Fisco e contabilità

Sostegni-ter, i sindaci chiedono (almeno) un miliardo e mezzo

Per affrontare la coda dell'emergenza e il caro bollette sui bilanci comunali

di Patrizia Ruffini

I sindaci, per affrontare la coda dell'emergenza e il caro bollette sui bilanci comunali, chiedono risorse aggiuntive per oltre 1 miliardo e 420 milioni. Nell'intervento in Commissione Finanze del Senato impegnata nella conversione del decreto legge 4/2022 (Sostegni-Ter), il sindaco di Novara e Presidente di Ifel, Alessandro Canelli, ha chiesto un ulteriore sostegno emergenziale per neutralizzare gli effetti residui della crisi pandemica e consentire, così, agli enti di affrontare la sfida del Pnrr.

In primo luogo ai sindaci non basta la norma (articolo 13 del Dl 4/2022) che proroga al 2022 l'utilizzo dei fondi emergenziali assegnati nel biennio 2020-2021 e non ancora impegnati, aggiungendo un'ulteriore rendicontazione (degli utilizzi 2022) e rinviando al 2023 la regolazione finale. Gli avanzi 2020-2021 non sono né presenti in tutti gli enti né hanno una distribuzione coerente con le necessità territoriali. Occorrono, dunque, risorse aggiuntive per il sostegno alle minori entrate e alle maggiori spese relative al 2022; risorse che Anci stima in 500 milioni per i Comuni e 70 milioni di euro per le Città metropolitane. Quest'ultime entrate consentiranno di affrontare anche le ulteriori perdite prodotte dalla caduta dei flussi turistici (su parcheggi, bus turistici, accessi ai luoghi della cultura). Non sono, infatti, sufficienti i 100 milioni per il ristoro dei minori gettiti dell'imposta di soggiorno e del contributo di sbarco isole minori, arrivati con il Sostegni-ter (articolo 12). Anci, difatti, aveva chiesto uno stanziamento di 200 milioni di euro per il 2022.

La pandemia è stata notevolmente percepita anche dalle aziende partecipate degli enti locali, causando, nei bilanci degli enti proprietari, ripiani di perdite e riduzioni di dividendi, per neutralizzare i quali Anci chiede 200 milioni di euro.

Tuttavia la maggior preoccupazione di queste settimane è rappresentata dall'incremento dei costi energetici che impatta pesantemente sui bilanci, come testimoniato anche dall'ampia adesione allo spegnimento, avvenuto giovedì scorso, dell'illuminazione di luoghi simbolo. Per questo i sindaci chiedono uno stanziamento specifico di 550 milioni, tenendo conto della bolletta energetica complessiva che viaggia intorno agli 1,6-1,8 miliardi.

Accanto a questi temi prioritari, Anci aggiunge la lista delle misure (già note) su cui occorrerebbe intervenire per ridare ossigeno finanziario al comparto dei comuni. Al primo posto vi è il Fondo Crediti Dubbia Esigibilità, con la richiesta di riportare le percentuali di accantonamento obbligatorie al 95% per la generalità degli enti locali e al 90% per gli enti in regola con i pagamenti dei debiti commerciali. Inoltre, è richiesto un robusto intervento di sostegno agli equilibri correnti delle città metropolitane, fortemente investite dai programmi del Pnrr, per le quali sarebbe necessaria un'ulteriore assegnazione di 75 milioni nel 2022 e 150 dal 2023.

Una spina per la finanza locale è certamente rappresentata dai disavanzi strutturali dei comuni, alla luce soprattutto della mancata neutralizzazione degli effetti della sentenza della Consulta n. 80/2021. Per evitare peggioramenti nei disavanzi sarebbero necessari 600 milioni.

Infine occorre una sistematica revisione dei fattori di squilibrio che aggravano la condizione di enti non ‘formalmente' in crisi. A questo proposito, i sindaci tornano a ribadire l'assoluta urgenza dell'intervento di ristrutturazione del debito degli enti locali, già previsto dall'articolo 39 dl 162/2019, ma ancora bloccato.

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