Urbanistica

Decreto bonus, rischio blocco per i costi troppo compressi

Dopo il periodo transitorio i tecnici abilitati dovranno asseverare la congruità delle spese per gli interventi nel rispetto dei costi massimi specifici delle tabelle ministeriali

di Saverio Fossati e Giuseppe Latour

L'accesso alle nuove regole per l'asseverazione della congruità dei costi sarà agganciato alla data di presentazione del titolo edilizio: quindi, per il 110% l'ipotesi è che si potrà ricadere nel vecchio (e più favorevole) regime, andando a cristallizzare la propria posizione con il deposito di una Cilas entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto. Emergono nuovi elementi di merito sul provvedimento del ministero della Transizione ecologica che fisserà i massimali per l'asseverazione della congruità dei prezzi, da utilizzare per il superbonus e per le cessioni dei "bonus minori", come l'ecobonus e il bonus facciate.

Il pressing delle associazioni
Dopo le anticipazioni sui contenuti del testo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), in mattinata è partito il pressing di molte associazioni di imprese per ottenere modifiche dagli uffici del ministro Roberto Cingolani. Così, è stata accantonata l'ipotesi di una pubblicazione immediata, per continuare il lavoro di limatura: ieri sera gli approfondimenti del Mite erano ancora in corso e il testo, salvo nuovi spostamenti, è atteso in Gazzetta Ufficiale da lunedì in poi. Al centro delle riflessioni, c'è il concetto di onnicomprensività dei massimali. I tetti unitari inseriti nelle bozze di tabelle ministeriali, infatti, hanno la caratteristica di inglobare tutti gli elementi che compongono il prezzo e, soprattutto, Iva, cantiere e prestazioni professionali. Si tratta di elementi che, da soli, possono valere tra il 40 e il 50% di un intervento. Così, le richieste approdate sul tavolo del ministero puntano principalmente a cancellare questo concetto, o quantomeno a ridurne la portata.«In queste ore abbiamo cercato di far sentire la nostra voce - spiega il presidente Ance, Gabriele Buia - e lo abbiamo fatto per chiedere che si intervenga contro le frodi, ma in maniera corretta». La formulazione ipotizzata nelle bozze del testo, con il ricorso all'onnicomprensività, «è stravolgente, perché di punto in bianco abbassa moltissimo i prezzi dei materiali; oggi c'è un mercato che è completamente diverso da quei valori». Il provvedimento in questa forma «sarebbe un nuovo fattore di blocco per il superbonus».

Anche EdilegnoArredo, che fa capo a FederlegnoArredo, esprime grande preoccupazione. Roberto Galli, consigliere incaricato del gruppo Finestre dice: «Includere nei massimali i costi dei servizi alla fornitura dei serramenti, quali quelli per la posa in opera, lo smaltimento, la movimentazione, vuol dire non dare ai cittadini pari opportunità di accesso alle agevolazioni e limitare enormemente il beneficio economico». Si tratta «di un ulteriore ostacolo che il Governo pone» e che «rischia di compromettere definitivamente intere filiere».Mentre il presidente di Unicmi (Costruzioni metalliche, dell'involucro e dei serramenti), Guido Faré, aggiunge: «Disapproviamo con fermezza che gli importi comprendano l'Iva. In nessun prezzario è mai stata compresa. Includerla significa indicare costi che penalizzerebbero i prodotti di qualità».Da considerare, poi, che le bozze del decreto danno un peso grandissimo ai massimali del Mite nello sviluppo futuro dei bonus casa: i tecnici abilitati, infatti, dovranno asseverare la congruità delle spese per gli interventi nel rispetto dei costi massimi specifici delle tabelle ministeriali. Solo per le lavorazioni non comprese entreranno in gioco gli altri prezzari, come quelli regionali e il Dei. Il decreto Mite, insomma, diventa il perno attorno al quale ruotano questi bonus.

I committenti
Le preoccupazioni di queste ore, però, non riguardano solo le imprese, ma anche i committenti. Per i condomìni, infatti, i problemi si ingigantiscono: tranne che nei casi in cui lavori siano già stati formalmente avviati, agganciandosi alle vecchie regole, chi si sta muovendo adesso rischia di restare a metà del guado e di dover rivedere i preventivi, anche perché a queste importanti novità del Dm Mite si intreccia pericolosamente il blocco della cessione dei crediti. Le imprese possono, allora, trovarsi infatti nell'impossibilità di cedere il credito che hanno acquisito con lo sconto in fattura (o peggio ancora non possono più cederlo essendoci stata una precedente cessione) e il contratto d'appalto risulta così ineseguibile. Facile immaginare il contenzioso civilistico a colpi di «impossibilità sopravvenuta». Per gli amministratori condominiali si tratta ora di mantenere il sangue freddo e affrontare condòmini e imprese per trovare soluzioni che andranno comunque deliberate in assemblea. Ma per il momento l'unica scelta è attendere che i provvedimenti si assestino, soprattutto i correttivi al Dl 4/2022.

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