Urbanistica

Superbonus, l'allarme dei tecnici: a rischio oltre 4 miliardi di ricavi

Con il decreto Aiuti quater si teme un blocco senza compenso per chi è al lavoro su progetti e studi di fattibilità: su 38 miliardi netti di lavori avviati la quota dei progettisti va dall'8 al 20%

di Valentina Maglione e Valeria Uva

La stretta sul Superbonus contenuta nel decreto Aiuti-quater, con il décalage al 90% anticipato già a quest'anno, impatterà da subito sui fatturati dei professionisti coinvolti. Molti tecnici potrebbero doversi fermare a metà strada, con lo studio di fattibilità o con la progettazione, se non riusciranno a centrare l'obiettivo di presentare Cilas e progetto entro il prossimo 25 novembre. Con il rischio di vedere sfumare anche i compensi pattuiti. Il giro di vite potrebbe quindi invertire già da quest'anno la tendenza alla forte crescita di fatturati e redditi per i professionisti coinvolti a vario titolo nel Superbonus registrata negli ultimi due anni: secondo una ricerca di Fondazione Inarcassa dello scorso ottobre, su un campione di 6.446 tra architetti e ingegneri, due su tre hanno ricevuto incarichi per il 110%, mentre ben il 35% ha dichiarato che dal 2020 la metà del proprio fatturato è arrivato da lì.

L'impatto
In realtà non è facile stimare l'impatto che il Superbonus ha avuto sui redditi dei professionisti coinvolti: ingegneri, architetti o geometri, sul fronte della progettazione, direzione lavori, coordinamento sicurezza e asseverazione, e commercialisti, impegnati a rilasciare il visto di conformità sui crediti ceduti. Unica cosa certa è che la cornice entro cui si muovono i capitolati, e dunque anche i compensi dei professionisti, è data dal Dm delle Infrastrutture 7 giugno 2016 (pensato per i lavori pubblici), adattato poi ai bonus edilizi dalle linee guida della Rete delle professioni tecniche. Ma sul valore, ogni intervento poi fa storia a sé.In ogni caso, i 55 miliardi certificati da Enea come lavori approvati fino a ottobre, al netto dell'Iva (con aliquote diversificate a seconda degli interventi), valgono circa 38 miliardi. Di questi ai professionisti va una percentuale variabile a seconda delle stime: «Dall'8% al 13% in misura decrescente al crescere dell'importo totale», secondo il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Antonio Zambrano, mentre l'istituto di ricerca Cresme attesta al 23% i costi per tecnici, piattaforme e consulenti fiscali. Quanto ai visti di conformità, la Fondazione nazionale dottori commercialisti ha chiarito che il compenso, se manca l'accordo tra le parti, può essere determinato in base ai parametri usati in sede giudiziale, che cubano dall'1 al 2% del valore della pratica (0,8-1% aumentabili fino al doppio per valori inferiori a un milione e percentuali più basse per le somme eccedenti); ma «nella pratica – osserva Salvatore Regalbuto, tesoriere e delegato dell'area fiscale del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti – la libera contrattazione può portare a concordare importi diversi, talvolta maggiori soprattutto per i lavori più piccoli, che impongono al professionista le stesse verifiche di quelli più grandi». A grandi linee quindi il fatturato complessivo dei professionisti coinvolti finora nel Superbonus (tralasciando gli altri bonus edilizi) entra in una forchetta che va dai quattro agli oltre otto miliardi. Al di là di queste stime provvisorie, che il 110% abbia contribuito a riportare ottimismo in una categoria, quella dei progettisti, fiaccata sin dalla crisi del 2008, lo dimostrano anche i dati di Inarcassa che l'anno scorso ha visto crescere del 3% gli iscritti, in particolare tra gli architetti under 35. Una dinamica che – si legge nel bilancio di previsione 2022 – «ha risentito della straordinaria ripresa in atto nel settore immobiliare e delle costruzioni, favorita dalle misure di incentivo del Governo».

La stretta
Ora però le misure del decreto Aiuti-quater rischiano di introdurre una brusca frenata. Primo per l'incertezza del quadro normativo (il Consiglio nazionale architetti ha conteggiato ben 18 modifiche in un anno, molte retroattive) e poi per le prospettive future. «Gli architetti sono passati dall'euforia alla disperazione – sintetizza Massimo Giuntoli, responsabile dipartimento lavoro del Consiglio nazionale della categoria – perché hanno preparato le pratiche senza farsi dare anticipi e ora, con il blocco della cessione dei crediti, rischiano di non essere pagati».Il rischio maggiore, se il decreto Aiuti-quater non sarà modificato, lo corrono gli studi che hanno in corso gli studi di prefattibilità o il progetto non ancora completato: «Molti non riusciranno a consegnare i progetti entro la data limite – prevede Zambrano – e per loro sarà difficile recuperare appieno il compenso per l'attività comunque svolta». Peraltro, «visto il tanto lavoro – incalza Giuntoli – molti studi si sono ingranditi e ora potrebbero non reggere. È urgente sbloccare i crediti: la cancellazione della responsabilità solidale di chi acquista il credito e la detraibilità in dieci anni sono indispensabili per andare in questa direzione. Per il futuro bisogna puntare su bonus stabili, più contenuti, ma agganciati alla rigenerazione urbana, con piani concordati con i Comuni e premialità per chi investe in linea con questi». Gli ingegneri non temono tanto la riduzione al 90% della percentuale di lavori detraibili «quanto il peso sempre crescente degli oneri finanziari sulle cessioni – ricorda Zambrano – siamo partiti con una media dell'8% e ora siamo a un 12-15% di costo per la cessione, quindi c'è un rischio molto concreto di dover lavorare a costi molto più bassi». I progettisti, soprattutto quelli meno strutturati sono «l'anello debole della catena» anche per Umberto Chiatto, responsabile comunicazione di Less, società di ingegneria che ha al suo attivo più di 160 milioni di lavori al 110%:  «Facile ipotizzare che lo sconto per assorbire la minor detrazione sarà chiesto a loro, più che alle imprese che dovranno fronteggiare il costo dei materiali». Chiatto ipotizza quindi che lavoreranno di più «le società che potranno offrire lo sconto in fattura, cedendo il credito in modo autonomo e indipendente, ad esempio, i general contractor o i big dell'energia, con i tecnici meno strutturati nel ruolo di fornitori esterni».

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