Appalti

Appalti con revisione prezzi obbligatoria, qualificazione (con formazione) per le stazioni appaltanti

Superati i nodi governo-maggioranza: ok del Senato alla delega per la riforma del codice dei contratti. Busia (Anac) principi troppo generici

di Mauro Salerno

Revisione prezzi obbligatoria, qualificazione con formazione per le stazioni appaltanti, scorporo dei costi di manodopera e sicurezza e criteri ambientali minimi da applicare sempre, divieto di selezione delle imprese tramite sorteggio. Dopo la mediazione tra Governo e maggioranza l'Aula del Senato ha dato il via libera al Ddl delega sui contratti pubblici che passa ora all'esame della Camera. Il voto a favore è stato espresso con 197 sì, 24 no e 2 astenuti. FdI ha dichiarato il proprio voto contrario.

Il provvedimento è sostanzialmente composto di un solo articolo contenente i criteri e principi direttivi per l'adozione entro sei mesi di uno o più decreti legislativi per attuare bla delega riscrivendo il codice appalti. Un secondo articolo contenente una clausola di salvaguardia per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome è stato introdotto in Senato.

La riforma del codice degli appalti è una delle tre riforme che il Governo si è impegnato a realizzare nel primo semestre di quest'anno, secondo la tabella di marcia del Pnrr. Per l'approvazione del codice invece il termine scade a marzo 2023.

Sono circa 30 le novità introdotte dalla commissione Lavori Pubblici del Senato con 83 emendamenti e confermate dall'Aula. Cinque sono state oggetto di un serrato confronto al fotofinish tra maggioranza e Governo. Tra le novità approvate dalla commissione e confermate oggi dall'Assemblea spicca sicuramente l'introduzione dell'obbligo della revisione prezzi negli appalti. Un obbligo introdotto da poco (ma a scadenza) nel sistema dei lavori pubblici per far fronte all'impennata dei prezzi dei materiali che con la riforma del codice dei contratti diventerà strutturale.

L'emendamento prebvede l'obbligo per le stazioni appaltanti di introdurre un regime di revisione dei prezzi al verificarsi di eventi o situazioni oggettive di particolare rilevanza e non prevedibili al momento della formulazione dell'offerta. Ci sono poi novità sul fronte ambientale con l'obbligo di adottare i criteri ambientali minimi, la semplificazione degli appalti sottosoglia, che ora godono delle ampie deroghe varate con i decreti per l'emergenza e la qualificazione delle stazioni appaltanti che, come ha ricordato la viceministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova «sarà ridefinita e rafforzata, per conseguirne la riduzione numerica, prevedendo contestualmente il potenziamento della qualificazione e della specializzazione del personale».

Superato anche il delicato nodo della delega al Consiglio di Stato per la definizione delle norme attuative del nuovo codice. L'emendamento su cui alla fine è stato trovato l'accordo tra governo e Parlamento, prevede «l'obbligo di avvalersi di magistrati del Tar, esperti esterni, avvocati e rappresentanti dell'Avvocatura generale dello stato, a titolo gratuito». A premere su questo fronte è stato soprattutto il Movimento Cinque Stelle. «Continuiamo a essere convinti che su questo fronte il ruolo di Parlamento e governo siano centrali e che una deresponsabilizzazione di quest'ultimo rappresenti comunque un aspetto da scongiurare- ha commentato il senatore M5S Andrea Cioffi, relatore del Ddl - . Detto ciò, il punto di caduta individuato è comunque un passo avanti». Altra correzione di rilievo arrivata con gli ultimi emendamenti è il divieto di ricorrere al sorteggio per la selezione delle imprese da invitare alla fase finale delle procedure di gara. Sul lato amministrazioni è stato infine aggiunto l'obbligo di stipulare una polizza assicurativa a carico della Pa im caso di affidamento della progettazione a personale interno all'amministrazione.

Buia (Ance): ok, ma vediamo come saranno attuati i criteri
Va detto che non si tratta di novità che entreranno in vigore subito. Anzi. Il Ddl delega stabilisce soltanto i paletti cui il governo dovrà attenersi con la scrittura del codice. Niente, insomma di immediatamente operativo. Come ricordano anche i costruttori dell'Ance. «La legge delega è un contenitore di macro-principi, su cui tutti siamo d'accordo. Il punto è capire poi come verranno declinati - dice il presidente dell'Ance Gabriele Buia -. La legge delega alla base del Codice 50 aveva dei contenuti ottimi, ma poi la disciplina sui lavori pubblici ha fatto acqua da tutte le parti».

Di norme-manifesto di questo tenore la delega abbonda. Si torna ancora a parlare di divieto di accorpamento artificioso dei lotti per tutelare le Pmi (un principio riproposto a ogni riforma), di divieto di «gold plating», di «semplificazione» (come se esistesse una riforma che si proponga già in linea di principio di complicare le cose), di riduzione degli spazi di applicazione del massimo ribasso, solo per fare alcuni esempi.

Busia (Anac): principi ancora troppo generici
Un punto sottolineato anche dal presidente dell'Autorità Anticorruzione Giuseppe Busia. «È un bene che si stia procedendo celermente nell'approvazione della delega di riforma del codice, vero cardine del progetto di sviluppo del Paese disegnato dal Pnrr - dice Busia -. Spiace però che i principi previsti, pur condivisibili, siano ancora estremamente generici ed in tanti casi non consentano di comprendere in quale direzione si muoveranno i decreti delegati. Sarebbe auspicabile che il Parlamento, nei successivi passaggi in assemblea al Senato e poi alla Camera, riuscisse a dare una direzione più precisa sotto tanti profili che meritano di essere meglio definiti, come indicato da Anac in diverse proposte emendative».

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