Fisco e contabilità

Nel nuovo decreto ristori arriva la replica 2022 del fondone Covid

Nel decreto atteso domani 1,5 miliardi per spettacolo, sport e turismo

di Gianni Trovati e Claudio Tucci

Stop alla cassa Covid, che è terminata a dicembre, e non verrà più prorogata (anche per via dei costi). Ma per le imprese dei settori più in difficoltà, in primis turismo, ci si muoverà nel solco della riforma degli ammortizzatori sociali targata Orlando, vale a dire utilizzando il Fis, il Fondo di integrazione salariale, che la manovra 2022 ha esteso alle micro imprese del terziario, cioè i datori che occupano almeno un dipendente. Ci sarebbe tuttavia una novità: si starebbe ragionando su un Fis “scontato”, non facendo cioè pagare il contributo di funzionamento (a carico dei datori connesso all’utilizzo delle prestazioni pari al 4% della retribuzione persa).

Finora le aziende di commercio e turismo fino a 50 dipendenti, della ristorazione, dello spettacolo o le micro-imprese, ad esempio, in parte hanno avuto accesso al Fis e in parte alla cassa in deroga pagata dallo Stato (cassa Covid nel periodo emergenziale). Da questo mese, quindi, in virtù della riforma Orlando, potranno accedere al Fis (13 settimane fino a 5 dipendenti e 26 settimane di ammortizzatore oltre questa soglia, nel biennio mobile). C’è, tuttavia, una contribuzione subito a carico delle imprese; ma che, con l’ipotesi allo studio, si tende a “scontare”, non facendo pagare fino alla fine del periodo emergenziale (oggi 31 marzo) il contributo di finanziamento (in caso di utilizzo).

A lasciar intendere la nuova pista battuta dal governo in vista del decreto Ristori atteso domani in Cdm, salvo sorprese dell’ultima ora, è stato ieri, tra le righe, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che, rispondendo a una domanda sull’eventuale proroga della cassa Covid, ha confermato un intervento a favore delle categorie più colpite. Ma ha subito precisato: «C’è una discussione in corso, e che avviene alla luce di una riforma degli ammortizzatori sociali appena entrata in vigore - ha spiegato il titolare del dicastero di Via Veneto -. Non si tratta quindi di replicare tale e quale l’intervento con cui si cercava di riempire i vuoti che precedentemente aveva il sistema, ma si tratta in questo caso, semmai, di curvare gli strumenti previsti dalla legge di bilancio alla contingenza che permane».

In queste ore l’ipotesi di un Fis senza contributo di finanziamento è al vaglio dei tecnici del Mef sui costi. Secondo le primissime stime, e al netto dell’esatta individuazione dei settori da tutelare, potrebbero servire (per tre mesi) tra i 3 e i 400 milioni di euro.

In attesa dello scostamento di bilancio post-Colle che a palazzo Chigi e al Mef continuano a considerare eventuale, a determinare il peso del decreto, al netto del capitolo energia, sono del resto i (pochi) fondi liberabili nel bilancio. La raccolta in corso alla Ragioneria avrebbe ora attestato il contatore a 1,5 miliardi.

Con questa cifra, si conferma l’impostazione obbligata che concentra i sostegni agli operatori economici colpiti più direttamente dalle restrizioni di queste settimane, e raggruppabili in tre settori. Nel primo ci sono discoteche e sale da ballo, chiuse per decreto fino al 31 gennaio, per le quali c’è sul tavolo anche un aiuto tributario e uno stop ai contributi; ma anche cinema e teatri dove più dei limiti alle capienze pesa la fuga degli spettatori spaventati dal contagio. Dopo un 2021 chiuso con il 71% di incassi in meno rispetto alle medie pre-pandemiche, i botteghini dei cinema continuano a languire, e lo stesso accade a teatri, concerti e spettacoli vari. Al punto che ieri è stato direttamente il presidente della Siae Mogol a chiedere aiuto per lettera al premier Draghi e al ministro della Cultura Dario Franceschini.

Per gli operatori sono previsti aiuti forfetari, pensati per coprire almeno una parte delle perdite dei primi tre mesi 2022 (si veda il Sole 24 Ore del 12 gennaio). Ancora in bilico (ieri le riunioni a Palazzo Chigi sono proseguite fino a sera) il meccanismo: per tagliare i tempi, soprattutto al Mef si pensa di fissarlo nel decreto, ma resta forte l’ipotesi di seguire la via dei fondi ministeriali, già battuta in manovra, da ripartire poi con decreti di Mise, ministero del Turismo e così via. Nel ventaglio Mise rientrerebbero anche moda e tessile.

Nel turismo gli aiuti saranno indirizzati soprattutto ad agenzie di viaggio e tour operator, bersagliate dalle disdette. Sullo sport il quadro è più articolato e si incrocia con la questione energia.

Nei giorni scorsi si è lavorato a un fondo, 3-400 milioni come replica del fondone Covid, prima di tutto per sostenere gli enti locali nei costi energetici degli impianti pubblici, stadi, palazzetti e piscine che hanno visto moltiplicarsi le spese di gestione mentre si riducevano le capienze consentite. «Stiamo lavorando per sostenere chi in questo periodo ha avuto costi elevati», ha confermato ieri la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, che ha rilanciato appunto anche il progetto di rifinanziare il fondone Covid come concordato con le Regioni (oggi l’intesa sullo sport va in conferenza Unificata) e citato il rinnovo del credito d’imposta sulle sponsorizzazioni.

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