potuto essere lo strumento per abbracciare tutta la Nazione. Invero, può esserlo ancora, a patto che si sappiano individuare gli investimenti strutturali, anche quelli funzionali a risolvere le urgenze. Il Pnrr recita il suo obiettivo: «di colmare il forte gap di investimenti infrastrutturali, legato anche al contenimento della spesa pubblica ... e di aggredire gli ampi divari sociali e territoriali, in particolare quelli relativi al Mezzogiorno».

Di tutto questo, a parte la sfacciata visibilità marketing che si offre al Ponte dello Stretto, si conosce poco o nulla. Anzi, per ammissione del Governo, necessiterebbe in gran parte ancora inventarlo, atteso che sino a ora è stato impegnato su progetti vecchi di ventidue anni (delibera Cipe n. 121/2001: primo programma delle strutture strategiche) e sulle solite piste per cicloamatori piuttosto che sui campi da rugby, in siti ove peraltro nessuno lo pratica.

Un modo assurdo di sfruttare, sul piano progettuale, l'occasione giusta per cambiare il Paese con l'aspettativa, per l'appunto, di costruire attraverso un abbraccio corale della Nazione intera l'unità reale giuridico-economica della Repubblica.

Il limite da superare e il fine cui riferirsi
Per rifare bene il tutto si rendono necessarie due cose: uscire dalla gabbia mentale della pretesa localistica, quasi sempre rovina delle programmazioni, e pensare all'insieme organico delle opere da realizzare. Ciò nel senso di abdicare all'interesse del piccolo e bello che, in tempi di Pnrr, non c'azzecca affatto, in favore di un disegno complessivo del Paese, finalizzato a eliminare le debolezze esistenti e a generare nuovi punti di forza.
Del resto, è nella ratio della Nex Generation Eu individuare l'omonimo Fondo finalizzato - oltre che ad arginare i danni causati dal Covid - a rilanciare l'economia attraverso investimenti che vadano, prevalentemente, verso il green e il digitale. Dunque, gli investimenti e le numerose riforme strutturali da approvare sono le prescrizioni fondamentali per realizzare il cambiamento. A fronte di tutto questo, purtroppo è stato fatto poco o nulla.

La ridefinizione di infrastruttura
In proposito, la cosa più grave è l'emersione di una seria difficoltà a individuare sia le infrastrutture da privilegiare che le riforme strutturali strumentali a realizzare quanto riprogrammato, e quindi condiviso dall'Ue. Quanto all'individuazione degli investimenti, l'esempio più negativo è rappresentato dal fatto che non si capisca su quali infrastrutture orientarsi, rese incomprensibili nella scansione generica delle sei missioni perché piene zeppe di aspettative per lo più difficilmente realizzabili.
Al riguardo, sarebbe stato importante assumere una conoscenza più approfondita su cosa sia da intendersi per infrastruttura, ampliando doverosamente la sua obsoleta ristretta definizione. Non più limitata a comprendere unicamente strade, acquedotti, ferrovie, ponti ed eccetera, tutti afferenti al godimento dei servizi offerti alla collettività, ma riferibile ad almeno quattro macrocategorie, comprendenti le infrastrutture fisiche, organizzative, sociali e quelle individuate dalla Costituzione (articolo 108) come tali, per esempio quelle giurisdizionali.

Le infrastrutture giurisdizionali
In una società civile che cambia - specie in quella facilitata nella sua potenziale mutevolezza da enormi disponibilità finanziarie di provenienza unionale, molte delle quali a fondo perduto (70 miliardi circa) – occorre fare attenzione all'accortezza nell'utilizzo delle consistenti fonti di danaro e ottimizzare i controlli, preventivi e consuntivi nonché durante le esecuzioni, a tutela dall'invadenza delle mafie. Di conseguenza, rappresenta un ineludibile dovere, di chi programma enormi risorse finanziarie, di garantirsi il controllo preventivo, quelli in corso d'opera e consuntivo delle opere da realizzare. In tal senso assume grande importanza il rafforzamento dell'infrastruttura giurisdizionale dei controlli. Ciò nel senso di attribuire priorità alla organizzazione della giustizia, in senso lato, con particolare cura ai loro organici, senza i quali i timori sociali, la tolleranza delle malefatte e gli abusi assumono sempre di più una libera e impunita circolazione.

Corte dei conti in primis
Un tale tema, proprio perché agli investimenti va offerta la certezza e il controllo specifico, va assicurata la dovuta cura alla Corte dei conti, nelle sue versatili dimensioni e compiti. Essa – peraltro secondo nella graduatoria dei Giudici remittenti avanti alla Consulta - rappresenta una importantissima infrastruttura del Paese, delegata all'ossequio delle regole contabili e all'esercizio corretto dei decisori pubblici e della burocrazia. In quanto tale sarebbe già dovuta essere destinataria degli investimenti strutturali programmati, solo che si volesse sin dall'inizio portare a ragione gli incrementi progressivi di funzioni attribuite alla stessa in termini di controlli, senza tuttavia assicurare i relativi aumenti di organico. Una avvedutezza necessaria anche in relazione al regolamento del Parlamento e del Consiglio europei n. 2092/2020 che ha sancito un regime generale di condizionalità per proteggere il bilancio unionale e garantire l'uso corretto delle risorse del Revovery Fund. Ciò nel senso di imporre una assoluta correlazione tra il rispetto dello stato di diritto da parte dei Paesi membri e la protezione del bilancio europeo. Il tutto allo scopo di assicurare la corretta applicazione dei principi di sana gestione finanziaria, cui è subordinata la concessione, per l'appunto, dei fondi europei agli Stati aderenti.

Un caso da tutela speciale
Basti pensare al riguardo che, mentre da una parte si pensa - per esempio - ai grandi investimenti plurimiliardari del Ponte sullo Stretto, si tralasciano le Magistrature contabili di Calabria e Sicilia, senza che le stesse siano classificate come altamente disagiate, con conseguenti dovuti incentivi. Con questo lasciate lì a vivacchiare con una rotazione di magistrati assegnati incapaci di sopportare i relativi disagi oltre al biennio di permanenza. E dire, che si assiste a tutto questo senza pensare che una Corte dei conti efficiente sarebbe l'unico baluardo serio, unitamente alla Magistratura ordinaria, a contrapporsi in particolari condizioni di accesso ai miliardi pubblici a quella che sarà la joint-venture mafia-ndrangheta.