Amministratori

Check list, banche dati condivise e incentivi nella riforma dei controlli sulle imprese

Governo già al lavoro sui decreti attuativi. La Ue: «Verifiche proporzionate»

di Gianni Trovati

L’esame parlamentare del disegno di legge sulla concorrenza fatica ad avanzare sulla sabbia delle spiagge. Ma nel frattempo il governo è al lavoro sui provvedimenti attuativi di temi economicamente più cruciali degli ombrelloni: come la riforma dei controlli sulle imprese prevista dalla delega dell’articolo 24, che dovrebbe far prendere forma ai decreti legislativi entro settembre.

Obiettivo dichiarato è la «semplificazione degli adempimenti e delle attività di controllo» per «favorire la ripresa e il rilancio delle attività economiche». Sul piano pratico significa concentrare le energie sui controlli effettivi riducendo l’entropia prodotta dalle sovrapposizioni di leggi, obblighi e richieste documentali. Le linee per l’attuazione sono state al centro di un confronto fra il ministero per la Pa, la Dg Reform della commissione Ue e l’Ocse; in un seminario a Palazzo Vidoni che ha fatto emergere i binari su cui procederanno i decreti.

Il principio è condiviso fra i vertici di governo e Ue, come si conviene nel Pnrr. «La regolamentazione è una forma di potere - osserva il ministro per la Pa Renato Brunetta - Semplificare significa togliere potere e aumentare la competitività del Paese». «I controlli devono essere proporzionali ai rischi di violazioni - detta Mario Nava, alla guida della Dg sulle Riforme strutturali della commissione Ue - perché l’alternativa è di essere guidati dal caso o da un calendario prestabilito, il che è lo stesso».

Al centro, com’è ovvio nonostante qualche polemichetta, non ci sono le ispezioni a sorpresa per cogliere sul fatto, per esempio, violazioni di norme sulla sicurezza evidenziate da indagini o segnalazioni; ma le verifiche ordinarie, che oggi si muovono in un dedalo di regole e adempimenti spesso sovrapposti. E quindi inefficaci.

Per cambiare strada il governo sta lavorando su cinque direttrici, individuate sulla base del confronto con le pratiche internazionali e il Regulatory Enforcement and Inspections Toolkit dell’Ocse; in uno «sforzo congiunto per minimizzare gli ostacoli alla crescita», come lo chiama il vice segretario generale dell’Organizzazione Jeffrey Schlagenhauf.

Il primo punto, ovvio, è la razionalizzazione degli adempimenti, per cancellare le duplicazioni che tolgono tempo ed energie alle imprese; in un’opera che punta a produrre anche check list predefinite dei documenti necessari al controllo, per aiutare l’attività del diretto interessato.

Per realizzare questa evoluzione servono però anche programmi coordinati fra le varie amministrazioni, che altrimenti bussano a casaccio (e a ripetizione) alle stesse porte. Coordinamento che deve mettere in comune le diverse banche dati, per attuare davvero il principio del once only che imporrebbe alla Pa di non chiedere informazioni già a sua disposizione.

Ma i capitoli più ambiziosi sono forse quelli che provano a introdurre strumenti alternativi al bivio tra nulla di fatto e sanzione. «Ci sono meccanismi che si possono mutuare dalle Authority come gli inviti a ottemperare o le diffide - spiega Marcella Panucci, capo di Gabinetto alla Funzione pubblica - e stiamo immaginando incentivi alle imprese più virtuose, anche per premiarle del fatto che alleggeriscono l’attività dei controllori». «Non si tratta di eliminare i controlli ma le vessazioni inutili», riassume Brunetta. E di farlo in fretta, anche per evitare le ennesime repliche di casi Catalent, la multinazionale del farmaco che dopo mesi di passione ha salutato Anagni e trasferito nell’Oxfordshire l’investimento da 100 milioni per produrre i principi attivi dei vaccini.

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