Urbanistica

Rigenerazione urbana, nuovi spazi e servizi creati nelle ex chiese e caserme

Belluno, Chieti e Cesena: nell'ambito del Programma Pinqua si moltiplicano i cantieri che investono sul riuso

di Paola Pierotti

Tre secoli di storia, e quella che è stata la chiesa dei Gesuiti di Belluno è pronta a riaprire, anche con un mercato. Esempio virtuoso di riutilizzo, visto che oggi il focus immobiliare è il recupero dell'esistente. Nel 1700 a ridosso del centro storico cittadino, su un terreno acquisito dalla Compagnia di Gesù, era iniziata la realizzazione di un convento, diventato a metà del 1800 sede dell'Istituto Militare di Educazione Inferiore asburgico, mentre dal 1995 una porzione del complesso è stata destinata a uffici pubblici. Per il resto, l'ex chiesa non aveva riscontrato interesse ed è rimasta inutilizzata. Oggi, nell'ambito del bando periferie del 2016, è partito il piano di rigenerazione urbana «Progetto Belluno, da periferia del Veneto a capitale delle Dolomiti», finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con 18 milioni di euro, una delle dotazioni per abitante tra le più alte del Paese (500 euro/abitante). Una storia di rigenerazione che tiene insieme il cambio di destinazione d'uso, il ruolo e la regia del pubblico, le ricadute dei grandi programmi urbani e una visione per la città del domani. Iniziativa a cui fanno eco tante altre del Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare (Pinqua), dove non di rado si ha a che fare proprio con il riuso di luoghi un tempo legati a funzioni religiose, chiese ma soprattutto spazi di vita delle comunità.

Il cantiere oggi è in fase avanzata e l'opera sarà consegnata alla città nei primi mesi del prossimo anno: l'ex chiesa ospiterà al piano terra un mercato coperto con affaccio sul nuovo percorso pedonale coperto che l'attraversa: «È in corso la fase di partecipazione con i rappresentati delle categorie produttive coinvolte, per definire uno specifico regolamento. Il piano primo – racconta l'assessore all'Urbanistica Franco Frison – diventerà una sala polifunzionale di 500 mq, liberi, e con uno sviluppo in altezza di oltre dieci metri, per convegni, concerti, performance, feste». L'azione portata avanti dal Comune ha fatto da traino ad un'altra iniziativa gestita direttamente dal Demanio regionale, sulla porzione del complesso tuttora completamente inutilizzata. «È in corso di approvazione il progetto – aggiunge – per recuperare tutta la porzione nord dell'ex collegio e destinarlo a sede di uffici pubblici, per riportare in centro le funzioni pubbliche che negli anni 80 hanno preso la strada della prima periferia».

«La via dei conventi» a Chieti è ad esempio il titolo del progetto proposto e finanziato dal ministero delle Infrastrutture al Comune, nell' ambito di un piano già avviato da tempo per rifunzionalizzare parti del centro storico connettendo quattro conventi esistenti e una caserma (per quest'ultima è già avviato un progetto di riqualificazione come casa dello studente). Luigi Febo, presidente del consiglio comunale di Chieti ,racconta come «l'abbandono di abitazioni nel centro storico (10mila abitanti persi in 15 anni) abbia avuto impatti socio-economici. Da qui l'idea di ricreare attrattività con nuove forme per l'abitare, con soluzioni temporanee per professori e ricercatori, ma anche per famiglie fragili, da integrare in due conventi, quello dell'ex Conservatorio delle Clarisse e del Conservatorio di S. Raffaele Arcangelo».

Il progetto punta a interventi sulle infrastrutture, con la realizzazione di un parcheggio multipiano ipogeo al di sotto di piazza Garibaldi, la creazione di un parco pubblico alla sommità e l'apertura degli antichi orti murati dei conventi limitrofi.È stato candidato al Pinqua il complesso dell'Ex Roverella a Cesena, un ex convento utilizzato negli ultimi anni come casa per anziani. «Il palazzo rappresenta per i cittadini un luogo non permeabile. Abbiamo scelto di investire – racconta Emanuela Antoniacci, dirigente del settore "governo del territorio" del Comune di Cesena – in un nuovo modello abitativo per l'accoglienza di fasce fragili della popolazione, chi è in attesa di stabilizzazione, studenti fuori sede ma anche rifugiati e richiedenti asilo di seconda generazione. Un insediamento di 10mila mq nel cuore del centro storico – aggiunge – con vasti spazi cortilizi, oggi non utilizzati». Tre i driver: aprire i cortili alla città, puntare sul cohousing, inserire funzioni commerciali ai piani terra anche legate al food per creare micro economie.

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