Fisco e contabilità

Slittano gli aiuti Pnrr e il contributo bollette si riduce a 180 milioni: le novità per gli enti locali nel decreto Aiuti

Il decreto non dovrebbe arrivare alla «Gazzetta Ufficiale» prima della prossima settimana

di Marco Rogari e Gianni Trovati

Il contributo una tantum salito al 25% sugli extraprofitti delle imprese energetiche dovrà essere pagato in due rate: entro fine giugno andrà versato «per un importo pari al 10%», con una formulazione che in pratica sembrerebbe ribadire il pagamento del contributo nella misura prevista a marzo. Il resto andrà saldato entro il 30 novembre. Cambia, però, la base di calcolo: perché, come anticipato la scorsa settimana su questo giornale, la differenza di imponibili Iva su cui si misurano quelli che la norma considera «extraprofitti» andrà conteggiata mettendo a confronto il periodo 1° ottobre 2021-30 aprile 2022 con gli stessi mesi dell’inverno precedente. In sostanza, il calcolo viene aggiornato prendendo a riferimento anche l’andamento di aprile, ovviamente non considerato dalla prima versione del contributo straordinario che era stata inserita nel taglia-prezzi del 21 marzo approvato ieri dal Senato.

Il meccanismo prende forma nelle ultime bozze del decreto Aiuti, che però non dovrebbe arrivare alla «Gazzetta Ufficiale» prima della prossima settimana, perché alcune coperture appaiono ancora da affinare e perché il governo vuole evitare una sovrapposizione fra l’entrata nel vivo del dibattito parlamentare sulla conversione e gli ultimi giorni della campagna elettorale per le amministrative.

Il nuovo testo è però ricco di numeri assenti nelle versioni circolate fin qui. E consente di tracciare i confini, amplissimi, della platea degli interessati all’una tantum anti-inflazione finanziata dal contributo chiesto alle imprese energetiche. Il bonus da 200 euro costerà 6,5 miliardi e andrà a 32,5 milioni di persone. I dipendenti, 13,78 milioni, superano di un soffio i pensionati interessati, che sono 13,7 milioni. Chiudono il panorama degli aiutati 3,02 milioni di soggetti saliti sul treno del bonus con l’allargamento deciso dal secondo consiglio dei ministri la scorsa settimana: si tratta dei titolari di reddito di cittadinanza, dei co.co.co., dei disoccupati che ricevono Naspi e Discoll e dei collaboratori domestici. Minore è il ruolo degli autonomi: a ricevere il bonus saranno in 400mila. Platea piuttosto ridotta, che si potrebbe spiegare con un limite di reddito (non più indicato nella bo0zza) inferiore rispetto ai 35mila euro lordi all’anno previsti per dipendenti e pensionati. A stabilire la loro soglia di reddito sarà il decreto attuativo: da lì si capirà quindi, quanti autonomi avranno dovuto rinunciare al bonus rispetto all’ipotesi iniziale per far spazio ai titolari del reddito di cittadinanza e ai disoccupati. Una sorta di serie A e di serie B del bonus torna anche nelle modalità di erogazione: che saranno automatiche per dipendenti, pensionati e titolari di reddito di cittadinanza, mentre i disoccupati con Naspi e Discoll e i lavoratori domestici dovranno fare domanda.

Fra le altre novità, oltre alla quantificazione in 497 milioni del credito d’imposta per gli autotrasportatori, molte riguardano gli enti territoriali. Torna la partecipazione delle regioni, senza diritto di voto, ai consigli dei ministri che dovranno decidere sulle infrastrutture per le energie rinnovabili.

Cambia anche il contributo alle grandi città per il Pnrr. Oltre a Roma, Milano, Napoli e Torino, l’aiuto da 600 milioni in quattro anni riguarderà anche Palermo. Ma quest’anno non arriverà nulla perché la prima rata, 315 milioni, è ora in calendario per il 2023.

Si riduce a 180 milioni (160 per i Comuni, il resto a Province e Città) il nuovo aiuto statale per sostenere i bilanci locali. Ai capoluoghi in rosso, quelli con disavanzo 2020 superiore ai 500 euro pro capite o debito sopra i mille euro pro capite, infine, si applicheranno gli stessi meccanismi previsti dalla manovra per i Patti anti-crisi con Napoli, Torino, Palermo e Reggio Calabria.

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