Amministratori

Entrate, Dogane e Demanio: direttori in cerca di conferma

Tre poltrone. Anzi, quattro. Nel risiko dello spoils system (e dunque in attesa di conferma entro 90 giorni dal voto di fiducia al nuovo Governo) entrano a pieno titolo anche le caselle dei direttori delle Agenzie fiscali. Quella delle Entrate - attualmente ricoperta da Ernesto Maria Ruffini - vale doppio, perché “copre” per statuto anche la presidenza della neonata Agenzia per la riscossione (Ader). Poi ci sono le Dogane (con annessi Monopoli) guidate attualmente da Giovanni Kessler, che nella settimana appena trascorsa ha scommesso sulla solidità della carica che ricopre rinunciando al ruolo da magistrato dopo essere stato messo al bivio dal Csm per il suo ritorno a Bolzano come Pm.

Demanio
Infine l’agenzia del Demanio, il cui direttore è attualmente Roberto Reggi. Il filo rosso che li congiunge è l’estrazione vicina al centro-sinistra. Ruffini ha partecipato alla prima Leopolda di Matteo Renzi, dove ha lanciato l’idea della dichiarazione precompilata. Kessler, prima di approdare all’antifrode comunitario (Olaf), è stato presidente della Provincia di Trento nelle fila del Partito democratico. Reggi, dopo un passato con altri incarichi amministrativi, è stato sindaco di Piacenza in giunte di centro-sinistra dal 2002 al 2012 e prima di approdare al Demanio ha ricoperto anche l’incarico di sottosegretario all’Istruzione nel Governo Renzi.

Entrate
Ma non è solo la matrice politica ad accomunarli, perché sono stati e sono tuttora protagonisti del cambiamento delle Agenzie fiscali. Con una sorta di specializzazione in più per Ruffini, che ha traghettato il passaggio della riscossione dall’ex Equitalia a un ente pubblico economico sotto le insegne proprio dell’agenzia delle Entrate. Ma soprattutto ha gestito due rottamazioni delle cartelle a cui l’Esecutivo ha chiesto di assicurare quasi una decina di miliardi oltre la riscossione ordinaria e la lotta all’evasione. Poi, da quando a luglio dello scorso anno si è insediato come direttore generale a via Cristoforo Colombo. ha voluto e già realizzato, per ora a livello centrale ma con la prospettiva di essere estesa anche sul territorio, una riorganizzazione spostando l’asse soprattutto sulle funzioni svolte (dai servizi ai controlli) in base alla tipologia di contribuenti coinvolti. Con un’idea di fondo: privilegiare la trasparenza (come dimostra la pubblicazione della destinazione delle imposte versate l’anno precedente suddivisa per i macrocapitoli di spesa pubblica, dalla previdenza all’istruzione) e il rispetto dello Statuto del contribuente, sia con la consultazione preventiva del provvedimento sul restyling dello spesometro (dopo i problemi dello scorso autunno) sia per il provvedimento e la circolare sull’e-fattura arrivati il 30 aprile, ossia in ossequio dei 60 giorni prima del debutto del nuovo adempimento a partire dal 1° luglio.

Dogane
Anche le Dogane hanno imboccato con Kessler la strada della riorganizzazione interna. Un riassetto (tradottosi in un nuovo statuto e un nuovo regolamento di amministrazione) a livello centrale e territoriale con un modello diviso per funzioni (amministrazione, antifrode, legislativo, personale, tecnologie) e aree d’intervento (accise, dogane, giochi, tabacchi). Mentre sul fronte dell’utilizzo del personale e i processi interni di selezione delle risorse umane si punta a una «forte diminuzione del numero dei dirigenti - come si legge sul sito istituzionale - e una moltiplicazione delle figure intermedie con funzioni di responsabilità e gestione esecutiva».

Tentativo supportato anche dalla riforma delle Agenzie fiscali, che il Parlamento ha varato proprio in questa direzione all’interno dell’ultima legge di Bilancio. Nonostante questo, però, sia sulla riorganizzazione delle Entrate sia su quella delle Dogane pende già un ricorso al Tar del sindacato Dirpubblica, che ha impugnato le delibere dei rispettivi comitati di gestione finalizzate a istituire le posizioni organizzative per lo svolgimento di incarichi di elevata responsabilità (Poer), alta professionalità o particolare specializzazione perché ritenute come un tentativo di eludere la sentenza della Corte costituzionale del marzo 2015 sull’accesso tramite concorso alle posizioni dirigenziali.

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