Appalti

Ok al decreto Ponte: aggiornamento prezzi legato alle 4 maggiori opere bandite da Rfi e Anas nel 2022

Testo approvato «salvo intese». Scatta il cronoprogramma per la riattivazione della Società dello Stretto e l'aggiornamento del progetto definitivo approvato nel 2011 con un costo previsto di 8,5 miliardi

di Mauro Salerno

Rinascita della società Stretto di Messina; riattivazione dei contratti di appalto per e costruzione e project management già firmati con il consorzio di imprese Eurolink guidato da Webuild (che ha festeggiato in Borsa anche i risultati record del 2022) e con Parsons Transportation Group; indicazione di una corsia preferenziale per conferenza di servizi e aggiornamento della valutazione di impatto ambientale sul progetto definitivo; meccanismo ad hoc per l'aggiornamento dei prezzi di appalto; approvazione del progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024, per puntare, con una stima di sei anni di lavori, a inaugurare il Ponte entro il 2030.

Il decreto legge che rimette in pista il progetto del Ponte di Messina è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, come volevano le anticipazioni. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ne aveva parlato anche in un incontro specifico con i governatori di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani. Il consiglio dei ministri ha dato il semaforo verde con la formula «salvo intese», perché, secondo quanto filtra dal governo, sono necessari gli ultimi approfondimenti tecnici.

La notizia principale è che viene confermata la scelta di Salvini, di ripartire dai maxi-bandi del 2004 e dai contratti firmati con le imprese vincitrici due anni dopo, richiudendo subito nel cassetto l'ipotesi di soluzioni alternative e (dunque) di nuove gare solleticata dall'ex ministro Enrico Giovannini, che aveva per questo affidato l'incarico di portare a termine uno studio di fattibilità a Rfi. Troppo tempo, senza contare il rischio di esposizione ad altri contenziosi. I 50 milioni destinati a quello scopo saranno ora utilizzati per finanziare l'aumento di capitale della società concessionaria.

Secondo il cronopgramma disegnato dal decreto entrato in Consiglio dei ministri, il primo aprile sarà la data in cui verrà revocato lo stato di liquidazione della società. Entro i 30 giorni successivi, dunque entro il primo maggio, dovrà essere convocata l'assemblea dei soci (Mef, maggioritario con almeno il 51%, Rfi, Anas e le Regioni Sicilia e Calabria) per la nomina degli organi sociali. Poi entro il 31 maggio dovrà essere adeguato lo statuto. Intanto, già a partire dall'entrata in vigore del decreto, la società potrà stipulare «atti negoziali non onerosi» con Eurolink, per avviare la relazione di aggiornamento del progetto definitivo, adeguare il piano degli espropri, aggiornare gli studi di impatto ambientale, definire il piano di anticipazione delle opere. Altri atti aggiuntivi saranno firmati per adeguare il contratto di appalto firmato il 27 marzo del 2006 alle norme del nuovo provvedimento.

La relazione chiesta a Eurolink è il primo atto per avviare l'iter di approvazione del progetto definitivo aggiornato. Il decreto disegna corsie superveloci per la sua approvazione. Tanto che se tutto dovesse procedere secondo le intenzioni potrebbero bastare 120 giorni per chiudere il cerchio. Il testo entrato a Palazzo Chigi prevede infatti che il Cda della Spa dello Stretto abbia 30 giorni al massimo per esprimersi sulla relazione che poi va consegnata al Mit, che gestirà una conferenza di servizi semplificata, e alla commissione per la valutazione di impatto ambientale. I due procedimenti viaggeranno in parallelo per concludersi nel tempo massimo di 90 giorni. Poi la parola passerà al Cipess, la cui approvazione spianerà la strada al progetto, sostituendo ogni altro parere e autorizzazione. Qui dovrebbe sciogliersi l'incognita dei costi. L'ultima valutazione risale al luglio 2011, quando approvando il progetto definitivo dell'epoca, il cda della concessionaria alzò l'asticella da 6,3 a 8,5 miliardi. Nel frattempo è cambiato il mondo. C'è la necessita di adeguarsi a nuove prescrizioni tecniche. C'è forse la disponibilità di tecnologia più avanzata che potrebbe aiutare a contenere i costi, ma c'è stata anche l'esplosione dei prezzi dei materiali edili. In primis l'acciaio, materiale destinato a farla da protagonista nel cantiere del Ponte.

Il decreto si occupa anche dell'adeguamento dei prezzi dell'appalto. Fino al 31 dicembre 2021 si seguiranno le norme di aggiornamento dei costi stabilite nei contratti. Da quella data in poi scatterà un meccanismo speciale che userà come benchmark le variazioni di prezzo subite dalle quattro opere di maggior importo bandite da Rfi e Anas nel 2022.

Altro passaggio fondamentale è l'approvazione del progetto definitivo. Il traguardo è fissato al 31 luglio 2024. Da qui scatterà il conto alla rovescia per i lavori. Per le imprese potrebbero bastare sei anni: l'appuntamento finale dunque dovrebbe essere fissato per il 2030.

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